Siamo alla terza domenica di Avvento in Gaudete, parola latina che significa rallegratevi. Infatti oggi siamo invitati alla gioia, ad una attesa del Signore, Luce del mondo, un’attesa vissuta in modo rasserenante preparando la strada per il suo arrivo, agendo perciò nella quotidianità secondo l’amore e la giustizia, costanti nella preghiera, nello studio, nel lavoro, partecipi attivi alla missione di Dio.
Il Vangelo pone ancora una volta alla nostra attenzione “il più grande fra i nati di donna”, Giovanni Battista, il “messaggero” che già domenica scorsa era stato annunciato nel passo di Marco. In particolare leggiamo oggi i dialoghi che Giovanni Battista ebbe con sacerdoti e leviti venuti per interrogarlo sulla sua attività.
Le risposte di Giovanni ai suoi interlocutori ci colpiscono. Infatti non parla di sè, non si preoccupa della propria immagine ma porta direttamente l’attenzione sull’identità del Messia e orienta indirettamente verso Colui che viene e che egli attende. La sua figura torna tanto più grande quanto più si percepisce la sua umiltà.
Non importa per Giovanni essere il profeta Elia o un altro grande profeta, non ha alcun interesse nello sfruttare la fama e il successo che la sua predicazione riscuote. E’ consapevole solo di essere “il testimone” del Cristo. E sa che ogni testimone è scelto per un compito particolare. Anche a chi voleva rendergli quell’onore che gli spettava, continuava perciò a definirsi, come nel Vangelo di domenica scorsa, solo “la voce d’uno che grida nel deserto”. Afferma ancora di non essere degno di slegare il laccio del sandolo a Colui che verrà dopo di lui.
Davanti alle interrogazioni sulla propria identità, Il ritmo fra domande e risposte è rapido, il Vangelo ci dice che Giovanni mette al primo posto la sua missione. Confessò e non negò sono le parole riportate nel passo. E da testimone vero si preoccupò solo di essere prezioso nel disegno divino e fu pronto a farsi da parte, senza cercare ricompensa, quando Gesù iniziò la sua vita pubblica.
Chi sei? Sembra la domanda più banale, dalle mille risposte
Come risponderemmo noi?
Cercheremo di suscitare l’interesse in chi ci ascolta?, di apparire, anche mentendo, più di quel che siamo? Elencheremo titoli di studio esaltando noi stessi e amplificando i difetti altrui? Avremo paura di mostrare i nostri limiti e le nostre fragilità? O saremo umili e ci limiteremo a dare solo informazioni sobrie, sintetiche e precise?
Proviamo a rispondere. In aiuto ci viene il passo odierno del vangelo, insegnandoci l’umiltà, l’umiltà che, sola, riesce a farci essere veri cristiani.
Santa domenica in famiglia. Lucia Garifalos.