Il papa non esita a rivolgersi a tutti gli uomini di buona volontà ai quali ricorda la responsabilità di preservare il creato ed ha indetto un giubileo speciale per consentire di gustare la paternità di Dio e dare l’opportunità a tanti d’iniziare il pellegrinaggio che dalle periferie esistenziali possa condurre all’incontro con la Misericordia. Senza ricorrere ad azioni che possono rivelarsi rivoluzionarie per l’andamento generale della scazonte organizzazione socio-economica, rispondente purtroppo sempre meno all’impegno di salvaguardia del bene comune, il papa ha offerto l’occasione di un concreto gesto per attualizzare quanto si asserisce recitando il Padre nostro: “rimetti a noi i nostri debiti come rimettiamo ai nostri debitori”, conseguenza del doveroso riconoscimento di un’ineludibile fratellanza che amalgama l’umanità e assegna una prospettiva salvifica alla storia.
La capacità di essere convincente trova ulteriore conferma nella enciclica Laudato Si’, documento che invita tutti ad avere cura della casa comune, la Terra, nostra sorella e madre. L’enciclica inizia col proporci un breve percorso di riflessione sull’attuale crisi ecologica e, partendo dagli effetti della ricerca scientifica, invita ad approfondire impegno etico e spirituale. A questo fine si richiama la tradizione giudeo-cristiana per accrescere la sensibilità nei confronti dell’ambiente. Si delineano le cause dell’attuale situazione descrivendo i sintomi per indurre l’uomo a svolgere un ruolo propositivo nel mondo ed entrare in una positiva, salutare e feconda relazione con la realtà che lo circonda. Da queste premesse devono scaturire le linee di dialogo e l’azione in grado di coinvolgere tutti, in particolare i responsabili delle scelte politiche, attenti all’improcrastinabile cambiamento delle motivazioni e sensibili a un’adeguata proposta educativa.
Si tratta di occasioni di maturazione che possono trovare felice ispirazione nel cristianesimo se disposti a cogliere l’intima relazione tra poveri e fragilità del pianeta, consapevoli che il mondo è intimamente connesso. Ne consegue la necessità di rivedere l’attuale paradigma, che richiama forme di potere condizionate dalla tecnologia, per sollecitare altri modi d’intendere l’economia e il progresso e prestare attenzione al valore di ogni creatura. Il senso umano dell’ecologia aiuta a superare la cultura dello scarto per ricercare nuovi stili di vita che esaltano la fraternità del genere umano.
L’enciclica invita a riflettere, senza innalzare steccati ideologici, su un tema di rilevantissima portata per il nostro futuro. Il documento può costituire una guida programmatica; infatti, non fornisce solo spunti generali, ma esemplifica richiamando comportamenti concreti a base del nostro quotidiano, principi economici, socio-culturali, estetici e spirituali per aiutare a riscoprire le radici dei processi che hanno portato alla formazione di un ambiente nel quale per il passato economia ed ecologia hanno saputo celebrare un felice connubio tra uso e conservazione.
Laudato Si’ è una sintesi feconda delle prospettive che potrebbero rilanciare l’azione dell’uomo per affrontare con intelligente prospettiva i problemi che oggi si sperimentano sulla Terra, casa comune con la quale intessere un rapporto di sorella e di madre. Ne scaturisce, spontanea, la protesta per l’uso irresponsabile che se ne sta facendo. Francesco parte da questa considerazione per indirizzare l’enciclica a tutti gli uomini e non solo ai cristiani perché nulla del mondo può essere indifferente quando si affronta il problema ecologico. I contenuti del documento non sono rivoluzionari; a partire da Paolo VI tutti i pontefici hanno affrontato il tema. Egli sottolinea che chi ha responsabilità deve essere guidato dalla stessa preoccupazione; non un parolaio romanticismo irrazionale, ma stupore e meraviglia per superare atteggiamenti da dominatore, comportamenti da consumatore, egoismi da sfruttatore incapace di porsi limiti.
Il papa cita come esempio la povertà di frate Francesco, il quale non pratica solo ascetismo esteriore, ma perviene a un radicale atteggiamento verso le creature e le cose non considerandole mero oggetto di uso e dominio. L’appello tende a unire tutta la famiglia umana perché s’impegni a realizzare uno sviluppo sostenibile e integrale. Ne deriva la riconoscenza verso chi lotta contro il degrado ambientale rispondendo positivamente all’anelito dei giovani malgrado la diffusa esperienza di uno sforzo frustrato dal rifiuto dei potenti e dall’indifferenza di tanti, mentre da più parti si cerca di negare il problema cedendo alla comoda rassegnazione o dando spazio alla cieca fiducia in ipotetiche soluzioni tecniche. Constatata l’intima relazione fra i poveri e la fragilità del pianeta, papa Francesco sollecita tutti a sentirsi parte di un mondo connesso e, di conseguenza, ricercare altri modi per intendere l’economia e il progresso per non dimenticare il valore intrinseco delle creature. A chi è alla ricerca di senso egli indica una convincente prospettiva per rinsaldare la responsabilità della politica a livello internazionale e locale perché s’impegni a superare la cultura dello scarto e ricercare un nuovo stile di vita.
Una formidabile guida in questo sforzo ermeneutico, pastorale, culturale e di misericordiosa carità la forniscono i quattro principi ai quali papa Francesco si richiama nel suo operare dopo un attento discernimento di sapore ignaziano. Profondamente consapevole che il tempo sia più importante dello spazio, che l’unità debba sempre prevale sul conflitto, che la realtà dell’uomo sia senz’altro più importante delle idee, egli ritiene il tutto della Ecclesia senz’altro maggiore delle sue parti; trae tali convincimenti dall’attenzione che ha sempre prestato alle basilari intuizioni dei fedeli, il popolo fedele. Non ha esitato a sostenere questi concetti in un famoso discorso a Buenos Aires invitando a guardarsi da “coloro che pretendono di distillare la realtà in un’idea, gli intellettuali privi di talento, i moralisti sgarbati”. Per Francesco la Chiesa è un cantiere sempre aperto; egli considera questa funzione un precipuo dovere del ministero petrino per crescere, come ha sollecitato il Vaticano II raccomandando collegialità e pratica sinodale per un più adeguato equilibrio delle responsabilità di vertice interrogandosi anche il sensus fidei dei laici.