Il marinaio senza barca è stanco, senza abbronzatura, con un po’ di pancia, apre lo sportello del treno con il biglietto scaduto senza sapere dove andare in quale direzione l’eurostar dei desideri lo conduca. Egli ha paura ed ha sonno. Sogno, agitato, nel tragitto, incubi e pirati vestiti in smoking e con il diamante al dito, che lo prendono in giro e che lo riconducono a Paestum, dopo averlo depredato dei suoi averi, e lo buttano dal finestrino, con il treno in corsa, nella città dei templi. Il marinaio si risveglia dall’incubo e si ritrova tra la spiaggia e le mura, in mezzo a cannibali e serpenti che vorrebbero divorargli la vita. “Ma la mia vita è già stata divorata dai naufragi e dalle ferite” dice l’infelice marinaio ai suoi nemici, ma questi non ascoltano ragioni ed allora l’uomo è costretto a difendersi inviando fendenti, calci e trafiletti, qui non è il caso del fioretto o della poesia, il gioco è duro, occorre essere spietati, ammazzare o essere uccisi, occorre colpire al cuore. Il problema però è che i cannibali s’allevano con gli uomini in smoking e i serpenti, non hanno un cuore, non hanno faccia né cultura e colpiscono alle spalle.
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