Di Redazione
Il tempo di questo libro-favola:quello di una città-metropoli fuori controllo con fenomeni sconvolgenti di cielo,terra e mare. Ogni giorno proteste. Folti gruppi di dimostranti esasperati invadono il Palazzo del potere e mettono sindaco e assessori con le facce contro il muro: non per fucilarli alla schiena, ma per non vedere più i loro volti. Comune sciolto,nuove elezioni.
Fulvio De Angelis è mediatore sociale di cultura giuridico-umanistica,un intellettuale di prestigio. In un dormiveglia gli sembra di “vedere” l’integerrimo Catone l’uticense che,nel viaggio da Cartagine a Roma,si ferma per un po’ di giorni in città e incontra gli industriali,in particolare i costruttori edili. I suoi giudizi sono schioccanti.
Il Partito Unico sceglie il candidato a Sindaco. Il Potente Segretario chiama Fulvio De Angelis (“vogliamo aprirci alla società civile,tu sei la nostra bandiera e carta vincente”).
Appena si diffonde la voce,il candidato (ma Sindaco in pectore con certezza assoluta di essere eletto) viene assediato da richieste e proposte indecenti. Poi ascolta il programma del Potente Segretario (grandi opere pubbliche a tempo di record:”Il mattone salverà la città”; Grattacielo di cento piani nella “piazza grande”; via Lattea asfaltata per snellire il traffico; col turismo subito 2 milioni di nuovi posti di lavoro).
Prima di sottoscrivere la candidatura,De Angelis si consulta con l’amico fraterno Antonio Del Piero che,da sindacalista e assessore comunale,aveva svolto ruoli importanti. Vuole sapere da lui perché,a un certo punto,aveva deciso di mollare tutto (non aveva resistito all’assedio di politicanti e faccendieri).
Sconcertato per le ragioni,anche De Angelis pensa di fermarsi con la candidatura. Poi,però,lo prende il sartriano dovere di “sporcarsi le mani” e di verificare fino in fondo le intenzioni del Partito unico e del potente Segretario. A loro espone,con un audace e grottesco controcanto, il modo con cui intende agire e l’organigramma che ha in testa: una provocazione “intollerabile” che “scandalizza” tutto il “cerchio magico” di quegli spregiudicati affaristi.
Quando,dopo pochi giorni,ritorna per conoscere ufficialmente reazioni e decisioni,non trova più nemmeno il Palazzo dove il Partito si era pervicacemente insediato da anni. Scomparso del tutto.
Mentre se ne torna a casa,sotto forma di gigantesca massa caliginosa il Palazzo che si era “nebulizzato” in seguito alle sue “indecenti” proposte,tenta di ingoiarlo per vendetta. Ma lui, accelerando senza perdersi d’animo,riesce a salvarsi. La sua “fuga” è la sua vittoria. Il Palazzo e il “cerchio magico”, simbolo della spregiudicatezza più spinta,sono stati spazzati via. Sconfiggere la malapolitica è stato possibile e si potrà ancora.