Il Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD) – Équipe Formativa Territoriale Campania
Il Piano risponde alla chiamata per la costruzione di una visione di Educazione nell’era digitale. “Rispetto a dieci anni fa, si rileva dal Rapporto 2021, la situazione della scuola media non è migliorata: gli apprendimenti restano insoddisfacenti, i divari territoriali e le disuguaglianze sociali sono ancora più evidenti, i docenti non sono meglio formati, né la didattica è stata rinnovata, rimanendo molto tradizionale.”. Insomma, da questa fotografia, la scuola media peggiora. E’ fatta di docenti anziani, di più precari, scarsamente valorizzati e in difficoltà con la didattica. Questa la vera realtà scuola, mentre ancora torna, come mantra, la promozione della formazione del personale docente e il potenziamento delle competenze degli studenti sulle metodologie didattiche innovative.
Il Piano Nazionale Scuola Digitale del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca contiene la strategia del Governo per riposizionare la scuola italiana nella società dell’informazione e della tecnologia. La Direzione Generale per gli interventi in materia di edilizia scolastica, per la gestione dei fondi strutturali per l’istruzione e per l’innovazione digitale (DGEFID), al fine di garantire la diffusione delle azioni legate al Piano nazionale per la scuola digitale e di promuovere azioni di formazione del personale docente e di potenziamento delle competenze degli studenti sulle metodologie didattiche innovative, ha individuato su tutto il territorio nazionale i docenti costituenti le équipe formative territoriali, (EFT). Le macroaree di intervento su cui l’équipe potrà svolgere le proprie azioni sono riconducibili, come indicato dal Ministero dell’Istruzione, a quattro tipologie: sostegno e accompagnamento all’interno delle istituzioni scolastiche del territorio per lo sviluppo e la diffusione di soluzioni per la creazione di ambienti digitali con metodologie innovative e sostenibili; promozione e supporto alla sperimentazione di nuovi modelli organizzativi, finalizzati a realizzare l’innovazione metodologico-didattica, e allo sviluppo di progetti di didattica digitale, cittadinanza digitale, economia digitale, educazione ai media; promozione, supporto e accompagnamento per la progettazione e realizzazione di percorsi formativi laboratoriali per docenti sull’innovazione didattica e digitale nelle istituzioni scolastiche del territorio, anche al fine di favorire l’animazione e la partecipazione delle comunità scolastiche, attraverso l’organizzazione di workshop e/o laboratori formativi; documentazione delle sperimentazioni in atto nelle istituzioni scolastiche, nel campo delle metodologie didattiche innovative, e monitoraggio delle azioni formative adottate. L’Équipe Formativa Territoriale della Campania è così costituita: Responsabili del coordinamento USR Campania: Referente del PNSD della Campania, Dott.ssa Paola Guillaro; Docente EFT in posizione di comando: Dott.ssa Enza Amoruso. I componenti: Affuso Luigi, Artiaco Antonio, Cosenza Fabio, Di Benedetto Maria, Di Chiara Rosa, Di Lella Roberto, Ercolino Immacolata, Esposito Giuseppe, Fiorillo Giovanni, Franzese Rosa, Gravina Teresita, Lapiello Roberto, Manzo Tiziana, Mariani Aurora, Nasti Gennaro, Nocera Gianluca, Pagano Ersilia, Rendina Anna, Rossetti Luigi Umberto, Selvaggi Silvia,Troiano Immacolata, Troisi Alfonsina Cinzia, Vesce Maria Antonia, Vito Giuseppe. “Il Piano Nazionale Scuola Digitale è un pilastro fondamentale de La Buona Scuola (legge 107/2015), una visione operativa che rispecchia la posizione del Governo rispetto alle più importanti sfide di innovazione del sistema pubblico: al centro di questa visione, vi sono l’innovazione del sistema scolastico e le opportunità dell’educazione digitale. Questo Piano ha valenza pluriennale e indirizza concretamente l’attività di tutta l’Amministrazione, con azioni già finanziate che saranno prese in carico dalle singole Direzioni del Ministero per l’attuazione; contribuisce a “catalizzare” l’impiego di più fonti di risorse a favore dell’innovazione digitale, a partire dalle risorse dei Fondi Strutturali Europei (PON Istruzione 2014-2020) e dai fondi della legge 107/2015 (La Buona Scuola). Il Piano genera spontaneamente connessioni e margini di collaborazione tra le risorse e le progettualità impegnate e condotte dal MIUR e quelle di altri Ministeri e altri uffici governativi, di Regioni ed enti locali. A fronte di una lettura critica e razionale del percorso condotto finora dal Ministero e del patrimonio di esperienze della scuola italiana, il Piano, attraverso i suoi indirizzi e investimenti, intende produrre un impatto percepibile in tutto il Paese, da Nord a Sud, in città e in provincia. Parlare solo di digitalizzazione, nonostante certi ritardi, non è più sufficiente. Perchè rischierebbe di concentrare i nostri sforzi sulla dimensione tecnologica invece che su quella epistemologica e culturale. Questo Piano non è un semplice dispiegamento di tecnologia: nessun passaggio educativo può infatti prescindere da un’interazione intensiva docente discente e la tecnologia non può distrarsi da questo fondamentale “rapporto umano”. L’OCSE lo ha ricordato recentemente. Questo Piano