L’11 e 12 novembre nel Museo del Parco Archeologico di Paestum si è tenuta la terza edizione dell’evento “Il Vino del Tuffatore – Archeologia e dieta mediterranea”.
La giornata del Sabato è stata una giornata intensa ed emozionante soprattutto in occasione della presentazione del film “Resistenza Naturale” del regista Jonathan Nossiter.
Il film è stato girato nelle colline Senesi e racconta uno spaccato di vita, si racconta di vignaioli che coltivano vigneti a cui è stata ripristinata nel tempo la fertilità attraverso le pratiche del sovescio e di agricoltura conservativa.
Su queste colline, questo gruppo di “vignaioli” coltivano vitigni multi varietali e non frutto di selezione clonale, innestano e reinnestano i vitigni più adatti al territorio. Le loro vigne hanno piante adattate e acclimatate alle diverse condizioni pedologiche e di clima e la loro diversità, e non uniformità, offre a questi vignaioli l’opportunità di produrre vini unici, rispettando la stagionalità.
Dal raccontarsi di questi vignaioli-testimoni si evidenzia che loro si sono appropriati della tradizione per creare innovazione. Senza tradizioni e passato non può esserci innovazione. Qual è l’innovazione di questi vignaioli: è il recupero del tempo, dello spazio, delle culture e delle loro tradizioni e con chimica zero. Il vino ottenuto da queste vigne, dà l’opportunità a stimatori e consumatori attenti l’opportunità di bere vini della tradizione ” come madre natura vuole”, che nel mondo enogastronomico è il prodotto più innovativo possibile. A mio vedere e sentire, è questo l’obiettivo di presentare vini biologici, senza lieviti e con bassa quantità di solforosa, in questa manifestazione. Perché questa realtà è una concretezza, per diversi vignaioli che hanno scelto da tempo di intraprendere il percorso di far diventare il presente il passato.
Dopo la presentazione del film “Resistenza Naturale” Jonathan, il regista ha raccontato al pubblico presente i luoghi e le persone, ma soprattutto il loro sentire e la loro storia e il perché di questa scelta di vita. Il film è stato realizzato e girato mentre si raccontava il presente senza sovrastrutture e filtri, ma bensì parlando con un amico a cui si racconta il proprio viaggio, che passa, dal recupero del tempo, della semplicità del vivere e del fare, che ti permette di diventare resiliente e resistente. Si è dimostrato che le scelte che hanno messe in campo, e quindi le vecchie tecniche agronomiche rivisitate, possono diventare per noi tutti un nuovo modello di fare agricoltura e reddito.
Il dibattito sul film da parte del pubblico presente in sala è stato attivo, vivace e partecipe con molti spunti di riflessione e con la consapevolezza che è necessario produrre cibo sano in ambiente sano. Il consumatore attento è ben disponibile a condividere queste esperienze e ad acquistare prodotti che sono stati prodotti con amore e consapevolezza.
Il Parco archeologico può diventare il luogo in cui presentare le nostre eccellenze, raccontare il lavoro e l’amore che gli agricoltori danno loro al fine di rendere queste prelibatezze disponibili al maggior numero di utenti possibili.
Presentare i prodotti agricoli all’interno del museo del parco archeologico di Paestum, centro della storia e cultura a livello internazionale è stata una intuizione felice, in quanto non può esserci un luogo migliore in cui comunicare queste nostre realtà, dove le colture diventano cultura e stile di vita.
Nel cuore della nostra storia presentiamo il presente del territorio, perché il presente della provincia di Salerno, (Campania e tutto il mezzogiorno) è proprio il settore agroalimentare, soprattutto in provincia di Salerno, dove il recupero delle biodiversità vegetali, unicum di storia , tradizione, usi e costumi dell’agricoltura stanno prendendo vita. Tutti i presenti Sabato pomeriggio, in questo spazio si sono sentiti a casa e al centro di un evento importantissimo. Gli assaggi e il buon cibo hanno chiuso il cerchio magico della serata. Molto apprezzati da tutto il pubblico presente all’evento le “ degustazioni dei vini”, combinati alle nostre eccellenze: mozzarelle DOP di bufala campana, ricotte, salumi (soppressata di Gioi Cilento) ma soprattutto il pane e olio, olio extravergine di oliva del nostro territorio. Grazie alla commissione tecnica di esperti dell’AIS Campania, presieduta da Maria Sarnataro è stata premiata l’azienda viticola Lunarossa, con il marchio: vino del Tuffatore 2017.
L’adesione delle aziende all’evento è stata modesta, il motivo è da ricercarsi nel ridotto numero di aziende vitivinicole campane condotte in biologico e che vinificano senza solfiti. I tempi non sono ancora maturi, ma quanto raccontato nel film, dimostra che è una realtà e speriamo che nel tempo, anche grazie alle nostre condizioni climatiche e fertilità dei nostri suoli, la produzione di questa tipologia di vino possa diventare realtà. Il PSR 2014/2020, con la misura 16 azione 2, può darci questa opportunità e noi del comitato promotore dei distretti rurali integrati in rete insieme ai soci e al Consorzio Vita Salernum Vites cercheremo di perseguire questa strada, per cercare di dare rilancio e qualche nuova opportunità al territorio.
Tra le diverse aziende presenti alla terza edizione del “Il Vino del Tuffatore – Archeologia e dieta mediterranea”, un plauso va soprattutto all’associazione “Terre dell’Aglianicone”, dove giovani e meno giovani, stanno investendo e credendo in questo vecchio vitigno recuperato nella valle del Calore e che già rientra nella DOC Castel San Lorenzo; la sua coltivazione è diffusa anche negli altri areali cilentani. Erano inoltre presenti le aziende: Polito Viticoltori, De Concilis, Lunarossa, Case Bianche, il vino di Raito, Salvatore Mignoni, Cantine Matrone,ecc e fuori concorso l’azienda agricola Rosa Pepe. Un grazie va al direttore Gabriel Zuchtriegel e agli organizzatori dell’evento che hanno reso possibile la sua realizzazione.
Dott.ssa Rosa Pepe, Agronoma e referente Tecnica dei Distretti Rurali e integrati delle aree interne e protette