Cosa abbia spinto il Cavaliere ad una rivoluzione intorno al suo asse, che ancora non la si comprende, lo “scopriremo solo vivendo”; fatto è che ha riaperto l’autostrada per l’attesissimo e auspicato accordo tra Lega (nord?) e M5S. Salvini è il più contento di tutti: ringrazia pubblicamente Berlusconi e Forza Italia per essersi scansati di lato nonostante che gli stessi abbiano dichiarato di votare contro questo governo (come se bisognasse ringraziare qualcuno solo perché non ti vota la fiducia…). Di Maio, molto soddisfatto anche lui, porta per la prima volta nella storia il Movimento al Governo. E’ giunto il momento della prova del 9: se fallissero avranno un popolo deluso a cui dar conto. Un popolo sicuramente meno intransigente rispetto a quello degli altri e senza dubbio il più disagiato. Molto improbabile sarà conciliare la politica del “Reddito di cittadinanza” con quella della “Flat Tax” siccome applicandole per così come ce le hanno raccontate manderebbero certamente in default i conti dello Stato. Forse anche con una sola di queste. Apparentemente anche i popoli dei due schieramenti parrebbero anteposti: Nord e Sud. Un connubio sempre scongiurato e adesso più che mai vicino. Ma chi l’avrebbe mai detto, 20 anni fa, che la lega di Bossi avrebbe potuto stringere un patto con un partito tendenzialmente a rappresentanza meridionale?! Una evoluzione politica e culturale o il bluff da terza Repubblica?
Anche qui la risposta la scopriremo tra qualche mese o poco più. Forse già dalla formazione del governo potrà esserci utile capire le personalità che andranno a ricoprire i singoli ministeri.
Un passaggio cruciale sarà il ruolo dei rispettivi leader: c’è chi sostiene una sorta di staffetta alternata per Palazzo Chigi stile Craxi-DeMita e chi, molto più lucidamente, in ruoli ministeriali (Salvini all’Interno e Di Maio agli Esteri) appoggiando un Presidente Del Consiglio imparziale.
Numeri alla mano, va detto, che Salvini rappresenta comunque la parte minoritaria di questo nuovo Esecutivo (18% a fronte del 32% del movimento) ma va anche ricordato che senza la Lega il Movimento è bloccato. Molti sono i casi nella storia parlamentare che ci ricordano di come dei gruppi così meno consistenti, rispetto ai compagni di maggioranza, abbiano avuto un potere addirittura maggiore proprio per la loro posizione “ricattatoria” capace di fare leva sul Governo anche solo con dei gruppi così residui. Anzi, proprio per la maggiore facilità di tenere compatti i gruppi più piccoli, forse sono addirittura più incisivi. Insomma Salvini non andrà sicuramente a fare il lavapiatti di Di Maio. Il Pd, sempre più contraddicente, critica questa intesa tra i due schieramenti urlando al “Governo dei Populisti”. Ora, c’era una sola cosa che doveva fare il Pd se voleva scongiurare la nascita di questa intesa: proporne un’altra. Ma dal Nazareno si sentivano solo gli echi della parola “opposizione” dunque non ha molto senso urlare ai quattro venti allo “scandalo!” se loro hanno contribuito pesantemente a materializzarlo e addirittura a favorirlo respingendo Di Maio verso Salvini con ogni mezzo. Chissà chi ha promosso Orfini all’esame di logica…
Una cosa è certa: lo stallo è finito, la crisi di Governo è passata e Mattarella potrà finalmente varcare l’uscio del Quirinale per prendere un po’ d’aria.