Il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni è stato istituito nel 1991.Nel 1995 è stato nominato un Ente per la sua gestione. La sua area naturale protetta è di circa 36000 ettari nella provincia di Salerno, è stata estesa nel tempo fino a portare la sua superficie a 181048 ettari. Il Parco comprende i territori di 8 Comunità Montane e 80 Comuni. Dal 1998 è patrimonio dell’umanità dell’Unesco (con i siti archeologici di Paestum e Velia e la Certosa di Padula) .Dal 1997 è riserva della biosfera e dal 2010 è il primo Parco Nazionale italiano a diventare Geoparco. La sua sede è a Vallo della Lucania.
La natura carsica delle terre cilentane e la conseguente ricchezza delle grotte ha senza dubbio favorito la presenza dell’uomo che in esse si è rifugiato Qui l’uomo ha trovato riparo, ha consumato i suoi pasti. I più antichi segni della presenza antropica risalgono al Paleolitico medio (5000.000 mila anni fa a.C.) e le sue tracce continuano attraverso il neolitico e fino all’Età dei Metalli. La presenza dell’uomo primitivo è ancora oggi tangibile attraverso la presenza di “strumenti” che si trovano sia lungo le grotte costiere tra Palinuro e Scario, sia in quelle interne dislocate lungo gli antichi percorsi di crinale dei massicci montuosi (grotte di Castelcivita), nel Vallo di Diano (grotte dell’Angelo, Pertosa).Ed è attraverso questi antichi sentieri che prese probabilmente avvio la grande avventura delle prime comunità che, senza soluzioni di continuità e per migliaia di anni, stabilirono contatti e intrecciarono scambi e relazioni con i Popoli del mare e con quelli dell’Appennino Campano. Le testimonianze si trovano, nella comunanza di forme degli oggetti locali con quelli delle antiche culture delle Lipari, del Tavoliere, di Serra d’Alto, sono nei corredi funerari della locale Cultura del Gaudo.
Nell’Età del Bronzo l’intera organizzazione territoriale appare già definita: si evidenziano le direttrici delle transumanze e dei traffici, lungo i percorsi di crinale, dal Tirreno allo Ionio e viceversa, ove sorgono luoghi di culto, altari sacrificali e sculture rupestri come l’Antece dei Monti Alburni. Ed è l’antico Cilento il protagonista della mediazione tra l’Asia e l’Africa, tra le culture nuragiche e quelle egee, tra il mondo nordico «villanoviano» e i Lucani. Ed è l’avvento dell’Uomo moderno, l’inizio della grande avventura della Civiltà, l’avvio della poliedrica Cultura del Mediterraneo. E sulle antiche rotte , o alla ricerca di rame, che i primi Greci approdarono sulle coste del Cilento (intorno al XVII secolo a.C.) dove più tardi (fine VII-VI secolo a.C.) nacquero le città coloniali: Pixunte, Molpa e l’antica Poseidonia (la romana Paestum), fondata dagli Achei sibariti che qui giunsero, con i popoli appenninici, non dal mare ma attraverso i ben noti, più sicuri e più rapidi percorsi di crinale. Mentre il mare portò i Focei, originari dell’Asia minore, fondatori di Elea (oggi Velia), la città della Porta Rosa, di Parmenide e della sua Scuola Filosofica Eleatica, una delle più importanti e famose del mondo classico e della prima Scuola Medica. Poi, a partire dal IV secolo a.C., Lucani, Romani e Cristiani d’oriente intrecciarono traffici ed alleanze, avviarono conflitti e guerre, occuparono e rifondarono città, trasformando il Cilento in un crogiuolo, dove si fondono e si mescolano popoli e culture. Con la caduta dell’Impero di Occidente intorno al VI secolo d.C. iniziò, anche per il Cilento, il lungo periodo delle dominazioni barbariche: i Visigoti di Alarico, la guerra gotica tra Totila e Belisario, il diffondersi del Monachesimo Basiliano, l’imposizione feudale dei Longobardi, i continui attacchi e scorrerie dei Saraceni. Ed ancora una volta ci fu l’incontro tra civiltà diverse, nacquero abbazie e cenobi in cui coabitarono il rito greco e quello latino. Tutto questo ci ha lasciato splendidi gioielli architettonici come la Badia di Pattano con la e gli affreschi della Cappella Basiliana a Lentiscosa.
E con la conquista dei Normanni nel 1076, che il Cilento si trasforma in terra di Baroni, latifondi e sfruttamenti. Per gli anni seguenti,i Sanseverino, gli Svevi, e gli Angioini combatterono e congiurarono, e le loro tirannie sovente innescarono rivolte. L’intero territorio fu smembrato tra nobili senza scrupoli ,che tra il XVI ed il XVII secolo, scrissero una delle pagine più tristi e crudeli di questa terra, contribuendo alla nascita del Brigantaggio. E qui la Storia diventa leggenda, ballata di eroi, epopea di un Popolo orgoglioso e stanco di continue violenze e angherie. E finalmente, dopo il sacrificio dell’ennesimo martire immolato in terra cilentana nei pressi di Sanza ( Pisacane), le Genti del Cilento e Vallo di Diano riconquistarono l’agognata giustizia e libertà.
Roberto Scola