Due specchi disposti uno di fronte all’altro, ci presentano immagini di un oggetto,di un paesaggio,di una persona… immagini che,teoricamente,si ripetono all’infinito; tali ridondanze appaiono una dentro l’altra,assumendo l’aspetto di ‘scatole cinesi’ o la sequenza di bambole russe (le ‘matrioske’). In realtà nessuno specchio riflette totalmente il 100% della luce, pertanto risulta impossibile la riflessione all’infinito. Le Scatole cinesi e, similmente, le Matrioske: Una scatola grande (una bambola grande) e, dentro, una scatola più piccola (e, dentro, una bambola più piccola); quest’ultima scatola contiene una scatola ancora più piccola (quest’ultima matrioska contiene una bambola ancora più piccola) e proseguendo … Analogo concetto, le scopiazzature palesi o velate ovvero i plagi di idee altrui; hanno l’aspetto delle immagini fornite da due specchi disposti frontalmente; oppure le sembianze di scatole cinesi; od ancora, la conformazione di matrioske: Vi è una miccia, un fuoco primordiale,poi tante fiammelle… che divampano, dunque l’incendio si propaga in forma sempre più estesa… Dunque, qualcosa di più o meno analogo accade per le creazioni musicali, letterarie, artistiche. Nello scorso numero trattammo di un poeta cantautore livornese, Piero Ciampi; i parenti del quale intentarono una causa al cantante Zucchero il quale aveva utilizzato una creazione di Ciampi: «Il mare impetuoso al tramonto,salì sulla luna e …» (a questo verso seguì l’altro verso) «dietro una tendina di stelle … se la chiavò»; beato lui (il mare) in questo piacevole connubio, ma in tale contenzioso venne riconosciuta la primogenitura del brano il cui autore, realmente, era Ciampi. Per inquadrare in termini più estesi tale tema, occorre far presente come sia più idoneo intendere una accezione generale del problema del plagio,che investe tutti i settori dell’Arte… Considerando l’arte musicale, a determinate idee, sonorità, motivi musicali e tonalità, corrispondono idee, sonorità e motivi musicali pressoché identici, quella che viene variata è la tonalità, ovvero l’esecuzione del branoutilizzando toni “più alti” (“squillanti”) oppure “più bassi”, maggiormente attenuati;in effetti la storia della Musica ha registrato e registra tuttora procedure legali ancora in corso, scatenate intorno alla primogenitura di brani famosi. Plagi e clamorose verità auree nascoste: ‘La Marsigliese’ fu parto della creatività del compositore italiano Giovan Battista Viotti (1755-1824). Venne creata nel 1781, undici anni prima della composizione di Claude De Lisle (1760-1836),uno spartito musicale lo ha dimostrato. «L’inno francese è stato copiato da un brano del compositore vercellese Giovan Battista Viotti che risale al 1781.Ascoltando il “Tema e variazioni” in do maggiore del compositore Giovan Battista Viotti, ci sono pochi dubbi:la celebre melodia della ‘Marsigliese’ è un plagio musicale».(Tratto da un articolo di Riccardo Lenzi, apparso su L’Espresso, 9 /5/ 2013). A chi non è nota ‘Tanti auguri’? È forse la canzone più celebre al mondo, conosciuta in tutti i continenti, ad essa è correlato uno dei casi legali più controversi della storia della Musica; fu composta nel 1889 dalle sorelle Patty e Mildred Smith, nel 1935 l’etichetta Warner perse la causa intentata da una delle eredi:la major musicale aveva guadagnato decine di milioni di dollari con lo sfruttamento del brano. Accuse di plagi,battaglie finite in tribunale, copie clamorose, brani incriminati, autori dei quali giurano di non aver copiato: se si desse ascolto e credito a questi ultimi, probabilmente il plagio sarebbe un termine inesistente su ogni vocabolario della lingua italiana. Altri magnifici attori mancati degni di Premio Oscar cinematografico Hollywoodiano; considerando il delicato, tragico tema del femminicidio, sono i criminali che si macchiano di orrendi delitti e poi recitano, interpretando il ruolo di candidi fanciulli. Cambiando decisamente prospettiva, propongo alcune mie elaborazioni, cedendo lo scritto a due raffinati presentatori televisivi cilentani, Guido Carione e Giacomo Giuliano, con i quali spesso ho interagito, essendo stato ospite in diverse trasmissioni culturali da loro condotte, presso emittenti televisive di Salerno e Provincia.