risponde alla chiamata per la costruzione di una visione di Educazione nell’era digitale, attraverso un processo che, per la scuola, sia correlato alle sfide che la società tutta affronta nell’interpretare e sostenere l’apprendimento lungo tutto l’arco della vita (life-long) e in tutti contesti della vita, formali e non formali (life-wide). Questo ci è confermato dalla High Level Conference della Commissione Europea del Dicembre 2014, da diverse pubblicazioni del Centre for Educational Research and Innovation dell’OCSE, dal New Vision for Education Report del World Economic Forum, e da ricerche come “L’Educazione per il 21mo secolo” del think tank Ambrosetti. Cosa intendiamo per educazione nell’era digitale sarà chiarito, a partire dal Capitolo 3, dall’organizzazione stessa di questo documento. Ma si tratta prima di tutto di un’azione culturale, che parte da un’idea rinnovata di scuola, intesa come spazio aperto per l’apprendimento e non unicamente luogo fisico, e come piattaforma che metta gli studenti nelle condizioni di sviluppare le competenze per la vita. In questo paradigma, le tecnologie diventano abilitanti, quotidiane, ordinarie, al servizio dell’attività scolastica, in primis le attività orientate alla formazione e all’apprendimento, ma anche l’amministrazione, contaminando – e di fatto ricongiungendoli – tutti gli ambienti della scuola: classi, ambienti comuni, spazi laboratoriali, spazi individuali e spazi informali. Con ricadute estese al territorio. Gli obiettivi non cambiano, sono quelli del sistema educativo: le competenze degli studenti, i loro apprendimenti, i loro risultati, e l’impatto che avranno nella società come individui, cittadini e professionisti. Questi obiettivi saranno aggiornati nei contenuti e nei modi, per rispondere alle sfide di un mondo che cambia rapidamente, che richiede sempre di più agilità mentale, competenze trasversali e un ruolo attivo dei giovani. Per questo servirà – e qui vi è l’investimento culturale e umano più grande – che tutto il personale scolastico, non solo i docenti, si metta in gioco, e sia sostenuto, per abbracciare le necessarie sfide dell’innovazione: sfide metodologico-didattiche, per i docenti, e sfide organizzative, per i dirigenti scolastici e il personale amministrativo. Gli strumenti per vincerle, e quanto meno accompagnarne il percorso, sono contenuti in questo Piano, e probabilmente non si esauriranno con esso. Il Piano è, attraverso le sue azioni, una richiesta di sforzo collettivo. Non solo a tutti coloro che già realizzano ogni giorno una scuola più innovativa, orientata al futuro e aderente alle esigenze degli studenti. Ma anche a tutti quei mondi che, avvicinati dalle sfide che essa vive – didattiche, organizzative, di apprendimento e di miglioramento – costruiscono o intendono costruire con la scuola esperienze importanti. Lavoreremo perchè a margine di questo documento e della sua immediata traduzione in azioni concrete, nasca uno “Stakeholder Club per la scuola digitale”, un partenariato permanente che renda la nostra scuola capace di sostenere il cambiamento e l’innovazione. La scuola è, potenzialmente, il più grande generatore di domanda di innovazione, e quindi di digitale, ed è anche in quest’ottica che deve essere letto questo Piano. Siamo consapevoli che dire tutto ciò allarghi non di poco il raggio d’azione e, con esso, i fabbisogni e le aspettative del Paese, ma troviamo fondamentale ragionare d’insieme. Del resto, la “scuola digitale” non è un’altra scuola. È più concretamente la sfida dell’innovazione della scuola. Allo stesso tempo, dobbiamo collocarci sulle giuste traiettorie di innovazione, per utilizzare meglio le risorse disponibili, per attrarne di nuove, e per non fare errori di scelta che potremmo pagare negli anni. E infine, per dare ai nostri studenti le chiavi di lettura del futuro. Per scrivere tutti insieme una via italiana alla scuola digitale”. E mentre si parla di gestione dei fondi strutturali per l’istruzione e per l’innovazione digitale, di recente, Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli, ha spiegato in sintesi il senso del Rapporto scuola media 2021: “Rispetto a dieci anni fa, quando pubblicammo il nostro primo Rapporto, la situazione della scuola media non è migliorata: gli apprendimenti restano insoddisfacenti, i divari territoriali e le disuguaglianze sociali sono ancora più evidenti, i docenti non sono meglio formati né la didattica è stata rinnovata, rimanendo molto tradizionale. Nei prossimi mesi, se la pandemia darà tregua, sarà necessario riportare la secondaria di I grado al centro dell’attenzione pubblica per farle ritrovare una missione che garantisca efficacia ed equità: consentire a tutti gli studenti di acquisire apprendimenti di qualità, fare crescere la loro capacità di studiare in autonomia, orientare a scelte più consapevoli degli studi successivi”. Insomma da questa fotografia, in chiosa, la scuola media peggiora. E’ fatta di docenti anziani, di più precari, scarsamente valorizzati e in difficoltà con la didattica. Questa la vera realtà scuola, mentre si parla, d’altra parte, di promuovere la formazione del personale docente e potenziare le competenze degli studenti sulle metodologie didattiche innovative.
Emilio La Greca Romano