Nella rete delle Certose Europee, quella di Padula rappresentava un polo importante e i contatti erano pressoché continui.
Fondata nel 1306 grazie alla munificenza di Tommaso Sanseverino, figlio di Teodora d’Aquino (sorella di San Tommaso), e dedicata a San Lorenzo, la Certosa accolse nel silenzio delle sue mura i monaci di San Brunone, dediti alla preghiera e alla contemplazione nel silenzio. Se si escludono gli anni del Decennio Francese nel regno di Napoli (dal 1806 al 1815) i Certosini vi dimorarono fino al 1866 quando, a seguito della soppressione di alcuni ordini monastici, il cenobio fu annesso ai beni demaniali. Iniziava per la Certosa il periodo più brutto dei suoi settecento anni di storia: eppure il saccheggio continuo di tante opere d’arte ed il suo utilizzo come campo di prigionia durante le due guerre mondiali del XX secolo non ne hanno minimamente intaccato la maestosità.
La splendida facciata barocca, la Chiesa con il portale in cedro del Libano e con i suoi capolavori del barocco, il preziosissimo coro ligneo, la sala del tesoro, il refettorio, le cucine, la tomba del fondatore, l’appartamento e la biblioteca del priore, a cui si accede attraverso una scala a chiocciola di straordinaria fattura, lo scenografico scalone che porta alla passeggiata coperta, realizzato nel 1761 dall’architetto Gaetano Barba, le colonne del chiostro (il più grande d’Italia), le celle, le cantine, il cimitero antico ed i giardini mantengono tutto il loro fascino e la loro bellezza.
Il rilancio della Certosa è iniziato dopo il terremoto del 23 novembre 1980 allorquando fu istituita la Soprintendenza ai Beni Ambientali, Architettonici, Artistici e Storici di Salerno: oltre ad importanti lavori di restauro la Certosa ha ospitato tantissime iniziative di notevole spessore culturale (corsi di restauro, seminari organizzati dall’Università di Salerno) e mostre d’arte come quella su Paestum e la memoria moderna del dorico (allestita anche a New York ed a Mosca), quella sulle opere del ricco patrimonio D’Avalos (Fulgidi amori, ameni siti e perigliose cacce), quella su Andrea da Salerno nel Rinascimento meridionale, e le tre mostre dedicate a La Certosa, il Vallo ed il Cilestro ritrovati.
Dall’arte di ieri all’arte contemporanea: nell’ultimo periodo, infatti, la Certosa ha ospitato, non senza polemiche legate alla opportunità di portare in Certosa l’arte moderna, mostre d’arte contemporanea che hanno visto la presenza a Padula di artisti che, su invito del direttore artistico Achille Bonito Oliva, hanno realizzato in loco le opere per manifestazioni come Le Opere e i Giorni, Ortus Artis e, recentemente, Fresco Bosco.
Non va poi sottovalutata l’importanza del Museo Archeologico della Lucania Occidentale (istituito nel 1957 dall’Amministrazione Provinciale di Salerno) dove sono custodite testimonianze di millenni riportate alla luce nel Vallo di Diano.
***
Da quando i Certosini hanno lasciato Padula uno strano destino sembra essersi abbattuto sul cenobio padulese. Diciamo la verità: le diverse autorità che se ne sono occupate, spesso in polemica tra loro, non sono riuscite a dargli un nuovo ruolo ed una funzione ottimale; ancora oggi ognuno ritiene di avere la ricetta giusta che, però, è portatrice di idee diverse rispetto a quelle di altri.
E allora è legittimo chiedersi: quale futuro attende la Certosa? E che fare per assicurarle un futuro degno del suo valore e dei suoi antichi fasti, anche in considerazione del fatto che da anni fa parte del patrimonio UNESCO e, quindi, è patrimonio mondiale da salvaguardare? Il compito non tocca a chi scrive. Ritenendo che il futuro della Certosa ruoti intorno alla destinazione d’uso, pur senza entrare nel merito chi scrive può dare un piccolo aiuto attingendo proprio alla storia della Certosa. Basterà ricordare le parole di Ruggiero Bonghi, storico, filologo ed uomo politico della Destra storica nonché ministro della Pubblica Istruzione dal 1874 al 1876 (ancora oggi molti ritengono sia stato uno dei migliori, se non proprio il migliore ministro della P.I.).
Nel 1888 Ruggero Bonghi visitò la Certosa su invito dell’on. Giovanni Camera quando era già avviato il dibattito sul futuro del monumentale complesso. Queste le sue parole: ”Facciamoci a dirlo chiaro; edifici così vasto non si mantengono checché vi si spenda se non si usano”. Sono parole di straordinaria attualità delle quali bisognerebbe tenere conto, magari evitando inutili polemiche che certamente non faranno il bene della Certosa il cui futuro dipenderà dall’uso che le sarà riservato.