In volata la scelta dei Licei. Trend in crescita per istituti tecnici e professionali
La scuola in questo periodo è interessata a una duplice tipologia di novità: la sperimentazione della filiera tecnico professionale “4+2” e la realtà dei nuovi licei del “Made in Italy”
La scuola in questo periodo vive, in buona sostanza, una duplice tipologia di novità. Da un lato è interessata all’avvio della sperimentazione della filiera tecnico professionale “4+2”, con 1.669 iscrizioni, dall’altra la realtà dei nuovi licei del “Made in Italy” con 375 iscrizioni. Queste le nuovissime. Giuseppe Valditara, Ministro del MIM a questo riguardo ha dichiarato: “La filiera del 4+2 ha registrato un interesse significativo da parte delle famiglie, è un risultato importante e non scontato. Gli studenti da settembre potranno contare su un percorso e dei programmi fortemente innovativi e una maggiore sinergia con il mondo produttivo. Il Made in Italy è la nuova offerta formativa messa in campo dai licei che avevano già attivo l’indirizzo Scienze Umane – opzione Economico-sociale, pensata per una formazione tesa a valorizzare le eccellenze italiane riconosciute a livello internazionale. Una opzione che dal prossimo anno potrà rafforzarsi nell’alveo dei licei più tradizionali. È importante aver ampliato l’offerta formativa a disposizione degli studenti italiani venendo incontro alle esigenze e alle nuove sfide del mondo del lavoro, è la strada giusta per una scuola di successo per i nostri ragazzi”. Intanto “Unica” la piattaforma del Ministero dell’Istruzione e del Merito pensata per raccogliere strumenti e risorse utili per gli studenti e le famiglie, fornisce questi dati della scuola italiana: I Licei continuano a essere preferiti da oltre la metà delle studentesse e degli studenti che devono effettuare la scelta della Secondaria di II grado, con il 55,63% di domande sul totale delle iscrizioni. Gli istituti Tecnici e i Professionali mostrano un trend in crescita: i primi rilevano il 31,66% (contro il 30,9% dello scorso anno) e i secondi il 12,72% (contro il 12,1 % dello scorso anno) delle iscrizioni. Questi i dati con cui si sono chiuse il 10 febbraio le iscrizioni online all’anno scolastico 2024/2025 sulla piattaforma. Diverse le critiche dei sindacati raccolte da Tutto ITS, il primo newsbrand sugli ITS in Italia: Il ddl “si limita all’accostamento di percorsi preesistenti (percorsi sperimentali del secondo ciclo di istruzione; percorsi di istruzione e formazione professionale; percorsi di istruzione e formazione tecnica superiore (Ifts) + percorsi formativi degli Istituti Tecnologici Superiori). Molti percorsi risultano ridimensionati, come nel caso della riduzione ‘sperimentale’ a quattro anni dei percorsi di istruzione quinquennale”, sostiene la sigla sindacale. Secondo la Cgil la “costruzione di un itinerario formativo appare non supportata dalla possibilità di capienza degli ITS che sono situati prevalentemente nelle grandi regioni, mentre Molise, Umbria e Basilicata ne contano uno soltanto”. La Cisl invece ritiene “inopportuna la previsione che la sperimentazione debba iniziare già dal prossimo anno scolastico 2024/2025 in quanto le iscrizioni al primo anno della scuola superiore si svolgono a gennaio e i tempi di approvazione del disegno di legge renderanno impossibile agli Istituti scolastici e agli Enti di formazione dell’istruzione e formazione professionale regionale svolgere quell’opera di informazione necessaria per far conoscere agli studenti ed alle famiglie questa nuova opportunità formativa”. Il suggerimento, quindi, è quello di rinviare “l’avvio della sperimentazione a partire dall’anno scolastico e formativo 2025/2026 utilizzando così tutto il 2024 per organizzarla al meglio e renderne chiari e comprensibili le finalità ed il valore agli studenti, alle studentesse ed alle loro famiglie”. Dal canto suo la Uil, in una memoria depositata in Senato, sostiene che la sperimentazione provocherà “l’introduzione nel sistema di istruzione secondaria di secondo grado di nuove figure di docenti, già presenti negli ITS, non contrattualizzate e senza indicare il monte ore e la percentuale di presenza rispetto ai docenti curricolari”. Secondo la sigla sindacale “la fase di reclutamento dei docenti deve essere ricondotta in schemi e regole chiare e trasparenti che assicurino la qualità dell’insegnamento. Le competenze dei docenti devono essere regolarmente certificate e rientrare in codificazioni verificabili”. Per la Uil “non è possibile che per tutti gli altri docenti siano previsti percorsi di formazione/valutazione che si allungano sempre di più (24 cfu, 30 cfu, 60 cfu) e per i docenti ‘provenienti dall’industria’ bastino solo le esperienze lavorative”.