La superficie complessiva, investita a castagneto da frutto, nel Cilento e negli Alburni, è di 5.200 ettari circa. Il comune con il maggior investimento a castagno da frutto in coltura specializzata è senz’altro Roccadaspide, con più di 800 ettari di superficie. Globalmente, comunque il Cilento nel suo insieme rappresenta l’80% della castanicoltura da frutto della provincia di Salerno. Volendo riferirsi alla quantità in peso di prodotto, dei 46.000 quintali prodotti nella C.M. del Calore Salernitano, più della metà, circa 28.000 quintali, si producono a Roccadaspide. La castanicoltura nel salernitano ha origini remote, infatti i contratti agrari stipulati nel periodo 8001 100 richiamano il cosiddetto “pactum ad pastinandum attraverso il quale il concessionario si impegna a piantare “silvam castancis”. I benedettini hanno il merito di aver diffuso gli innesti da varietà di pregio. Proprio perché il castagno è stato coltivato da epoca remota, ha dato luogo ad un numero grandissimo di varietà e forma, spesso difficilmente distinguibili tra di loro in un modo netto e preciso. Tra queste però il marrone di Roccadaspide è di gran lunga la più apprezzata perché ha un notevole contenuto zuccherino, per cui è molto gradita, specie allo stato fresco. Da indagini svolte dall’ufficio agricolo di zona di Roccadaspide, è emerso che l’azienda media castanicola si aggira intorno all’ettaro c che sovente è costituita da più corpi distanti tra di loro.
La conseguenza negativa più rimarchevole è determinata da una notevole perdita di ore lavorative e un aggravio sulle spese di trasporto; si determina pertanto la cosiddetta “diseconomia di scala” La costituzione di una Cooperativa permette di superare gli inconvenienti menzionati. In Italia, fino ad un secolo fa, si producevano 6 milioni di quintali di castagne. Oggi non supera i 600.000 quintali, Il Cilento copre il 22% della produzione nazionale, la C.M.18%.e la sola Roccadaspide il 4,7% La riduzione è dovuta a motivi ecónomici, parassitari e sociali. Nell’ultimo quindicennio, tuttavia, il declino si è molto attenuato grazie a una rivitalizzazione del mercato. Se sul piano produttivo la situazione si può ritenere positiva, non altrettanto lusinghiera è la commercializzazione, soprattutto verso il mercato estero. Le cause sono molteplici, ma vanno ricondotte alla mancanza di imprenditori capaci di competere in modo adeguato nel moderno sistema di distribuzione. La cura, la disinfestazione, la calibrazione, la selezione, la spazzolatura, la trasformazione industriale, la pelatura e la surgelazione zione che dovranno trovare la loro completa attuazione sul territorio per assicurare una migliore redditività ai produttori e un futuro lavorativo a molti giovani Genuini sono le fasi della lavorazione della nostra terra.
Questo è lo scopo principale che ha spinto molti di noi a costituire la cooperativa “Il Marrone”, che non è un bene di pochi ma una speranza concreta di sviluppo.