di Bartolo Scandizzo
Rafforzare l’identità del territorio dell’area parco. Darsi una strategia per invertire la tendenza del decremento demografico. Coordinare le azioni di promozione tra i soggetti pubblici e coinvolgere i portatori d’interesse privati operanti nel campo del turismo e agricolo senza trascurare il mondo dell’associazionismo no profit.
Sono titoli che andrebbero riempiti di contenuti ben comprensibili ai protagonisti e, soprattutto, all’opinione pubblica che ha tutto il diritto di sapere e il dovere di accompagnare la crescita economica e sociale dell’intera area.
Ecco perché “Rafforzare l’identità del territorio dell’area Parco“ è la prima azione che dovrebbe metter in campo chi ha un ruolo di “classe dirigente” del territorio in tutte le sue articolazioni a cominciare da presidente dell’ente e dai sindaci degli 80 comuni che compongono il “parlamentino” dell’area vasta racchiusa nei confini del parco. Oggi, il brand Cilento ha una forza d’attrazione propria che il territorio si è conquistata nei circa 20 anni dall’istituzione dell’area protetta. È conclamato il fatto che l’area Parco è molto più “riconosciuta” fuori dai suoi confini che apprezzata al suo interno. Per cui, agire sulla leva comunicativa verso i cittadini che abitano i grandi e piccoli borghi è diventato un imperativo che non ammette più dilazioni per chi detiene il potere decisionale. Solo così il Parco Nazionale del Cilento, Diano e Alburni potrà ritrovare la sintonia necessaria con i suoi abitanti e ritrovarsi unito nell’affrontare la sfida del futuro.
Il secondo punto, “Darsi una strategia per invertire la tendenza del decremento demografico“, è direttamente connesso con il primo.
Infatti, come si può immaginare di fermare la fuga dalle aree interne se non si inverte la tendenza denigratoria che si sente in tanti bar o piazze dei borghi dove i cittadini si sentono sempre più abbandonati a se stessi?
Allo stesso tempo, come potrebbe essere possibile invogliare altri a venire a vivere nel nostro territorio se i primi a denigrarlo sono proprio quelli che la vivono quotidianamente?
Eppure, come non riconoscergli lo status di una terra “benedetta” da Dio per la sua bellezza e per la qualità della vita che da ogni parte ci invidiano?
Dopotutto, sia la forza attrattiva sia la capacità di imprenditori hanno già indicato la via giusta per andare oltre la condizione di insoddisfazione che sembra pervadere molti (ma non tutti) di chi abita il territorio del parco. Le situazioni positive anche come esempi di buona amministrazione sono innumerevoli; si tratta di portarle sugli scudi e indicarle ad esempi da seguire ai più scettici. Non sono pochi i sindaci che le conoscono e le sostengono. Ora si tratta di immaginare una regia unica per incastonare ogni tassello in un unico grande mosaico positivo che rappresenti al meglio la realtà territoriale incorniciata nell’area Parco.
Infine, è indispensabile “Coordinare le azioni di promozione tra i soggetti pubblici e coinvolgere i portatori d’interesse privati operanti nel campo del turismo e agricolo senza trascurare il mondo dell’associazionismo no profit.”
Il nuovo presidente del Parco, il nuovo direttore al Parco archeologico di Paestum, i nuovi dirigenti alla Certosa di Padula e all’area Archeologica di Velia, uniti ad un forte impegno da parte del presidente della regione Campania. Ecco i pilastri su cui costruire un imponente piano di promozione fuori e dentro i confini dell’Italia. Le risorse che la regione ha in animo di mettere in campo sono ingenti ma diventerebbero sterili momenti di promozione disarticolati e già ampiamente sperimentati se non inquadrati in un grande progetto organico che coinvolga gli operatori ed ogni portatore d’interesse.
Ma un progetto di comunicazione e promozione, per quanto grande, sarebbe destinato al fallimento se non avanzasse di pari passo con la costruzione e la rivitalizzazione delle infrastrutture necessarie che garantiscano accoglienza e servizi.
Per questo sembrano rassicuranti le intenzioni di Vincenzo De Luca che prevedono investimenti in infrastrutture pari a 200 mln di euro per l’area Cilento. Risorse destinate al sistema portuale, metanizzazione, viabilità, trasporti …
Il tempo ci darà conferme o smentite. In ogni caso, vale la pene di non farci trovare impreparati o, peggio ancora, ripiegati su noi stessi. Sarebbe un errore fatale se, quando la giostra che viaggia verso il futuro ci passerà accanto, non riusciremo a fare quel “salto” di qualità per salirci sopra.