Eppure, nel corso del suo primo anno di “vita” riconosciuta come area protetta i problemi più grossi rispetto alla sua funzione e esistenza in vita gli sono venuti proprio dal suo interno: sia a livello politico sia a livello sociale ed economico!
Infatti, non si contano i riconoscimenti internazionali istituzionali e a livello di attenzione mediatica; mentre, al contrario, sono in pochi nella nostra realtà a riconoscere all’area protetta più antropizzata e più grande d’Europa il grande apporto che ha dato alla crescita sociale ed economica del territorio.
Nel primo caso va dato atto a quanti hanno saputo rappresentare bene il meglio dell’area a livello nazionale e internazionale fino a far inserire l’area parco nel Patrimonio UNESCO, Riserva di biosfera, Geopark, Aree marine protette, Dieta Mediterranea…
Nel secondo caso, nonostante l’impegno profuso da presidenti, direttori e consigli direttivi che si sono alternati al timone di comando, la percezione nell’area protetta risulta a livelli minimi nei suoi aspetti positivi e massimi relativamente alle problematiche che pure rendono più complessa la vita degli abitanti.
È di questi giorni la notizia che il presidente, Tommaso Pellegrino, e il direttivo dell’ente hanno deliberato di rivedere il Piano del parco redatto nei suoi primi 5 anni di vita affidando l’incarico al Prof. Domenico Moccia dell’università Federico II di Napoli.
Come prevede il regolamento è il buon senso, è stato avviata una campagna di ascolto verso i portatori di interessi (sindaci, imprese, professionisti e associazioni) siano essi economici che sociali che sono stati convocati al centro per la biodiversità situato a Montesani.
Niente di nuovo sotto il sole!
D’ora in avanti il professore Moccia, unitamente al suo staff, procederà con la revisione del piano confrontandosi con gli uffici tecnici e politici dell’ente e, al termine, il documento sarà approvato è messo nel cassetto per tirarlo fuori ogni qualvolta sarà necessario farvi riferimento per deliberare su progetti da candidare a finanziamenti.
Chi vive nel parco, vecchi e nuovi residenti, continueranno a sentire parlare (bene o male) del parco in base a s sensazioni percepite o, peggio ancora, per interposta persona.
Sarebbe invece molto importante che l’ente riprendesse a parlare con la gente sia attraverso i nuovi media sia ritornando ad investire su forme di comunicazione più tradizionali come un giornale di carta distribuito nelle scuole elementari che accolgono le nuove generazioni con i relativi giovani genitori.
Sarebbe un cordone ombelicale di trasmissione diretta tra l’istituzione e la gente che ha tutto l’interesse di conoscere cosa accade nell’area protetta in cui risiede.
L’iniziativa sarebbe altrettanto utile a far conoscere le novità sostanziali in merito al problema dello spopolamento, del depauperamento del patrimonio abitativo, dell’ammodernamento della viabilità, della ventilata fiscalità di vantaggio, della valorizzazione del Patrimonio UNESCO …
Il cambio di marcia sul rapporto con i cittadini del parco deve essere immediato e chiaro in modo che sia percepito in quanto tale perché sistemico e non come una ulteriore meteora da richiamare alla bisogna.
È necessario che sia l’architrave su cui far passare ogni ulteriore passo verso il futuro in cui si intende far atterrare l’area protetta più grande d’Europa e, soprattutto, di tutte quelle anime che ancora non hanno smesso di vivervi.
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