Il mio 2017? “Un anno vissuto pericolosamente”, ho scritto su di un social che mi rivolgeva la domanda specifica di voler sintetizzare. Credo di non aver mai messo assieme tante disavventure personali, tra quelle raccontate e altre riposte in un’area oscura poiché sono da superare cominciando a rimuoverle velocemente. La salute che comincia a preoccuparmi poiché la senilità è non solo stato anagrafico ma anche biologico e psicologico. Poi “l’andata nel vento” della principale figura di riferimento personale. In un quadro generale non entusiasmante, caratterizzato dai venti di guerra sempre più impetuosi, quasi tutto sembra congiurare a rendermi di umore più nero. Non ho ancora parlato della mia professione, della quale ormai non si distinguono più i contorni etici e l’utilità sociale. Siamo arrivati al punto che gli storici locali riservano già oggi spazio e considerazione ai vecchi banditori che divulgavano i prezzi del pescivendolo che veniva dalla marina, siamo sicuri che un cenno sarà riservato a noi cronisti locali di oggi se non per ricordare quanto costammo sui vari bilanci dei comuni? Eppure tutti cominciammo sulla voglia di dare voce a chi non l’aveva e sull’ansia della giustizia sociale per poi ridurci a percettore di sussidi. Questo versare lacrime autoreferenziale non entusiasma nemmeno chi scrive, noto tristanzuolo, ma chest’è. Il mio vate, che resta il maestro Sergio Vecchio, aveva coniato l’espressione “l’officina delle sconfitte” che resta l’attività nella quale ci sentiamo più attratti. Almeno io, nell’affarismo non mi sento versato, anzi del tutto negato. Al mio paese, Altavilla, in questo scorcio di 2017, ho continuato a portare avanti la mia idea della valorizzazione delle risorse immateriali come una delle poche leve di sviluppo in una fase di limitatezza delle risorse economiche generali. Mi è stato opposto il “muro di gomma”, vale a dire nessuno si oppone, ma nessuno aderisce e quindi non sono partiti i primi step che io avevo immaginato, dalla riapertura e il rilancio di una biblioteca e archivio storico comunale al museo antiquarium con i numerosi reperti archeologici “ufficialmente” conservati nei musei della Campania e in un’ampia collezione romana di materiali acquistati nei canali di contrabbando. Pur di arrivare a giustificare l’inerzia sono stati messi in campo ogni tipo di giustificazione fino ad arrivare a “temere” la mancanza di adeguati flussi turistici o di reclutamento di volontari. Spero che il 2018 segni, un’inversione di tendenza a 360 gradi. Ho ancora tre anni da consumare prima che l’anagrafe m’iscriva ufficialmente tra gli anziani che borbottano e hanno le loro fisse. Sono gli anni che mancano alla conclusione dell’amministrazione comunale attuale, ingresso che ho salutato con favore. Un favore alla cultura si può fare. Onorando i nostri “maggiori”: da Paolo Tesauro Olivieri, Piero Chiara, Bruno Mazzeo e i diversi contemporanei che si fanno onore in questo settore. In generale poi mi ha chiarito molto una lettura occasionale di Seneca fatta grazie all’amico Aurelio Di Matteo. Non c’è dunque motivo di credere che uno sia vissuto a lungo perché ha i capelli bianchi o le rughe: non è vissuto a lungo, ma è stato al mondo a lungo. Come credere che ha molto navigato chi la tempesta ha sorpreso all’uscita del porto menandolo qua e là in un turbine di venti opposti e facendolo girare in tondo entro lo stesso spazio. Non ha navigato molto, ma è stato sballottato molto. Ecco, vorrei stare più quieto, meno agitato.
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