La ketamina, approvata come anestetico dissociativo generale per l’uso umano dalla Food and Drug Administration negli anni ’70, grazie al suo buon profilo di sicurezza è un farmaco anestetico ampiamente utilizzato, soprattutto dove vi è una limitata disponibilità di apparecchiature di rianimazione. In ambito veterinario, poi, è l’anestetico più diffuso in tutte le specie animali e visto il suo largo impiego nella medicina equina viene anche comunemente chiamata “il tranquillante dei cavalli”. Rimarchevoli sono tuttavia gli effetti psicoattivi riscontrati nella fase di risveglio dopo anestesia che hanno reso la ketamina appetibile anche per scopi ricreazionali. Oggi la ketamina viene ancora usata come anestetico, ma l’uso ricreativo è illegale. In letteratura vengono molto descritti reazioni avverse e danni derivanti dall’abuso acuto e cronico di ketamina. In seguito all’assunzione di alte dosi in acuto si possono riscontrare nausea e vomito, delirio, amnesia, compromissione della memoria e della funzionalità motoria, ipertermia e problematiche cardiache, con aumento della frequenza cardiaca e della pressione sanguigna, aumento del flusso sanguigno cerebrale e della pressione intracranica. La morte per overdose di ketamina è rara mentre elevato può essere il rischio di morte o di danni per motivi accidentali dovuti allo stato dissociativo in cui si può trovare il soggetto. Altri tipi di danno sono legati all’uso cronico della ketamina. Molti problemi sono relativi al sistema urinario e i sintomi descritti includono frequenza e urgenza di minzione, disuria e incontinenza. Si può incorrere in cistite ulcerosa, soprattutto negli utilizzatori di alte dosi di ketamina. Altre complicazioni coinvolgono l’apparato gastrointestinale con dolori addominali intensi, malfunzionamento della colecisti ed epatotossicità.
