di Alessandro Pecoraro
Da molti anni sentiamo parlare a livello non solo territoriale, ma nazionale del fenomeno dei migranti. Il fenomeno nel tempo è stato amplificato e a volte strumentalizzato da giornalisti e politici sull’onda di eventi interni all’Italia e internazionali: la crisi economica, la Primavera Araba, l’avvento dell’Isis, la guerra in Siria, la crisi ucraina, l’ingresso di nuove nazioni nell’UE (Lettonia, Lituania, Estonia, Cipro, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Polonia, Ungheria nel 2004, Romania e Bulgaria nel 2007, Croazia nel 2013), le varie operazioni nel Mediterraneo (prima Mare Nostrum, poi Triton), i vari naufragi nel canale di Sicilia e il decreto flussi “Bossi-Fini” del 2002. Infatti già nel 2001 l’immigrazione clandestina era un problema discusso in Parlamento, e la Bossi-Fini è andata a sostituire la Turco-Napolitano in tema di flussi migratori. Il decreto ha previsto l’obbligo di contratto di soggiorno, dimezzato la durata di permessi di soggiorno e tempi di ricerca di un nuovo lavoro dopo la disoccupazione e programmato non solo il lavoro stagionale, ma anche il lavoro autonomo e subordinato destinato alla stabilizzazione. L’obiettivo della legge non è stato frenare gli ingressi, ma ridurre la permanenza sul territorio dei lavoratori migranti. La “Bossi-Fini” fu firmata poco dopo l’insediamento del secondo governo Berlusconi e velocizzata dalla tragedia dell’11 Settembre. A distanza di 15 anni dall’emanazione raccogliamo l’eredità di questa legge, che ha promosso l’ingresso del 72% dei lavoratori stagionali e del 62% dei lavoratori autonomi o subordinati. Insomma, la stessa classe politica che oggi denuncia criminalità, “invasione” di case popolari e scuole da parte degli immigrati, è stata quella che ha concesso loro di entrare e ha approvato la scadenza in tempi brevi dei permessi di soggiorno, rendendoli clandestini. L’Ipsos-Mori, agenzia inglese di statistica, ha pubblicato recentemente un report che mostra la consapevolezza dei popoli ai problemi contemporanei interni alle proprie Nazioni di provenienza, da lì esce una classifica dei paesi più “ignoranti”(cioè non consapevoli) del mondo. Le domande poste sono di varia natura: dal numero di donne che lavorano, alla percentuale di obesi, di atei o di immigrati. L’Italia risulta finora la Nazione con le risposte meno precise, seguita da Stati Uniti, Corea del Sud, Polonia, Ungheria, Francia, Canada, Belgio, Australia e Regno Unito. Alla percentuale di immigrati residenti, gli italiani hanno risposto 26%, mentre in realtà gli immigrati in Italia si attestano attorno all’8-9%. Nel nostro Paese la percentuale di immigrati è molto minore rispetto ad altri Paesi europei: Svezia e Irlanda 16%, Spagna e Norvegia 14%, Regno Unito 13%, Germania, Francia e Olanda 12%, Belgio 10%. Sfatiamo una volta per tutte le menzogne di molti politici riguardo “l’invasione” degli immigrati che arrivano in Italia e in particolare nella nostra provincia. Dati Istat riportano che al 1° Gennaio 2015 gli stranieri residenti in Italia sono l’8,2%, circa 5 milioni. Nel 2002 la popolazione straniera censita in Campania era di 40.200 unità, di cui 6.300 in provincia di Salerno. Oggi la Campania è al sesto posto come regione per numero di stranieri censiti, circa 200.000, il 4,3% contro le regioni a maggiore concentrazione: il 23% della Lombardia (oltre il milione), il 12,7% del Lazio, il 10,7% dell’ Emilia-Romagna, il 10,2% del Veneto. In provincia di Salerno, i