di Alessandro Pecoraro
L’estate ormai passata da tempo è stata particolarmente afosa. Ciò ha determinato in tutto il territorio del Parco lo scoppiare di numerosi incendi. Il Coordinamento Territoriale per l’Ambiente del Corpo Forestale dello Stato ha registrato un totale di 99 incendi di cui 92 di origine dolosa e 7 di origine colposa per un totale di 384.46 ettari di superficie bruciata di cui 288.92 di superficie boscata in zone appartenenti all’Area Protetta. I comuni più colpiti sono stati Pisciotta, con 15 ettari bruciati, Roscigno con 26, Pollica e Tortorella con 30 ettari e San Giovanni a Piro con 36 ettari distrutti. Sono stati effettuati 37 interventi con mezzi aerei regionali e 13 con mezzi nazionali. Tutto ciò grazie al costante lavoro del Corpo Forestale dello Stato che attua sorveglianza intensiva con sistemi di monitoraggio e squadre mobili sul territorio. L’intenso lavoro della Forestale ha permesso l’individuazione di 8 responsabili di incendi boschivi, di cui 2 accusati di reato boschivo doloso e 6 di natura colposa. La banca dati storica degli incendi dell’Ente Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, fonte Corpo Forestale dello Stato individua i comuni a più alta frequenza di incendi e i comuni a massima superficie bruciata nel periodo 1999-2004. Il quadro che ne esce indica una media di superficie bruciata particolarmente elevata nelle aree costiere che vanno da Agropoli a Sapri, e nei comuni montani di Roscigno, Polla, Sala Consilina, Sant’Angelo a Fasanella e limitrofi. I comuni a maggior frequenza di incendi sono: Centola, Ascea, Montecorice, Camerota, Castellabate, Pisciotta, Pollica, San Giovanni a Piro, Perdifumo e Ceraso. I paesi più colpiti per superficie bruciata nel quinquennio indicato, sono invece: Sala Consilina (600 ettari), Camerota (545), Pollica (524), Pisciotta (494), Montecorice (406), Centola (390), Santa Marina (378), Ascea (346), Castellabate (329), Gioi (272) e Perdifumo(245). Il Parco, nel piano AIB per la previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi, divide la natura degli incendi in dolosa e colposa. Negli incendi di natura colposa vengono descritte attività forestali e agricole che hanno potuto innescare e propagare il fuoco, come ad esempio la pulizia delle felci e dei residui di fine raccolto nei castagneti o la pulizia nei terreni agricoli collinari di erbacce e rovi cresciuti in oliveti e frutteti. Tra gli incendi colposi vengono elencati anche gli incendi causati da mozziconi di sigaretta e fiammiferi originati lungo le reti viarie, perciò sono state individuate 4 strade a rischio per l’elevata frequentazione estiva. Per gli incendi di origine dolosa, invece, la casistica è molto più ampia. Si va dagli incendi appiccati per fertilizzare i pascoli, antica pratica oggi ancora in uso, alla raccolta degli asparagi. La raccolta di questo prodotto infatti è particolarmente diffusa nel Cilento ed esiste una microeconomia attorno a questa pianta. Le zone di ricerca più ambite sono le aree bruciate da poco, dove, a seguito delle piogge, si ritrova folta vegetazione anche a distanza di pochi giorni dal passaggio del fuoco. Un’altra causa di incendio doloso è dovuta alle battute di bracconaggio. Infatti nei territori montuosi del Cilento è vivo il problema dei cinghiali per i danni che arrecano alle coltivazioni limitrofe ai loro habitat naturali. Nonostante il divieto di caccia nell’area del Parco sono numerose le battute non autorizzate. L’origine degli incendi, quindi, è dovuta alla volontà dei cacciatori che vogliono spostare gli animali dalle zone protette in luoghi dove non esiste il divieto di caccia o per allontanare gli animali selvatici dai campi coltivati contigui alle aree boschive. Questa problematica riguarda 8 aree interne e i danni provocati sono particolarmente ingenti per il valore paesaggistico e per la difficoltà nello spegnimento del fuoco. Non sono rari i casi di incendi provocati per vendette o conflitti personali che riguardano aree boscate e non. Un altro caso di incendio doloso elencato è l’incendio per distruggere vegetazione ai fini di coltivazione agricola. Questo tipo di incendio riguarda quei fondi agricoli che hanno vissuto un consistente periodo di abbandono. Nel corso di tale periodo l’area è stata colonizzata da specie arbustive ed arboree, così c’è un cambio di destinazione del fondo da agricolo a forestale con i conseguenti vincoli e tutele. L’incendio vuole essere il modo più rapido ed economico per il ripristino colturale contravvenendo alle prescrizioni.
Gli altri tipi di incendio elencati vanno dalla piromania ai fini di guadagno dalla riforestazione, dalla speculazione edilizia alle proteste contro l’attivazione di aree protette e contro la loro gestione.
È inutile sottolineare l’ingente danno economico degli incendi nel nostro territorio in termini di operazioni antincendio, manutenzione e ripristino boschivo e il danno ambientale per ettari persi e impatto sull’ecosistema e la stabilità idro-geologica del terreno.