E’ nei momenti di difficoltà che abbiamo più bisogno di una guida. Il ruolo del sindaco, in una piccola comunità come quella in cui ci troviamo noi abitanti dei borghi dell’area interna da me definiti paesi in via di “spopolazione” (termine che ho appena coniato), è davvero molto delicato. Il sindaco è il primo punto di riferimento ed è stato ancora più centrale nel periodo del lockdown. Quelle dirette fatte via Facebook le terremo per parecchio tempo a mente.
E’ domenica pomeriggio del 31 maggio 2020, fuori è nuvoloso ma non piove. Inizia a piovigginare solo dopo qualche minuto. Ho appena iniziato a scrivere l’artico, quando, dopo aver dato una sbirciata a Facebook, mi viene agli occhi la notizia che è morto il sindaco di Polla Rocco Giuliano. Una notizia tremenda, proprio mentre stavo parlando del ruolo del sindaco nelle aree interne della nostra provincia. Rocco Giuliano era ricoverato a Napoli dove era stato sottoposto ad un intervento chirurgico. Dispiace per aver perso un uomo di grande spessore con una lunga esperienza politica alle spalle. Lo piange Polla e tutto il Vallo di Diano. Si perde un riferimento territoriale per i cittadini di Polla e per la politica comprensoriale tutta.
Fatta questa tragica e doverosa parentesi, ritorno all’argomento del mio articolo. Cerco di concentrarmi sull’articolo e provo ad argomentare ciò che avevo in mente prima di apprendere della morte del sindaco di Polla.
Nel periodo del lockdown siamo stati quasi del tutto dipendenti dai social network, tutte le informazioni belle o brutte son passate per quelle strade. Ovviamente Facebook l’ha fatta da padrone. E da questo social network se ne sono viste di tutti i colori. Gli amministratori locali, con in testa i sindaci, hanno fatto il bello e il cattivo tempo. Non c’è stato un minimo di coordinamento. In una situazione eccezionale e di emergenza occorreva una regia a livello territoriale che, come al solito, non c’è stata. Ogni sindaco ha reagito in maniera individuale, prendendosi responsabilità limitate al proprio orticello, cercando di non farsi prendere dal panico, ma peccando pur sempre ed inconsciamente di protagonismo individuale. Il confronto comprensoriale da tutti i sindaci invocato ed auspicato in una riunione ormai lontana, lontanissima, fatta ad inizio pandemia, non si è mai veramente concretizzato. La verità nuda e cruda è che il territorio non sa parlarsi, e se ci prova, piuttosto si parla addosso, si parla contro, difficilmente si parla a favore per trovare soluzioni condivise utili alla collettività di un intero comprensorio. Il territorio non è proprio abituato a parlarsi. Il confronto si abbozza pure, ma poi rimane lì, si perde in qualche rivolo. Nei giorni del lockdown mi è capitato di leggere un post di un sindaco del Vallo di Diano che ha scritto a Conte, non all’allenatore dell’Inter ex capitano ed ex allenatore della Juve, non a quel Conte lì, quello è Antonio Conte. Il sindaco di cui parlo, in piena pandemia, ha scritto ad un altro Conte, a Giuseppe Conte, capo del Governo della nostra Nazione. Era bellissima la sua lettera e gliel’ho detto in un commento pubblico al suo post su Facebook, ma gli ho scritto pure che secondo me era meglio indirizzare la lettera al Governatore della sua Regione Vincenzo De Luca che era il suo principale riferimento territoriale ed istituzionale. Ma ditemi voi, come fa il Presidente del Consiglio dei Ministri a leggere una lettera per ogni sindaco d’Italia in piena emergenza sanitaria? In Italia ci sono circa 80.000 Comuni. Dovrebbe cambiare mestiere. Al posto di fare il Presidente del Consiglio dei Ministri dovrebbe specializzarsi nella lettura di lettere provenienti da tutti i sindaci d’Italia. Ci sono sindaci bravi a fare solo demagogia, ma almeno nell’emergenza bisognerebbe essere più concreti ed aiutare veramente chi sta male.
Nel periodo dell’emergenza acuta ho visto, letto e sentito altri sindaci di questo territorio parlare, anzi sparlare del Governo Nazionale che ci sta guidando. Governo incapace di risolvere il problema dell’epidemia, Governo inadatto per via delle innumerevoli autocertificazioni con cui ci ha costretto a convivere, Governo ritardatario nell’erogazione degli aiuti a fondo perduto e dei prestiti da richiedere alle banche garantiti dallo Stato, Governo privo di strategie e inadempiente in ogni cosa.
Altri sindaci si sono mostrati fin dall’inizio dell’emergenza sanitaria insofferenti alla politica messa in atto dal Governatore della Regione Campania Vincenzo De Luca.
Lamentele, solo lamentele contro Tizio o contro Caio, l’importante è trovare un colpevole.
Il quadro è chiaro: la politica locale sembra sempre più confusa e distante dalla politica regionale e da quella nazionale. Non esiste una strategia comune che dia un senso di unità d’intenti per il nostro territorio. Una strategia comune non c’è stata neppure nella fase acuta di questa emergenza legata al coronavirus. E mi sa tanto che una strategia comune non ci sarà mai fino a quando resisterà quell’alone di demagogia comune a tanti sindaci o amministrazioni locali. E senza una vera strategia comune mi sa tanto che non ci potrà mai essere un nuovo sviluppo territoriale. Ora che tutti ci stiamo sforzando nel provare a tornare alla normalità, servirà sedersi ad un tavolo in maniera coordinata e progettare un futuro di sviluppo per le nuove generazioni avendo bene in testa cosa vuol dire avere una strategia di marketing territoriale. Per marketing territoriale si intende quel complesso di attività che hanno quale specifica finalità la definizione di progetti, programmi e strategie volte a garantire lo sviluppo di un comprensorio territoriale nel lungo periodo.
Massimiliano De Paola