residenti stranieri rappresentano il 4,4% della popolazione residente, circa 48.500 unità, di cui il 30,47% proveniente dalla Romania, il 17,66% dal Marocco, il 17,08% dall’Ucraina, il 4,15% dall’India. I comuni all’interno della provincia con maggior numero di abitanti stranieri sono: Salerno (5.188), Eboli (5.005), Battipaglia (3.059), Capaccio (2.500), Scafati (2.201), Pontecagnano (1.788), Sarno (1.634), Nocera Inferiore (1.437), Agropoli (1.163), Cava de’ Tirreni (1.095), Angri (1.094). Da questi dati è importante notare come città minori, come Eboli (12% sul totale dei residenti) o Capaccio (11% sul totale), abbiano una concentrazione di immigrati maggiore rispetto a città di 45.000-50.000 abitanti come Cava de’ Tirreni, Scafati o Nocera Inferiore. Questa concentrazione è dovuta sicuramente alle possibilità di lavoro legate all’agricoltura e all’allevamento della Piana del Sele. Infatti è da tener conto la provenienza degli stranieri di Capaccio ed Eboli rispetto ai residenti del Cilento. Ad Eboli le comunità più numerose sono quelle provenienti da Marocco (34,7%), Romania (32,6%), Ucraina (7,8%) e India (5,75%) a Capaccio sono quelle provenienti da Romania (28%), Marocco (19, 3%), Ucraina (12,1%), India (11,12%), Algeria (8,28%) e Pakistan (4,24%). La percentuale di uomini provenienti dal Maghreb e dal subcontinente indiano impiegati nei campi, nelle serre o negli allevamenti di bufale della piana è nettamente superiore rispetto agli stranieri residenti da esempio ad Agropoli, che sono soprattutto donne dell’Est Europa. Ciò è evidente anche nelle comunità straniere di Battipaglia, Altavilla Silentina (35,8% India) e Albanella (17,9% India, 31,4% Marocco). Se ci spostiamo nell’area del Cilento, poi, vediamo un altro fenomeno espandersi, i turisti residenti. A Castellabate gli stranieri sono 621, di cui il 10,79% brasiliani (c’è un raccordo con le migrazioni italiane del primo novecento – Il conte Matarazzo – cilentano – aprì aziende (fazendas) in Brasile e di conseguenza partirono moltissimi dai paesi di Castellabate e Santa Maria), il 6,44% tedeschi e piccole percentuali di inglesi, russi, norvegesi, francesi e svizzeri. Lo stesso vale per altre mete turistiche cilentane, Casal Velino (6,1% tedeschi su 309 stranieri), Montecorice (3,08% inglesi, 1,85% tedeschi, 1,23% statunitensi e 1,23% brasiliani su 162 stranieri), Sapri (1,70% tedeschi, 1,02% inglesi su 294 stranieri), Camerota (4,7% tedeschi, 3,2% russi su 277 stranieri), Castelnuovo Cilento (4,41% tedeschi e 3,68% russi su 136 stranieri), Ascea (4,28% tedeschi, 2,9% russi su 374 stranieri) e Perdifumo (5,75% tedeschi, 4,60% russi, 3,45% francesi, stessa percentuale per danesi e inglesi su 87 stranieri). Nell’area dell’alto Cilento, tra Sala Consilina (522 stranieri), Teggiano (486), Sassano (300) e Padula (302) è interessante notare una piccola comunità del Venezuela (altro raccordo con le nostre migrazioni del primo novecento), che ritroviamo a Camerota, dove, con il 9,7% tra gli stranieri residenti, formano la seconda comunità estera del paese. Altri paesi cilentani con un consistente numero di stranieri sono Polla (268), Centola (233), Vallo della Lucania (230), Serre (178), Sicignano degli Alburni (169), Sant’Arsenio (dove è presente la prima comunità albanese consistente al 14,7% su 156), Atena Lucana (154), Auletta (144), Montesano sulla Marcellana (14,6% di senegalesi su 141), Pisciotta (141), Pollica (128), Vibonati (107), Salento (103), Castel San Lorenzo (98).