Sono passati più di 10 giorni dalla visita del Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, a Vallo della Lucania. Ora tiriamo le somme e, al di là dei selfie da collezionare e mettere in bella vista sui social, cerchiamo di capire a cosa è servita la sua venuta nel Cilento.
Il Premier Conte nel corso del suo intervento (tenuto, lo ricordiamo, il 29 novembre scorso presso il teatro De Berardinis di Vallo della Lucania) ha ribadito con forza un concetto fondamentale che può essere anche la sintesi dell’intera convention: “Se riparte il Sud, riparte l’Italia intera”.
Insomma, basta pensare al Sud come ad una parte a se stante dell’Italia! Il Meridione è parte integrante del Paese. Abbattere i divari territoriali tra Nord e Sud e fra aree urbane e aree interne non risponde esclusivamente ad una logica di equità e di corretta redistribuzione delle risorse fra i territori. La crescita del Mezzogiorno è una condizione irrinunciabile per garantire lo sviluppo economico dell’Italia intera.
Bellissime parole, siamo d’accordo! Ma in concreto cosa si può fare?
Il senatore Francesco Castiello, Presidente della Fondazione Grande Lucania Onlus di Vallo della Lucania (organizzatrice dell’evento) ha redatto e firmato il “Manifesto del Mezzogiorno”: un documento nel quale vengono esposti 10 punti da cui partire per agevolare lo sviluppo delle aree interne e per combatterne lo spopolamento.
Infatti, negli ultimi decenni i divari territoriali tra Nord e Sud sono aumentati a dismisura, al punto da produrre una massiccia e “forzata” emigrazione dalle aree interne del Mezzogiorno verso il Nord o, addirittura, verso l’estero (verso l’Europa e non solo). Parliamo di un fenomeno che, negli ultimi 15 anni, ha coinvolto 1 milione di persone tra cui 200.000 giovani laureati. “Più laureati emigrano, più si sottrae valore aggiunto per il futuro”, si legge nella premessa al Manifesto. Se lo spopolamento e l’emigrazione dal Sud dovessero proseguire a questi ritmi, secondo le stime elaborate dalla SVIMEZ (Associazione per lo Sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno), saranno oltre 5 milioni le persone che lasceranno il Mezzogiorno nei prossimi 40 anni e il PIL potrebbe subire una contrazione fino al 40%.
Partendo da queste motivazioni, nascono le proposte del Manifesto del Mezzogiorno che potremmo riassumere con questi quattro concetti: investimenti pubblici, viabilità, sgravi fiscali, promozione del territorio.
INVESTIMENTI PUBBLICI
Carlo Azeglio Ciampi aveva fortemente voluto la “Quota 34”: una misura che prevede di riservare il 34% della spesa in fondo capitale delle pubbliche amministrazioni al Sud nel rispetto del criterio proporzionale, in quanto nelle 8 regioni meridionali si concentra il 34% della popolazione complessiva. Questo criterio di riequilibrio territoriale della spesa per investimenti in proporzione alla quota di popolazione, però, non è mai stato attuato. Per risolvere questo problema, nel Manifesto viene ipotizzata l’istituzione di un Fondo nel quale confluiscano le risorse corrispondenti alla mancata attuazione della ripartizione: circa 62 miliardi di euro.
VIABILITÀ
Nel documento presentato al Premier Conte, vengono ipotizzate due soluzioni per ovviare al problema relativo al sistema viario: per quanto riguarda le aree interne viene consigliato il passaggio della competenza per la manutenzione delle strade, dalle province all’ANAS; mentre, per la rete ferroviaria, si ipotizza l’adozione di un sistema tariffario agevolato per il pedaggio dei treni ad Alta Velocità che collegano in modo diretto il Nord con il Sud, per quei tratti ferroviari non predisposti per l’Alta Velocità (pensiamo ad esempio al tratto tra Salerno e Reggio Calabria o tra Salerno e Taranto).
SGRAVI FISCALI
L’ottavo punto del Manifesto del Mezzogiorno illustra 3 proposte.
1 – Per le imprese delle aree interne viene chiesto uno sgravio contributivo della durata di 3 anni per le assunzioni di personale maschile e 5 anni per le assunzioni di personale femminile. Non si tratta di un’accentuazione della disparità tra uomini e donne ma è una considerazione dovuta alla particolare gravità della disoccupazione delle donne nel Mezzogiorno.
2 – Per i residenti nei piccoli comuni di collina e di montagna viene chiesto l’esonero dal pagamento del canone di abbonamento alla televisione. Tale considerazione è frutto della constatazione che, ancora oggi, in molte aree interne, collinari e di montagna, il segnale televisivo arriva fortemente disturbato o, addirittura, non arriva affatto.
3 – Per i residenti delle aree interne viene chiesto l’esonero del pagamento dell’imposta di proprietà sugli autoveicoli. La proposta nasce dai numerosi disagi derivanti dai percorsi viari spesso malcurati e accidentali.
PROMOZIONE DEL TERRITORIO
Con l’ultimo punto del Manifesto del Mezzogiorno viene richiesta l’istituzione di una Cabina di Regia per il coordinamento e la promozione dell’agricoltura, dell’agroalimentare e dell’artigianato nelle aree interne del Sud. Promozione che va fatta anche attuando una svolta nella comunicazione, mettendo in risalto le bellezze paesaggistiche, i prodotti agroalimentari di eccellenza nonché le importantissime risorse culturali (paleontologiche, archeologiche, architettoniche, artistiche, etc.) del Mezzogiorno.
Il Premier Conte, ovviamente, non ha fatto alcuna promessa in merito all’attuazione delle proposte contenute nel Manifesto del Mezzogiorno ma ha affermato: “Io questo Manifesto lo porto con me, lo discuterò con il Ministro Provenzano e gli altri componenti del Gabinetto di Governo. Discuteremo tutte le misure con attenzione”.
Staremo a vedere…
È possibile leggere il testo integrale del Manifesto del Mezzogiorno cliccando qui.