Il Giorno della memoria delle vittime del terrorismo
“La conoscenza e la comprensione della storia, dichiara il Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, sono indispensabili per salvaguardare la democrazia”. Il Giorno della memoria ricade in occasione dell’anniversario dell’uccisione di Aldo Moro. P Un politico “scomodo”, giurista e accademico italiano. Il suo nome si ricorda tra i fondatori della Democrazia Cristiana. Le vittime del terrorismo non sono numeri, ma persone; sono persone strappate alla vita e all’affetto dei loro cari. Onorare e celebrare il loro ricordo è un dovere morale, ma anche un richiamo ai valori di giustizia e libertà che hanno ispirato la loro esistenza e che sono alla base del nostro vivere, della nostra democrazia.
Il Giorno della Memoria è una ricorrenza internazionale, celebrata il 27 gennaio di ogni anno come giornata per commemorare le vittime dell’Olocausto. È stato così designato dalla risoluzione 60/7 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite del 1º novembre 2005 durante la 42ª riunione plenaria. Altra cosa è la ricorrenza del 9 maggio. Il Parlamento italiano ha identificato il 9 maggio quale “Giorno della memoria per ricordare tutte le vittime del terrorismo, interno e internazionale e delle stragi di tale matrice”. E’ un fare memoria per altra ragione. Vale uguale. Ha lo stesso spessore il nostro rievocare. Un necessario distinguo per evitare confusione.. Torna utile riproporre alla riflessione un pensiero particolarmente significativo e pertinente di Manlio Milani: “Si può uscire dalla propria vita e restare vivi anche di fronte al colpevole, purché capaci di guardare alla sua umanità, alle ragioni della sua storia, non per condividerla o giustificarla, ma nemmeno per dimenticarla. Semplicemente per determinare quella condizione che permetta di posare lo stesso sguardo sulle stesse vicende per comprendere quelle atrocità, per cogliere la ragioni di quelle scelte e per non restare chiusi nella logica del rancore e della rivalsa.” Patrizio Bianchi ha preso parte alla Cerimonia di commemorazione del “Giorno della Memoria” dedicato appunto alle vittime del terrorismo e delle stragi, tenutasi ieri presso Palazzo Montecitorio. Erano presenti, fra gli altri, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il Presidente della Camera dei deputati, Roberto Fico, la Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati. La Cerimonia è iniziata con l’esecuzione dell’Inno nazionale da parte del Liceo musicale “Farnesina” di Roma. All’intervento del Ministro Bianchi, hanno fatto seguito quelli del Presidente della Camera e del Presidente del Senato. A seguire la proiezione di un video Rai rievocativo degli episodi di terrorismo ricordati durante la Cerimonia. Si sono succedute toccanti testimonianze a partire da quella di Mario Calabresi, figlio di Luigi, Luigina Dongiovanni, nipote di Franco, carabiniere deceduto nella strage di Peteano, Maria Cristina Ammaturo, figlia del Vice Questore Antonio, e Marina Orlandi, vedova di Marco Biagi. Sono intervenuti lo storico Angelo Ventrone e gli studenti Luca Contini, dell’Istituto di istruzione superiore “Roberto Rossellini” di Roma e Martina Spangher, del Liceo “Laura Bassi” di Bologna. In chiusura, l’esecuzione dell’Inno alla gioia da parte del Liceo musicale “Empedocle” di Agrigento. “La conoscenza e la comprensione della storia, ha dichiarato il Ministro Bianchi, sono indispensabili per salvaguardare i valori e i fondamenti della nostra democrazia. Per questo la legge che ha istituito il Giorno della memoria che celebriamo oggi, in occasione dell’anniversario dell’uccisione di Aldo Moro, ha previsto il coinvolgimento delle scuole: studentesse e studenti devono infatti poter conoscere la storia e le vicende delle donne e degli uomini che hanno perso la vita per colpa della violenza cieca e, attraverso di loro, le pagine buie della storia del nostro Paese che non vogliamo si ripetano mai più. La scuola è il luogo in cui si forma la coscienza civile del nostro Paese”. Il Giorno della memoria ricade occasionalmente, come precisato da Bianchi, in occasione dell’anniversario dell’uccisione di Aldo Moro. Di Aldo Moro, 44 anni or sono, veniva trovato il cadavere in Via Caetani, a Roma. Moro è stato politico, giurista e accademico. Il suo nome si ricorda tra i fondatori della Democrazia Cristiana e suo rappresentante alla Costituente, ne divenne prima segretario e poi presidente; fu Ministro della