di Ermanno Corsi Il meridionale e meridionalista Roberto Napoletano,direttore del “Sole-24 ore”, racconta,quasi con emozione,che durante un incontro a Cernobbio (Villa d’Este), si è parlato molto del Cilento. Uno dei partecipanti, scrive, “mostra un portafoglio in pelle di bufalo comprato a Capaccio Scalo, a due passi da Paestum”. A sua volta il filosofo della ‘decrescita felice, Serge Latouche, aggiunge: “Che bello Capaccio Scalo, Paestum, San Marco di Castellabate: questo è un Paese caotico, ma dove si vive bene, dove ci sono oasi come il Cilento”. Il direttore del più importante nostro quotidiano economico, non vuole essere da meno e ritorna con il cuore “tra Giungatelle, Ogliastro Marina e Punta Licosa, natura viva e stagioni estive intense con la mia famiglia negli anni del liceo e anche dopo”. Le cronache di questi giorni non sono affatto avare di citazioni riguardanti la parte meridionale della vasta provincia salernitana. In una foto si vede “il signor Vannulo davanti a un computer che misura la quantità di latte che esce dalle mammelle delle bufale della sua tenuta”. In altri articoli dedicati al Vinitaly si citano le Cantine Barone di Rutino e si commenta che anche il Cilento incomincia ad avere nuovi protagonisti vitivinicoli rispetto a quelli storici. E ancora: tra la Campania e la Lombardia siglato un patto in difesa dei “prodotti sicuri” (per noi, che viviamo a ridosso della terra dei fuochi e in una regione dove l’emergenza ambientale non è mai rientrata, questo patto è un atto di fiducia tra nord e sud, quindi molto positivo). Per concludere, la pizza napoletana viene candidata all’Unesco come patrimonio immateriale dell’umanità: un atto che preluderebbe alla definitiva tutela giuridica della Dieta Mediterranea. Allora, visto che il “gastronauta” (il collaudato navigatore tra saperi e sapori) scende sempre più al Sud e sembra volersi stabilire preferenzialmente nel Cilento, qui (e nel Vallo di Diano, Alburni compresi) non ci sono più problemi e non resta che vivere felici?. Attenzione:proprio da Cernobbio viene l’avviso che “crescono solo quelli che esportano”. Quelli che non lo fanno sono destinati “a tornare nella campagna” cioè a un’economia agricola di modesta sopravvivenza. Al contrario, il Cilento, il Vallo e gli Alburni hanno molte, giustificate ambizioni. Ma se davvero l’alimentazione si candida a settore primario e strategico dell’economia, ci sono problemi (ambiente, territorio, trasporti) che vanno risolti a monte. Per sostenere adeguatamente coloro che esportano, e intendono conquistare spazi sempre più ampi sui mercati non solo nazionali,i collegamenti (cielo,mare,terra) sono fondamentali. Importante è, per l’intero Mezzogiorno e la Campania in particolare, la rimodulazione del programma ferroviario e autostradale previsto dal Governo. Oggi i treni Salerno-Reggio Calabria vanno a un solo binario. L’alta velocità non esiste. Se Cristo si fermò a Eboli, le ferrovie si fermano molto prima. Occorrono treni meno usurati e percorrenze dimezzate. Per fortuna il tempo incomincia ad essere un valore anche al Sud. Così per l’autostrada Salerno-Reggio Calabria in vista del corridoio Bruxelles-Palermo. E’ una storia singolare. Si parte nel 1964 e nel 1972 l’opera è completata. L’allora presidente del Consiglio, Amintore Fanfani, decide che, per riguardo al Mezzogiorno, il transito è senza pedaggio. Bene. Ma col tempo le due strette corsie e la mancanza di quella d’emergenza, determinano interruzioni, incidenti e ingorghi. Negli anni Ottanta se ne decide l’ammodernamento. Per dieci anni non si fa niente, tanto che interviene d’autorità la Commissione europea. Si mette allora mano all’ampliamento con le tre corsie e quella d’emergenza (là dove è possibile). Lavori, in alcuni tratti, di alta e imponente ingegneria edile. Però si sballa clamorosamente sui tempi. Prima si fissa la data del 2003 per la “consegna dei lavori”, poi si sposta l’asticella al 2008, quindi al 2013. Niente di niente. La nuova data viene ora fissata al 2016. Non sembra inutile chiedersi: ma quanti danni sono stati arrecati da tempi così lunghi? Con le elezioni del 31 maggio nascerà, in Campania, la “nuova” Regione. Sarà all’altezza dei problemi che l’attendono? Non siamo assolutamente disposti ad affidare ai posteri l’ardua risposta.
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