L’esito delle elezioni amministrative da Agropoli non ha riservato sorprese. Adamo Coppola è stato eletto sindaco al primo turno come ampiamente previsto. Forte di una notevole esperienza come vicesindaco uscente è garanzia di continuità amministrativa sul solco tracciato da Franco Alfieri. Auguriamo a lui e a tutta la sua compagine una navigazione tranquilla con approdi a porti sicuri di nuovi traguardi. Uso volutamente un linguaggio marinaresco quanto mai appropriato ad una bella città di mare, anche perché il tema della mia riflessione di oggi è proprio il mare, che di sicuro sarà uno dei temi centrali della progettualità della Nuova Amministrazione, come storia e tradizione della città consiglia e consente, sia come notevole risorsa di economia che fonte di storia e di cultura. E, naturalmente, faccio gli auguri a tutti i consiglieri eletti, a cominciare da Francesco Crispino, che spero tanto venga riconfermato come assessore alla Cultura, in cui ha dato una prova più che convincente nella precedente amministrazione. Proprio per questo mi auguravo che avesse un maggior numero di consensi. Ma nel Cilento la Cultura non sempre paga in modo adeguato.
In ogni territorio ci sono segni lasciati dalla natura e dall’uomo che ne caratterizzano l’identità e che in una ipotesi di promozione e qualificazione turistica vanno opportunamente trasformati in messaggi accattivanti e coinvolgenti. Sono quelli che gli studiosi di scienze sociali chiamano “marcatori di identità”, indispensabili a caratterizzare in termini paesaggistici, culturali e, soprattutto, umani una località nel quid unicum che la rende esclusiva o quasi. Ora non c’è dubbio alcuno che il mare per Agropoli è un forte ed insostituibile marcatore di identità. Lo è certamente per quella magica “reciproca metamorfosi tra terra ed acqua” che fa del grappolo di case del Borgo Antico un cespo di coralli riemersi e degli scogli intagliati e levigati dal vento e dall’onda, pinnacoli gotici a trafiggere il cielo. Lo è ancora per quel libro pietrificato della costa (a Trentova e al Vallone, ma non solo), le cui pagine spigolose nascondono ed insieme disvelano anse e cale che sono letti d’amore nella gloria del sole o nel fuoco della luna, ad accendere falesie ambrate, scarnificate ferite di desiderio. Ma lo è soprattutto per la storia e per le storie che racconta, per chi abbia orecchio aduso all’ascolto immaginario, quando l’onda ricama lievi merletti da sposa alla battigia, rimbomba dolce nel cuore delle grotte, scala furente sciabole di scogli. Agropoli è città di terra e di mare, di vento e d’acqua nel paziente lavorio dei secoli a scolpire scogli e perforare rocce, per sigillare nel cuore delle grotte, storia e storie di mercanti e corsari, naviganti e pescatori, santi protettori e turchi infedeli. Le più belle pagine della sua storia la città le ha scritte sul mare fin da quando vi approdarono i fondatori greci. È fatta, infatti, di partenze e di approdi la storia di Agropoli sul mare.
Vi approdarono le sirene, creature di grazia e di mistero, miti anfibi, corporei di terra e sguscianti d’acqua, incorporei ed inafferrabili di vento e d’aria, e vi elessero il loro regno di malia e seduzione. A poca distanza Licosa vi si inabissò suicida, gabbata da Ulisse pellegrino, nudo e bello di iodio e sale, volontariamente crocifisso all’albero maestro della nave, ferito di dolcezza per la bellezza struggente della costa.
Vi approdarono i Padri Trezeni con il loro prezioso carico del pantheon di dei ed eroi. Ne ripartirono ad animare traffici e commerci sulle rotte del Mediterraneo. Vi approdarono santi, Paolo ad arruolare neofiti e Francesco a fecondare uova/vite, a testimonianza di fede. Ne ripartirono ferventi missionari ad evangelizzare le colline dell’interno nel chiuso di conventi ed abbazie. Vi approdò ed approda la processione festante di imbarcazioni a scortare Madonna pellegrina. Ne ripartirono a sciami di giubilo, le barche festonate dei fedeli. Vi approdarono i monaci d’oriente con libri di preghiere e sacre icone a popolare di canti e di lavoro laure e cenobi dell’interno. Partirono su veloci “saette” i monaci benedettini abili nel governo delle anime e nell’amministrazione degli affari. Vi approdarono i corsari truci con fame d bottino e vi installarono un potente “ribat”. Partirono a saccheggio della costa con indigeni a fuga nell’interno. Partirono gli emigranti per bisogno a caccia di fortuna in altri lidi. Approdano i nipoti all’entusiasmante e commovente scoperta delle radici. Approdarono gli Alleati dell’ “Operazione Avalance” ad esportare democrazia Ripartirono lasciando “seniorite” senza onore a baratto di “farenella”, cioccolato e sigarette. Partono i pescatori a notte fonda, a contare le stelle nel cielo blu/lavagna ma con occhio attento a fremito d rete. Approdano cianciole e gozzi a regalare ricchezza di pescato. Partono “vapori” a festa di crociera a cogliere emozioni costa a costa. Approdano turisti stupefatti a miracoli di case e di vigneti. Partono ragazze, cuore inquieto, accese a fuochi d’occhi saraceni. Approdano già donne complici gli anfratti a pelo d’onda
Ce n’è abbastanza per capire che Agropoli e mare sono un unicum indissolubile per mito, leggenda, storia, lavoro, usi abitudini di vita. Eppure non sempre gli Agropolesi ne hanno “sfruttato” fino in fondo la gamma sconfinata delle opportunità.
Il mare è una risorsa e come tale va difeso e valorizzato È una risorsa per la balneazione che andrebbe riorganizzata e rivisitata nelle estetica delle infrastrutture e che, soprattutto andrebbe estesa, in varie forme, per una stagione prolungata e nobilitata nella qualità. Il mare è una grande opportunità per il turismo nautico da diporto se solo si impostasse una politica seria della portualità. Il mare è una via di comunicazione da utilizzare sempre più e meglio. Il mare, ancora, è un “bene ambientale” in grado di riempire di contenuti escursioni di grande suggestione. Il mare canta peana di lavoro, racconta laceranti storie di emigrazioni, rievoca frammenti di costume nell’evolversi della quotidianità, riscrive stupende pagine di letteratura, ridisegna, nell’iride dei colori, le tele dei pittori, insegue nello sciabordio agli scogli le dolci sinfonie dei musicisti, fa scorrere fotogrammi di film, profuma sui tavoli dei ristoranti, si esalta allo sgocciolio perlaceo delle bagnanti statuarie nella bellezza ostentata.
È la ricchezza prismatica da esibire con orgoglio in una “Festa del mare”, nella varietà dei segmenti: lavoro, cucina, sport, letteratura, cinema, moda, mito, pittura, musica e chi più ne ha più ne metta (ecco una iniziativa bella e coinvolgente per l’agenda del lavoro degli assessori al turismo e alla cultura). È la straordinaria potenzialità di una risorsa che ha lasciato segni indelebili per chiunque abbia voglia di avventurarsi nella rievocazione storica o/e nella gestione politico-ammistrativa del territorio. L’abilità di chi governa la città è nella capacità di cogliere i segni, evidenziarli ed esaltarli e, soprattutto, trasformarli in messaggi per qualificarli e diversificare l’offerta turistica.