«Giuffrida Farina, inventore, compositore, artista poliedrico. Non basterebbe forse un’intera pagina per definire questo incredibile ingegnere elettrotecnico Coperchiese con l’hobby per le invenzioni. È certamente un personaggio fuori del comune che ambisce ad essere ricordato dai posteri quale ideatore dell’”Homo Videns”, riferito ad un’idea di televisione generatrice di una nuova dimensione umana. Giuffrida negli anni ha saputo occuparsi di sperimentalismo letterario, pittorico e scultoreo connettendo svariate arti col denominatore comune della matematica. Ha pubblicato cinque libri, composto oltre cinquecento opere musicali inventandosi le “musiequazioni”e la “pittomatematica”.
Ha creato le immagini senza l’ausilio della macchina fotografica, i bagliori a luce blu/elettrica, le microscintille inforgabbiate… C’è da aggiungere altro? Sì, ed è questo: un personaggio così, col suo genio, te lo immagineresti un po’ lunatico, ombroso, schivo, preso dal suo ego, quasi inavvicinabile. Niente di più sbagliato. Ammetto di aver conosciuto poche persone così gentili, affabili ed aperte al confronto. Giuffrida, insomma, come uomo d’altri tempi, capace di sorprenderti in qualsiasi momento con la sua fervida intelligenza. C’è da scommettere che si parlerà ancora molto di lui.
I posteri sono avvisati!». (Guido Carione). «Ospitai Giuffrida Farina una quindicina di anni or sono in una mia trasmissione televisiva, e il personaggio mi colpì immediatamente. Intanto mi accorsi da subito che egli appartenesse alla categoria dei geni, e che, con quell’aria trasognata, rientrasse nella sottocategoria dei geni incompresi. Il vero genio lo trovi di solito fra certe tipologie di scienziato oppure fra certe tipologie di artista. Farina sembrava avere un’altra peculiarità, direi quasi introvabile: era al tempo stesso scienziato ed artista. Mi presentò timidamente in televisione le sue opere di arte totale, con una musica che si azionava da una tela ricca di colori su cui erano scritte poesie. Alcune delle opere figurative erano delle fotografie realizzate senza macchina fotografica (ancora oggi ne ignoro il metodo …). Le sue musiche venivano composte in funzioni ed equazioni matematiche e poi tradotte in flussi di note. Soprattutto, con due decenni di anticipo, lui aveva presagito profeticamente una società telematica che avrebbe condizionato l’uomo trasformandolo in “homo videns”. Ma proprio quelle sue teorie furono inopportunamente divulgate, finché, a suo dire, un noto intellettuale non le fece proprie in un libro che peraltro ebbe successo. Giuffrida gridò al plagio (Farina … del suo sacco?), e il genio sregolato assunse per un attimo le sembianze di normale uomo. L’orgoglio dell’autore gli fece infatti provare ed esprimere comuni sentimenti di umana insofferenza. Ho richiamato Farina dopo alcuni anni in un nuovo contesto televisivo. Ho scoperto con gioia che gli è rimasto intatto il suo estro, con la genialità irripetibile delle sue opere totali. E se è vero che la matematica non è un’opinione, ho anche ritrovato l’“opinione” della matematica nella sua più straordinaria personificazione.Ma quel disagio lamentato di un presunto plagio all’epoca subito, che aveva portato il genio a ritornare uomo, si era nel tempo trasformato proprio in questa ipotesi di bel libro, di cui ho subito potuto leggere in anteprima la bozza. So di certo che per lui questo libro non rappresenta solo un’accurata ricerca, ma anche una catarsi, proprio per rimanere inconsapevolmente genio incompreso. L’unico problema è che tutti questi casi di plagio da lui mirabilmente scovati nell’immaginario della storia e raccontati quasi come a ridare un vero riscatto a tutti, dopo il sopruso subito, dobbiamo leggerli comein un romanzo, in quanto non devono aprire troppo la mente nel senso del giusto, e ciò proprio perché un vero genio è tale se rimane incompreso.E la storia, come ieri, così oggi e domani, sarà sempre fatta da uomini tanto geniali da poter cambiare il mondo e tanto incompresi da non cambiare mai se stessi, come il nostro eclettico, ermetico, estroso Giuffrida». (GiacomoGiuliano). Il mio “grazie” al direttore Scandizzo ed ai giornalisti televisivi, per aver divulgato le mie elaborazioni.Ne propogo alcune: nella prima, io e Giacomo, in versione giovanile; poi vi sonoil valente violinista Felice D’Amico e Guido; infine, l’interpretazione del fenomeno fisico della ‘riflessione totale’, ispiratami da una conversazione con lo scrittore Franco Pastore.