Giustizia, della Pubblica istruzione e per quattro volte Ministro degli Esteri. Moro fu ucciso perché scomodo. I quotidiani dell’epoca focalizzarono l’attenzione anche sulle dinamiche di sua moglie, restata vedova. Eleonora Crivelli, si attivò in una feroce protesta contro i sostenitori della “linea della fermezza”. Specialmente il segretario della Dc Benigno Zaccagnini, l’allora presidente del Consiglio, Giulio Andreotti, e il ministro dell’Interno, Francesco Cossiga. Protestò partecipe ai funerali degli uomini della scorta, trucidati nel blitz delle Brigate rosse in via Fani. Non volle funerali di Stato per suo marito. Questa la sua audace dichiarazione: «Quella gente desiderava eliminarlo perché era scomodo. La gente scomoda sta dalla parte della giustizia e della verità. E poi c’è da dire che tutti avevano una paura terribile perché lui sapeva tutto di tutti, e quindi si sentivano sotto un riflettore che li inquadrava. Purtroppo non avevano capito che Aldo non avrebbe mai fatto del male a qualcuno se non fosse stato necessario per il bene comune». Resta ancora oggi di grande intensità e ragione di commozione la struggente lettera d’amore di Aldo Moro, destinata a sua moglie e ai suoi figli: “Mia dolcissima Noretta, dopo un momento di esilissimo ottimismo, dovuto forse ad un mio equivoco circa quel che mi si veniva dicendo, siamo ormai, credo, al momento conclusivo. Non mi pare il caso di discutere della cosa in sé e dell’incredibilità di una sanzione che cade sulla mia mitezza e la mia moderazione. Certo ho sbagliato, a fin di bene, nel definire l’indirizzo della mia vita. Ma ormai non si può cambiare. Resta solo di riconoscere che tu avevi ragione. Si può solo dire che forse saremmo stati in altro modo puniti, noi e i nostri piccoli. Vorrei restasse ben chiara la piena responsabilità della D.C. con il suo assurdo ed incredibile comportamento. Essa va detto con fermezza così come si deve rifiutare eventuale medaglia che si suole dare in questo caso. E’ poi vero che moltissimi amici (ma non ne so i nomi) o ingannati dall’idea che il parlare mi danneggiasse o preoccupati delle loro personali posizioni, non si sono mossi come avrebbero dovuto. Cento sole firme raccolte avrebbero costretto a trattare. E questo è tutto per il passato. Per il futuro c’è in questo momento una tenerezza infinita per voi, il ricordo di tutti e di ciascuno, un amore grande, grande carico di ricordi apparentemente insignificanti e in realtà preziosi. Uniti nel mio ricordo vivete insieme. Mi parrà di essere tra voi. Per carità, vivete in una unica casa, anche Emma se è possibile e fate ricorso ai buoni e cari amici, che ringrazierai tanto, per le vostre esigenze. Bacia e carezza per me tutti, volto per volto, occhi per occhi, capelli per capelli. A ciascuno una mia immensa tenerezza che passa per le tue mani. Sii forte, mia dolcissima, in questa prova assurda e incomprensibile. Sono le vie del Signore. Ricordami a tutti i parenti ed amici con immenso affetto ed a te e tutti un caldissimo abbraccio pegno di un amore eterno. Vorrei capire, con i miei piccoli occhi mortali, come ci si vedrà dopo. Se ci fosse luce, sarebbe bellissimo. Amore mio, sentimi sempre con te e tienimi stretto. Bacia e carezza Fida, Demi, Luca (tanto anto Luca) Anna Mario il piccolo non nato Agnese Giovanni. Sono tanto grato per quello che hanno fatto. Tutto è inutile, quando non si vuole aprire la porta. Il Papa ha fatto pochino: forse ne avrà scrupolo”.
Aldo Moro resta uno dei tanti ricordi, uno tra quelli indimenticabili. Altre stragi, altre vittime, altre sofferenze, altri dolori si sommano nella storia più prossima. Dice bene Ettore Rosato quando ricorda i morti senza numeri, ma nel ruolo della funzione affettiva familiare e sociale: “Quando parliamo di vittime del terrorismo non parliamo di numeri, ma di donne e di uomini, di figli, di padri e madri, di persone strappate alla vita e all’affetto dei loro cari. Onorare e celebrare il loro ricordo, nella data in cui ricorre l’anniversario del barbaro assassinio di Aldo Moro da parte delle Br e di Peppino Impastato, ucciso dalla mafia, non è solo dovere morale, ma anche un richiamo a quei valori di giustizia e libertà che hanno ispirato la loro esistenza e che sono alla base del nostro vivere, della nostra democrazia Valori che oggi più che mai devono essere difesi nella consapevolezza che il cammino della legalità è un dovere civico e morale che nessuno di noi deve dimenticare”.
Emilio La Greca Romano