Il 27/28 ottobre 2018 l’associazione “il melograno di Paestum, organizza la “festa del Melograno di Paestum” attraverso una due giorni di convegni dal tema, “il melograno di Paestum.In cui si parlerà e discuterà DEL MELOGRANO, SIA DAL PUNTO DI VISTA SACRO, MITOLOGICO, CULTURALE, COLTURALE, NUTRACEUTICO E TURISTICO.
L’associazione, con il suo presidente Gerardo Siano e i suoi soci, in questa due giorni si pone l’obiettivo di sensibilizzare , tutti i suoi portatori di interesse, sull’importanza e valore commerciale e salutista di questo frutto. In primis, sollevare l’attenzione sul recupero di una coltivazione locale, da sempre presente nella provincia di Salerno, in particolare nell’areale di Capaccio Paestum – il melograno – meglio identificato come “Granato”, ma che da sempre, fino a 10 anni era considerata una coltura marginale e residuale. Obiettivo è quindi la rivalutazione di questo frutto mediante sistemi innovativi di coltivazione e di prodotti trasformativi e innovativi, come i prodotti di IV° gamma di arilli, succhi di alta qualità e trasformati da malagrana per la salute ed il benessere di consumatori anche afflitti da patologie.
Questo frutto è da sempre coltivate a Paestum o nell’antica Poseidonia, lo testimonia il fatto che all’interno del Parco Archeologico di Paestum, sulle lastre delle tombe lucane è sempre raffigurata la melagrana,frutto della vita e della rinascita.La sua “Dea Era”, protettrice di questo territorio, porta nella sua mano sinistra una melograna. Nel comune di Capaccio, è presente il santuario della madonna del Granato, che porta in mano sempre la melagrana. In molti altri santuari del comprensorio Salernitano troviamo Madonne con il frutto del melograno nella mano sinistra, la mano del cuore e della salute e nella mano destra portano un bambino, simbolo di fertilità e femminilità della donna.
E questo è l’aspetto culturale che si intende riprendere in questo convegno, e non è casuale , la nostra presenza nella terra della dieta mediterranea,dove l’alimentazione e lo stile di vita, sono alla base dello stare bene.
L’Associazione IL MELOGRANO DI PAESTUM, costituita da produttori di melograni, (Pasquale Cammarano, Giuseppe Casciano, ecc.) medici (Gerardo Siano), agronomi (Rosa Pepe), ambasciatori e chef della dieta mediterranea (Giovanna Voria) e tanti altri appassionati, si è costituita dopo un lungo percorso d’animazione allo scopo di recuperare la coltura del melograno e di incrementarne considerevolmente la produzione, con la speranza e l’augurio di favorire la creazione di una filiera del melograno (produzione, trasformazione, promozione e commercializzazione) di Paestum nell’ambito del territorio, secondo criteri di eco sostenibilità e salubrità per realizzare un prodotto di alta qualità non solo dal punto di vista organolettico ma anche da quello salutistico, recuperandone anche la storia, il mito e la simbologia di questo frutto che tanto spazio ha avuto nella cultura magno-greca. Importante il miglioramento delle tecniche agronomiche e la gestione fitosanitaria e pensare al melograno come colture da reddito e non residuale o marginale. Favorendo l’incremento della produzione con rese economiche più vantaggiose per i coltivatori, ad esempio affrontando nuove forme di allevamento e di potatura soprattutto nelle aree interne, dove la risorsa acqua e poco disponibile risultando il fattore limitante di queste coltura e dell’agricoltura in generale.
Il melograno di Paestum – Granato, nel nostro comprensorio si identifica con la cultivar Dente di Cavallo; è la tipologia più antica e diffusa nel nostro areale ma attualmente la coltivazione è effettuata con metodi antichi e poco produttivi, la maggioranza dei produttori si stanno rivolgendo alle varietà spagnole e Israeliane, perché più produttive, più rosse e più dolci, ma non è certa, la loro adattabilità e produttività nei nostri areali. Il successo e l’identità si avrà migliorando e caratterizzando le nostre popolazioni locali, testimoni e identitari del nostro territorio. Solo con la ricerca, Crea – Centro di ricerca per la frutticoltura di Caserta, l’Unisa di Salerno, CNR, queste problematiche possono essere chiarite e affrontate, e il lavorare in sinergia con il territorio, potrà favorire molto questo cammino insieme.