Erano i primi anni degli anni ’70 del secolo scorso quando Ettore Paduano, socio della sezione di Napoli del Club Alpino Italiano, fondata da Giustino Fortunato, ri-scoprì e valorizzò un sentiero da tempo tracciato sui Monti Lattari, a metà strada tra il mare dei miti e l’Olimpo degli Dei, percorso dagli Immortali per salvare Ulisse dalle ammaliatrici Sirene, che avevano posto dimora sugli scogli de Li Galli. Era il magico tragitto nascosto tra il verde di lecci, corbezzoli, erica e rosmarino selvatico, che dalla frazione Bomerano di Agerola giunge sino a Nocelle, una delle due frazioni alte di Positano. Era il “Sentiero degli Dei”, che nell’800 D.H. Lawrence così immortalava: «E’ questo il paesaggio che, dall’alto de La via degli incanti, si apre al nostro sguardo: è lo scenario di quella estrema ansa della Costiera Amalfitana che guarda verso ovest, verso l’isola di Capri, quella costa ripida, afosa, con le montagne cristalline ove si abbandonano gli dei di oggi e si scopre di nuovo un sé perduto, mediterraneo, anteriore».
Ma se questo sentiero è tra i più conosciuto nel mondo dell’escursionismo montano, da qualche tempo, su questa parte di monti degradanti verso il mare, è praticato un altro sentiero, altrettanto affascinante e decisamente più antico di quello degli Dei, un sentiero che fu percorso per primo da Giustino Fortunato, quel meridionalista che aveva fondato la sezione CAI di Napoli, ma che soprattutto amava i territori meridionali con la convinzione che bisognava partire da quelli per giungere ad una omogeneità sociale, culturale, economica tra le varie anime di una Italia da poco costituita in unico Stato sovrano.
Era il 16 ottobre 1877 quando Giustino Fortunato partì da Cava de’ Tirreni – Villa Castagneto – per iniziare quel lungo percorso che lo portò, in varie tappe, sul tragitto montano di quella che oggi viene definita l’Alta Via dei Lattari e catalogata dal CAI come “sentiero 300”.
Ricordando il cammino appena tentato sui Monti Lattari in quel lontano mattino dell’800, il politico e scrittore lucano scriveva: «La nuda vetta di Monte Finestra m’invitò ad ascendere ancor più in alto; e la bellezza libera mi richiamò davvero ad una quieta maggiore dello spirito. L’esteso panorama, che si gode da quella sommità, è largo compenso alle poche ore di salita faticosa. Da un lato, Cava e il golfo di Salerno e la pianura di Eboli: dall’altro, il bacino solitario di Val Tramonti e i cocuzzoli del Sant’Angelo e il lucido specchio del porto di Napoli; e d’ogni dove, un continuo profilo di balze rilevate, una ricca vegetazione su’ molli declivi, una infinità di ville sparse e biancheggianti per le apriche campagne. A quello spettacolo, pur sembrandomi di essere come innanzi ad una persona venerata, mi sentii più buono, più vigoroso: tanta luce e tanta parte di creato facevano sorridere al mio cuore le immagini della fanciullezza: e in quell’ora serena, il silenzio mi parve l’unico e razionale culto dell’uomo alla maestà dell’infinito!».
Quel lungo percorso montano partiva da Cava de’ Tirreni e giungeva sino a Punta Campanella, percorrendo dall’alto tutto il tratto appeninico della Costiera Amalfitana, un percorso che non poteva rimanere ignorato vista la vocazione ecologica della Diva Costa e la crescente volontà di rendere i luoghi di quest’ansa del Golfo di Salerno sempre più a dimensione di un turismo sostenibile, sempre meno inquinato e sempre più alla scoperta di una vacanza alternativa al solo mare.
Sono trascorsi 150 anni da quella storica traversata compiuta da Giustino Fortunato e un gruppo di giovani della Costiera, riuniti nel Collettivo “Alta Via dei Monti Lattari 1876”, ha deciso di ripercorrere quel sentiero; così nel “…più bel mattino del secondo venerdì di Ottobre…” ha iniziato un cammino esperienziale in abiti d’epoca e nessuna tecnologia “moderna”. Un percorso che ha acceso la volontà di creare un progetto culturale che, partendo dalla montagna intende raccontare, tramandare e riprendere la conoscenza, a volte accantonata, di storia dei territori, culture differenti e tradizioni che hanno segnato l’evoluzione di queste terre. E per non lasciare a pochi il privilegio di conoscere e vivere le stesse emozioni di Giustino Fortunato, nascono progetti divulgativi su tutto il territorio, tra i quali appare di indubbio interesse quello che si svolgerà all’alba dell’autunno quando si affronterà la “traversata” dell’Alta Via dei Lattari che già fu di Giustino Fortunato, partendo da Cava de’ Tirreni per giungere, in tre tappe, a Punta Campanella, “riassaporando gli odori, le sensazioni, l’ebrezza” di questo sentiero che si apre sulla Divina Costiera. Un viaggio che farà rivivere l’emozionante avventura di riscoprire luoghi, abitanti e valori da preservare.
Così non ci si meraviglierà se, nel silenzio di una serena sera autunnale, si udrà su quei pendii dei Lattari, enfi di viti e a pergolati di glicini, un suono di violino a rimando di musiche di Vivaldi, di Wagner o altro musicista dell’anima. E’ una delle magie che questa Costa, giustamente definita Divina, sa offrire quando la luna riveste di luce soffusa un paesaggio marino coronato da verdi montagne.
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