Il Solofrone attraversa la vallata di Tremonti, si tuffa a cascata tra i monti Sottano, Serra Tremonti e la Rupe Cantenna, poi placido attraversa la Piana tra Capaccio, Giungano, Cicerale, Eredita ed Agropoli, tuffandosi nel mare di Paestum. Il toponimo “Solofrone” si fa risalire alla lingua italico-sannitica. Solofrone deriva da “salufer”, che i romani trasformarono in “saluber”, che significa luogo salubre. I pastori del Cilento interno, quando in primavera, lasciavano l’insalubre Piana di Paestum, piena di acquitrini malsani e maleodoranti, trovavano nel risalire verso i monti una valle ricca di acque pulite e fresche, di vegetazione lussureggiante e salubre, che cresceva copiosa e folta, lunghe le sponde del Solofrone, fin sotto la cascata di Tremonti. Il Solofrone, il fiume tra Paestum e la sua L’Acropolis, frequentato fin dai tempi più remoti, ne sono testimonianza le numerose necropoli, dell’età Greco-Lucana, del Vsec.a.C., del IVsec. A. C. e IIIsec.a. C., ivi ritrovate e portate alla luce a partire dagli anni ’50. Il corso del Solofrone regala emozioni e sensazioni ancestrali, lungo il suo defluire affiorano resti di antichi mulini, una serie di vecchi ponti in pietra e muri a secco, che testimoniano la fatica e la presenza, nel trascorrere dei secoli, di pastori e contadini, rispettosi delle sue sacre acque e riguardosi delle sue rive. Il Solofrone nasce alle pendici del Monte Vesole, da lì i romani fecero partire l’acquedotto che dissetava Paestum. Il Solofrone è ricordo d’antico fino alle prime propaggini della piana di Paestum, dai castagneti di Monte Sottano e Monte Vesole, fino alle terre di pianura coltivati a ficheti e vigneti, per arrivare alla spalmata di ferro e cemento delle Mattine. Periferia del nulla, che cresce a dismisura ingoiando piana fertile, con capannoni industriali, centri commerciali e bufalerie a perdita d’occhio. Cemento e asfalto al posto di Masserie Storiche, di cui rimangono pochi e diruti lacerti, che furono il vanto del contado dei secoli scorsi. E poi spuntate come funghi, nello spazio vitale del fiume, case, case, case! Cosa se ne faranno di tutte quelle case, utili solo a rimpinguare i portafogli degli speculatori prenditori, in attesa della prossima alluvione. Lungo il suo fluire il Solofrone raccoglie gli scarichi industriali e zootecnici, che proliferano lungo le sue sponde. Oggi il Solofrone, da fiume salubre e sacro alla Dea Maia, è diventato una discarica. Da anni si fanno prelievi e monitoraggi, sul Solofrone, ma nulla cambia e nulla si fa per salvare le sue acque, che sfociano nel mare di Paestum, tra Capaccio ed Agropoli. Poi, arriva l’estate e beati e felici ci si tuffa, tra enterococchi intestinali e escherichia coli. L’inquinamento del Solofrone è stato certificato negli ultimi anni in modo continuo e puntuale, quasi masochisticamente, senza mai porre fine allo scempio e alla vergogna.
-22 Aprile 2017. Pesci morti alla foce del Solofrone. Segnalato l’episodio ai Carabinieri e alla Capitaneria di Porto, si indaga.
-23 Aprile 2017. Pesci morti nel Solofrone, è caccia al responsabile. Sporta denuncia contri ignoti.
-19 Novembre 2018. Agropoli, scaricavano reflui zootecnici nel Solofrone. La Guardia Costiera e la Procura di Vallo della Lucania, denunciano i responsabili.
-24 Gennaio 2019. Scarichi illeciti nel Solofrone, 12 aziende nei guai, rinvenute tracce di cromo. La Guardia Costiera e la Procura di Vallo scoprono sversamenti illegali.
-3 Ottobre 2019. Agropoli sversamenti nel Solofrone. Legambiente chiede più controlli. Dai prelievi fatti tra il 14 e il 18 Luglio 2019, da Goletta Verde, risulta che la foce del Solofrone è “fortemente inquinata” da enterococchi intestinali e escherichia coli.
-8 Gennaio 2020. Decine di pesci morti alla foce del Solofrone. E’ allarme inquinamento. Già nel 2017 la Capitaneria di Porto e i Carabinieri, indagarono sulla moria di pesci alla foce del Solofrone.
-7 Marzo 2020. Scarichi illegali nel Solofrone. Il Comitato Ambiente e Territorio denuncia il caso, la Guardia Costiera controlla.
-9 Marzo 2020. Capaccio Paestum, ancora scarichi illegali nel Solofrone. Le Guardie Ambientali monitorano.
Questa è una piccola e non esaustiva rassegna stampa, sul disastro, sulla morte, sulla sua sofferenza del Solofrone. Fiume caro alla Dea Maia, antica Dea Italica, della fecondità e del risveglio della natura in primavera. Da lei deriva Maista, da cui deriva la parola maestà. Il suo nome si venera a Maggio. Maggio è il mese di Maia. Sposa di Vulcano, che ogni 1° maggio offriva in dono alla sua sposa una scrofa gravida, simbolo di fertilità. Tradizione che è arrivata fino a noi, visto che alla fiera dell’Annunziata a Paestum, i contadini per tradizione, comprovano il maiale per portarlo a casa, in segno di buono augurio, lo regalavano alla propria moglie con l’obbligo di crescerlo. Quindi il Solofrone figlio di Maia prima, di Maria poi, è diventato figlio di nessuno oggi. Tutti si prendono lo sfizio di profanarlo e d’inzzozzarlo. Ci vorrebbe un amico per il Solofrone, forse più di uno per farlo rinascere. Oramai grazie all’attraversamento del Solofrone, come fece Giulio Cesare con il Rubicone, il Sindaco Alfieri è diventato il Sindaco delle due sponde del Solofrone, che segna il confine tra Capaccio e Agropoli. Solo grazie ai suoi auspici si può pensare al Solofrone come fiume sacro delle due Città sorelle Paestum e Agropoli. Visto che Agropoli porta nel suo nome il principio di Paestum, l’Agcropolis della Città Greca. Con un patto di fiume sarà possibile disinquinare il Solofrone e rendere le sue acque chiare, dolci e fresche…ma questa è solo una poesia! Per adesso i fatti stanno a zero. In attesa di una nuova estate, quella del 2021, Covid permettendo, potremmo bagnarci in un mare marrone tendente al grigio, tuffandoci tra alghe bufaliche a galleggiar sull’acque!
Lucio Capo