Il Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede nella sala Blu – Grimaldi Lines del GiffoniFilm Festival 2019 ha assistito alla proiezione in anteprima dei primi tre episodi di Boez – Andiamo via, la docuserie Rai dedicata al mondo della detenzione e in quest’occasione ha risposto alle nostre domande.
Ministro una riflessione in merito all’opera che ha appena visto?
Mi è arrivata al cuore. Mi sono emozionato. E’ molto forte quello che arriva dalla visione in termini di emozione e di speranza. Questo è un progetto che mi auguro possa essere replicato. È un punto di partenza importante.
Il merito del possibile successo della docufiction?
“Certamente un serio lavoro di collaborazione e partecipazione. Ringrazio Giffoniper questa iniziativa, la Rai e tutti dipartimenti del Ministero che hanno collaborato a pieno dando così vita ad una bella sintesi di ciò che è servizio pubblico”.
A suo avviso quali sono le finalità del progetto in onda a partire dal 2 settembre e fino al 13 settembre, con inizio alle ore 20.20 su Rai3?
Ho chiesto alla Rai di far conoscere all’esterno la realtà umana degli istituti e delle persone che vivono la detenzione. E’ mia intenzione incontrare i protagonisti di questo progetto e riempirli io di domande. Perché per quello che faccio ogni giorno a Roma la loro esperienza è fondamentale. Qui faccio il pieno di emozioni e di informazioni da utilizzare a Roma. Porterò questo lavoro in tutti gli istituti. Credo sia importante che la società sia sensibile a chi nella vita non ha avuto possibilità di scegliere. C’è la possibilità di cambiare. Io ci credo in questo“.
E’ giusto, secondo lei, offrire una seconda opportunità a chi ha commesso errori?
“Con questo progetto ho avuto la conferma che se si dà una seconda chance mirata, allora si ottiene un risultato importante. Per troppo tempo la persona con limitazioni di liberà è stata identificata con il reato che ha commesso. E invece non è così. Il messaggio che da ministro sento di dare è quello di continuare ad investire per dare una seconda chance. I protagonisti erano consapevoli di dover pagare per un errore, ma in tutti nasceva la consapevolezza che cambiare è possibile. Il cammino che hanno fatto i protagonisti è stato fisico, ma anche come un percorso che diventa destinazione dell’anima e questo mi ha colpito molto. La difficoltà di reinserimento sta proprio nel non vivere il detenuto come il curriculum dei propri reati. Bisogna investire in percorsi lavorativi, sportivi, artistici come attività di rieducazione per dare nuove possibilità e aggiungere nuove carte alla storia dei detenuti“.
A questo proposito cosa intende fare?
Sto cercando un ampio coinvolgimento del mondo dello sport, del calcio in particolare, e dell’arte per offrire ai detenuti valide opportunità di coinvolgimento e integrazione. Con i sindaci di molti capoluoghi stiamo siglando protocolli d’intesa per lo svolgimento di servizi di pubblica utilità. C’è un mondo di umanità tra i detenuti che va assecondato. Contemporaneamente, visto che i nostri istituti sono in condizioni pietose, stiamo provando a migliorarli e a costruire nuovi plessi che siano moderni. Non è semplice ma ce la stiamo mettendo tutta“.
Nel processo rieducativo quanto ritiene importante la funzione della cultura dei principi di legalità?
Ho chiesto al ministro dell’Istruzione di realizzare progetti per le scuole. Per me la giustizia invece la devi sentire dentro di te perché non deve essere vissuta una patologia della società, ma è alla base di ogni percorso di vita. Le nuove generazioni fanno fatica a sapere chi erano Falcone e Borsellino. Io sto facendo di tutto perché se ne parli. Se noi oggi siamo liberi lo dobbiamo a chi ha dato la vita per questi diritti“.
Una riflessione in merito alla giustizia in Italia?
Non ho la pretesa di avere la bacchetta magica. I cittadini ci hanno dato un elevato grado di fiducia, votandoci. Ora dobbiamo meritarci questa fiducia. In Italia abbiamo 11 magistrati ogni 100mila abitanti, la metà della media europea. Abbiamo investito tantissimi soldi in questo senso e stiamo assumendo tanto personale, sia come cancellerie che come magistratura. Ora cerchiamo di tagliare i tempi morti della giustizia. Abbiamo una delle migliori magistrature del mondo. Siccome ultimamente questa tradizione ha rischiato di annacquarsi dobbiamo dare un segnale di rinnovamento possibile. All’interno del Csm, con l’introduzione del sorteggio, si prova a bloccare chi vuole perpetuare il meccanismo della spartizione. Mi pare cosa giusta per dare ancora maggiore autorevolezza al Csm“.
E a proposito dei temi etici come mettere insieme il Ddl Pillon (ndr proposta di legge per l’affido condiviso) con il Codice Rosso a tutela delle donne?
Il Ddl Pillon è una proposta. Alcune parti non mi convincono. Ci confronteremo e vedremo il da farsi. In ogni proposta ci sono parti buone e parti meno buone. Parti che condivido e altre meno. Ci vuole una maggioranza per approvare una legge. Nessuna legge parte e viene approvata allo stesso modo. Questa è la magia della democrazia“.
Siamo al Giffoni Film Festival, il Film festival dei ragazzi. Una riflessone riguardo la situazione della tutela dei minori?
Questa mattina gli uffici del ministero hanno finito di scrivere il decreto e ora andrò finalmente firmarlo. È un punto di partenza. Il mondo degli affidi dei minori è spezzettato tra competenze. I bambini, invece, devono essere protetti. La giustizia deve far sentire il suo fiato sul collo agli operatori. Gli obiettivi della nuova Squadra Speciale di giustizia per i minori a cui intendo dare vita, sono monitoraggio e controllo su quello che accade al minore in tutto il percorso. Oggi lo Stato ha occhi aperti su quello che accade a un bambino fino a un certo punto. Serve una banca dati omogenea. La task force lavorerà allo studio del quadro normativo in modo che la giustizia possa avere gli occhi aperti su tutto, oltre ovviamente a coordinarsi con gli altri organi competenti e alla commissione del Parlamento“.
Al termine dell’intervista ringraziamo Il Ministro per la disponibilità e cortesia, ricordando lo slogan del Giffoni Film Festival, pronunciata dal suo Direttore Claudio Gubitosi: “Ciò che comincia di qui migliora il mondo”.