È davvero efficace il reddito di cittadinanza? Porta effettivamente lavoro? È facile fregare lo Stato e percepirlo senza averne diritto? Sono tanti i dubbi che accompagnano l’applicazione di questa misura.
Prima di procedere con l’analisi inerente al reddito di cittadinanza, è doveroso citare alcuni dati. Nel 2017, l’ISTAT ha rilevato che sono 5 milioni le persone che, in Italia, vivono in uno stato di povertà. Per povertà assoluta si intende l’impossibilità di condurre uno stile di vita dignitoso attraverso l’accesso ai servizi minimi e l’acquisto di beni necessari.
Quindi il reddito di cittadinanza è cosa buona e giusta?
Per gli italiani a favore della misura fortemente voluta e introdotta dal Movimento 5 Stelle, aiutare i bisognosi è sicuramente cosa buona e giusta e se la misura non è perfetta, sarà sempre meglio di niente. Dicono che avere più soldi da spendere fa girare l’economia. Ma non tutti la pensano così.
C’è chi pensa che il Sussidio di Disoccupazione introdotto dal Movimento 5 Stelle non è affatto una cosa buona e giusta.
Quegli italiani fortemente contrari alla misura introdotta dal precedente Governo, il Governo Conte 1 per intenderci, sostengono che i giornalisti dei tg nazionali ripetono pedissequamente quanto dichiarato dai politici supportandone in pieno la narrazione in materia di reddito di cittadinanza. Sostengono, inoltre, che non esiste nessun reddito di cittadinanza, ma che siamo in presenza di un nuovo sussidio di disoccupazione che ingarbuglia ulteriormente quel già complicato sistema di welfare che ha il nostro paese.
Chi è contro questo ennesimo sussidio dice che non è una cosa buona perché è difficile da ottenere per chi è davvero povero, mentre risulta abbastanza facile ottenerlo per chi povero non è.
Il fatto è che un gran numero di poveri veri, un lavoro ce l’ha eccome, ma non guadagna abbastanza in quanto magari non possiede un’abitazione di proprietà o si trova in aree del paese dove il costo della vita è molto elevato. Perciò, visto che il sussidio va ai disoccupati, chi è povero, ma un lavoro ce l’ha rimanere cornuto e mazziato.
Chi povero non è ma vuole fregare lo Stato un espediente per riuscirci lo trova sempre. Hai case, conti in banca, automobili? Puoi tenerti tutto e anche il sussidio, basta rispettare qualche piccolo accorgimento. Pare che basti avere un’auto che non sia troppo recente oppure che la seconda casa valga meno di 30mila euro (che in una città del nord si e no ce lo compri un garage, ma in altre parti d’Italia può essere sufficiente ad acquistare un monolocale o anche un bilocale, che puoi ovviamente affittare in nero per non farti fregare tu dallo Stato!).
Chi è contro questa misura dice che aiuta i furbi e non i poveri. La ritiene profondamente ingiusta perché aiuta chi ha una casa, ma non un lavoro, trascurando chi lavora, ma non guadagna abbastanza. La ritiene ingiusta in quanto il costo della vita, la definizione di povertà, le concrete possibilità di ricevere offerte congrue a seconda del territorio, sono molto diversi a seconda delle differenti aree del paese. Di tutto questo non tiene conto la misura. Ed è ingiusto vendere come contrasto alla povertà un sussidio condizionato alla ricerca del lavoro.
Quello che è certo, indipendentemente da chi è pro o da chi è contro il reddito di cittadinanza, è che senza i dovuti controlli, è forte il rischio che il sussidio (o come lo si vuol chiamare) diventi un incentivo per chi lavora in nero e una beffa che si aggiunge al danno per chi ha un lavoro regolare, ma non guadagna abbastanza. Prima dell’introduzione sono stati promessi controlli e carcere per i furbi e per chi ruba soldi alla collettività. Ora le persone oneste, che sono tutti gli italiani che pagano le tasse, si aspettano riscontri e resoconti relativi a questa misura di contrasto alla povertà per capire se sta funzionando e in dettaglio che risultati sta producendo.