A differenza della 1^ edizione, affronto con cognizione di causa il 2° Trail sui monti ebolitani, che a differenza del 2018 è più lungo di 3 Km circa per un totale di 15,3 Km.
Arrivo trafelato in piazza della Repubblica in Eboli da dove è prevista la partenza della gara. Sono in netto ritardo, ma riesco ad agguantare a volo il mio pettorale e fissarlo con l’aiuto di Asperino sulla canotta. La temperatura è di quelle che consiglierebbero di restare al fresco degli alberi nel giardino di casa ma al cuor non si comanda ed eccomi “pronto” sotto l’arco della partenza con Angelo, Pasquale e Arcangelo a completare la squadra della Sporting Calore che ha deciso di esserci.
Il ritmo, dopo che lo starters ha dato il via, è blando: tutti sappiamo che non è nel primo tratto che bisogna spendere energie per salire in quota e coprire i circa 700 metri di dislivello previsti.
Infatti, dopo il 1° Km siamo già in molti a metterci al passo e ad “arrancare” per evitare di perdere contatto con chi ci precede.
Quasi tutti si fermano al primo rifornimento posto ai piedi della salita per agguantare una bottiglietta d’acqua che farà compagnia per tutto il percorso. L’esposizione a Sud del costone tagliato dalla strada asfaltata da una mano al sole a svolgere il suo “lavorio” sui corpi ansimanti degli atleti.
Non sono pochi quelli che scherzano richiamandosi l’uno con l’altro in modo goliardico.
Superati i primi 3,5 Km si riprende a trotterellare sul falso piano che ci introduce nel vivo della gara, ma il dislivello, unitamente al termometro che ferma l’asticella oltre i 30°, ha fatto bene il suo lavoro di abbattere ogni velleità della mia volontà di darci dentro. Procedo in atteggiamento resiliente con l’obiettivo di giungere alla fine senza dover pagare troppo lo scotto per lo sforzo che mi appresto a compiere.
L’esperienza pregressa, per quanto più corta (12,3 Km), mi ha insegnato che è alla fine che si può cedere e perdere la sfida dichiarata a se stessi.
L’ingresso nei boschi e gli sterrati tracciati tra campi verdi e casolari abbandonati danno un po’ di ristoro al corpo e i muscoli cominciano a lavorare con continuità. Le discese che si intervallano a brevi tratti in salita concedono un recupero fisico ma anche un abbattimento della media dell’andatura chenon è certo delle migliori.
Il panorama che si presenta quando il cielo si apre sopra di noi è stupendo: l’intera piana del Sele stesa sotto il sole che cala a mezzogiorno delimitata dal mare che si allunga verso l’orizzonte che sembra incontenibile sotto le scie di nuvolaglie colorare di ogni sfumatura di rosso. A destra e sinistra le due Costiere, Amalfitana e Cilentana, si guardano in faccia in attesa di essere invase dal “rosso di sera” che promette bel tempo anche per il giorno a venire.
Al giro di boa, dopo un tratto pianeggiante, mi riprendo dall’estasi perché ha inizio la discesa che non ammette distrazioni: la concentrazione è massima come lo sforzo di correre sulla strada sdrucciolevole che ad ogni passo ti insegue con il suo pietrame.
Un gruppo di tra ragazzi che sono sul percorso in bicicletta arrancano in salita perché costretti a scendere e trascinarsi e si catapultano a “rotta di collo” in discesa con il risultato di far mangiare la polvere a chi corre loro a ridosso.
La risalita in quota sul panettone dove è situato il più imponente impianto fotovoltaico del Sud, mi riporta con i “piedi per terra”: devo rimettermi al passo per far riposare un po’ i muscoli e le ginocchia che sono stati sottoposti ad una tensione molto elevata.
Riparto, dopo il 3° rifornimento, entrando in un campo coltivato dove un vecchio signore è seduto a godersi un fresco che solo per un attimo è anche un po’ dei corridori.
L’arrivo sull’asfalto preannuncia il fatto che siamo a ridosso della città. Si entra nel centro storico ma con una brusca sterzata a destra sono di nuovo al passo per risalire in quota. Il sentiero che segue è docile e consente di affrontarlo al trotto: non forzo perché so che a breve c’è il pezzo più duro …
Ed eccomi a scarpinare quasi piegato in due per un risalire una scarpata che si erge a muro: il tratto è ben presidiato dagli addetti preposti a far rispettare il divieto di sorpasso.
In cime mi concedo un sospiro di sollievo perché so che siamo quasi alla fine. Mi lancio verso il basso e mi lascio andare con ogni parte di me verso il ponte che immette nella parte basse del centro storico.
L’ultimo Km per quanto sia in pianura lo corro più sulle ali del pensiero che mi porta già al traguardo che sulle poche forze rimaste a presidiare il mio andare.
Entro nella piazza della Repubblica con un’andatura adeguata e corro gli ultimi duecento metri con l’orecchio teso all’indietro per sentire l’ansare di un concorrente che mi segue per evitare un sorpasso proprio sul traguardo: lo evito per un pelo!
Sono ancora lucido quanto consegno il pettorale, agguanto una bottiglia d’acqua e prelevo dal cesto due fettine di anguria.
Mi allontano dal piazzale per guadagnare il parcheggio lasciandomi alle spalle la festa che da lì a poco comincerà con le premiazioni. Ho concluso la gara in meno di 2 ore. Una rapida doccia e via a casa per premiarmi con una cena non troppo pesante e per rilassarmi sul divano vedendo un bel film!