Man mano che cresce l’emergenza sanitaria dovuta al coronavirus, diventa sempre più difficile la situazione, soprattutto per le fasce più deboli della popolazione.
Alcuni giorni fa, ho tastato il polso per capire cosa sta facendo il nostro Piano di Zona S10 ora che tutti siamo costretti a stare a casa come se fossimo agli arresti domiciliari. L’ho fatto inserendo un post sul mio profilo facebook. Non tutti hanno avuto parole al miele nei confronti di questo Ente, ma spesso si parla solo per sentito dire o si dà per scontato ciò che di scontato ha ben poco. Nel mio post ho fatto sostanzialmente una riflessione e due domande: Ci sono anziani soli che hanno bisogno di assistenza e ci sono anche altri che hanno bisogno di sostegno. Il Piano di zona cosa fa? Qual è la procedura da seguire per chiedere aiuto? La lettura di questo mio post ha suscitato la reazione immediata di un’operatrice che lavora proprio nell’ambito del Piano Sociale di Zona S10 attraverso una delle cooperative che orbita attorno all’Ente. Mi ha subito scritto in privato, lasciandomi il suo numero di telefono e chiedendomi di essere contattata al più presto per fare delle precisazioni utili a tutta la popolazione. Appena ho finito quello che stavo facendo ci siamo sentiti al telefono. La conversazione è stata molto cordiale e soprattutto molto interessante, e per questo la ringrazio a nome di tutti. Mi ha permesso di approfondire un tema molto dibattuto ma di cui in realtà si sa poco o nulla. Le ho fatto alcune domande, e lei, gentilmente mi ha dato tutte le risposte.
Per prima cosa vorremmo capire qual è il ruolo dell’OSS?
L’OSS è l’operatore socio sanitario che, a seguito dell’Attestato di qualifica conseguito al termine di specifica formazione professionale, svolge attività indirizzata a soddisfare i bisogni primari della persona, nell’ambito delle proprie aree di competenza, in un contesto sia sociale che sanitario. Favorisce, dunque, il benessere dell’utente, la sua autonomia e integrazione sociale. Svolge attività di cura e di assistenza alle persone in condizioni di disagio o di non autosufficienza sul piano fisico e/o psichico, collaborando con gli altri operatori preposti all’assistenza sanitaria e a quella sociale.
Andiamo subito nel dettaglio del suo lavoro. Quali sono le sue mansioni specifiche?
Io mi occupo principalmente di assistenza domiciliare agli anziani. Ancora di più nello specifico, coordino le mie colleghe operatrici che fanno assistenza agli anziani nell’ambito del territorio del Vallo di Diano e del Tanagro.
Parlaci un po’ del Piano Sociale di Zona S10.
Il Piano di Zona S10 nel 2018 si è trasformato, e da organizzazione territoriale d’ambito è diventato Consorzio. Presso il Notaio Giuseppina Di Novella i sindaci dei 19 Comuni del Vallo di Diano e del Tanagro, afferenti al Piano di Zona, hanno apposto le loro firme per dare concretezza alla nuova forma giuridica fortemente voluta dalla Regione Campania.
Oltre a Sala Consilina, quali sono gli altri Comuni afferenti al Piano Sociale di Zona S10?
Gli altri Comuni i cui sindaci hanno firmato l’atto costitutivo del nuovo Consorzio del Notaio Di Novella sono: Atena Lucana, Auletta, Buonabitacolo, Caggiano, Casalbuono, Monte San Giacomo, Montesano sulla Marcellana, Padula, Pertosa, Petina, Polla, Salvitelle, San Pietro al Tanagro, San Rufo, Sant’Arsenio, Sanza, Sassano e Teggiano.
Ma torniamo al suo lavoro. Lei per chi lavora e come vi siete organizzati per affrontare questo particolare momento storico in ambito assistenziale?
Io lavoro per una delle cooperative che girano attorno all’orbita dell’Ente. Bisogna precisare che in questo particolare momento storico, sono stati direttamente gli assistiti (in alcuni casi tramite propri familiari) a chiederci la sospensione momentanea dell’assistenza, per paura di essere infettati.
Lo spiega per bene sul mio profilo facebook, attraverso un suo commento al mio post, la mia compaesana Rosetta Parisi “Rispondo io dato che ero una che usufruiva di assistenza domiciliare, ho compilato il modulo rinunciando all’assistenza domiciliare onde preservare la mia e la salute di chi mi prestava il servizio. In caso di necessita’ serve chiamare la protezione civile”.
Chi sono le persone che possono fare domanda e cosa occorre per farla?
In genere sono le persone più protette quelle che fanno le domande, ovviamente se hanno i requisiti. Rileviamo che sempre più spesso le persone più deboli e bisognose non fanno le domande, soprattutto perché dietro non c’è un figlio che possa prendere in mano la situazione.
L’assistenza domiciliare è gratuita?
Grazie della domanda. Sfatiamo anche questo mito. L’assistenza domiciliare non è affatto gratuita. Il welfare da diversi anni è stato smantellato. C’è una compartecipazione da parte della famiglia dell’assistito/a. A 3 euro e 50 all’ora corrisponde la compartecipazione.
Quante ore a settimana dedicate ai vostri assistiti generalmente?
Una media di 3 ore a settimana, ma in alcuni casi arriviamo anche a 4 o 5.
Sono tutti autosufficienti i vostri assistiti?
Non sempre sono autosufficienti, spesso hanno un’autosufficienza parziale. Il nostro lavoro serve a migliorare anche la qualità della vita della famiglia dell’assistito.
Qual è la procedura da seguire per chiedere aiuto e quindi per fare la domanda? E a chi bisogna rivolgersi?
L’assistenza domiciliare agli anziani e ai disabili viene erogata sul proprio Comune di residenza da parte dell’Ufficio di Piano. Quindi, bisogna andare sul proprio Comune e rivolgersi a quest’ufficio che è aperto solo in alcuni giorni della settimana (chiedere sul Comune). Nei giorni di apertura dell’ufficio, un familiare o l’utente stesso, fa un primo incontro con l’assistente sociale e viene informato sui documenti da portare e sulle attività che verranno svolte in caso di accettazione della domanda. Anticipo che i documenti da portare saranno i seguenti: documento di riconoscimento, codice fiscale ed ISEE che si richiede al proprio consulente o al patronato o direttamente sul sito dell’Inps. Infine tutti questi dati vengono inseriti in un database.
Massimiliano De Paola