Senza fare molto chiasso e senza che nessuno se ne accorga, le tecnologie moderne stanno facendo scomparire, da rivendite di giornali, bar, tabacchini e hall di alberghi, un prodotto che, sino al loro arrivo, erano una caratteristica del comunicare e del nostro vivere da turisti e non. Parliamo delle cartoline illustrate, quei poco ingombranti rettangoli di cartoncino sui quali era stampata, per lo più, la località dove esse erano in vendita, oppure erano veicolo di propaganda industriale, di messaggio sociale e turistico. Insomma con il telefonico, con relativa macchina fotografica incorporata, a portata… di mano di ognuno, la cartolina illustrata sembra non essere più nel novero delle cose da acquistare quando si va in vacanza: basta, infatti, una inquadratura, un clic e l’invio immediato alla persona cui si vuol far giungere il luogo dove si sta trascorrendo la vacanza. Basta con “panorama di…”, “saluti da..” “a…sono stato e a te ho pensato” e altre banalità prestampate su quei pezzi di cartoncino prima in bianco nero, poi colorati sul negativo e infine stampati in quadricromia! Roba d’altri tempi…
Certo! Ma quanto fascino racchiudevano quelle immagini e quanta emozione davano quando giungevano… Senza contare il messaggio che esse contenevano, tanto che la varietà di quelle immagini è infinita.
In presentazione del volume “Salerno, uno sguardo sul passato” a cura di Gerardo Carnevale, edito dalla casa editrice salernitana Bibliosteca nel dicembre 1993, Il compianto Mons. Arturo Carucci, storico attento, scriveva: «La storia di una città, di una nazione, di un popolo non può essere affidata solo ai capitoli di un testo. Talvolta gli autori la presentano con punti di vista propri, con impressioni personali, quando non vi aggiungono leggende e dicerie, che non fanno altro che accentuare il dubbio sulla credibilità di quanto è scritto. La storia non può essere in contrasto con la realtà. Ha bisogno, perciò, di essere confortata dalla testimonianza di monumenti e di panorami per inquadrare nelle opere e nei luoghi quanto lo scrittore ci porge». Da qui il passo verso una panoramica di vecchie cartoline è breve e di fronte a certe immagini non servono commenti: quasi sempre bastano le didascalie editoriali. Lo stesso Gerardo Carnevale in premessa del volume, con testo “muto” ma ricco di immagini, scrive: «Le vecchie cartoline sono come delle finestre che si aprono e si chiudono velocemente e che ti fanno intravedere per un attimo un mondo che va scomparendo». Proprio così! Un mondo che va scomparendo, del quale loro, prodotti ritenuti ormai sorpassati, relegati nella soffitta dei ricordi (per chi ancora può ricordare l’emozione per l’arrivo di una cartolina) rappresentano una testimonianza visiva dei cambiamenti urbani, sociali, culturali paesaggistici, senza contare che erano veicolo di promozione anche commerciale. Basti pensare che una bella cartolina con al centro un panorama di Salerno, realizzata in stile “stile Liberty” fu emessa dalla “Banca Salernitana – società anonima fondata nel 1884 – Salerno”. Da quella cartolina si apprende che la banca, di cui si è persa completamente memoria, aveva filiali ad Angri, Battipaglia, Castellabate, Eboli e Pontecagnano. E sempre sotto il profilo commerciale interessante appare una edizione della R. Stamperia Beraglia che propone lo stabilimento di Fratte della “Acque Minerali Gatto – carbonica – bicabornata – alcalino – ferrosa – ferruginosa e manganesifera”. Acque minerali, divenute in seguito Vitolo-Gatti, che hanno fatto storia a Salerno. Quindi la cartolina non era solo panoramica o turistica, ma si faceva anche veicolo di promozione o di propaganda, come quella che nell’Anno Santo 1925 ricorda il “Concilio Plenario Salernitano-Lucano, Congresso Eucaristico Regionale”.
Attraverso le cartoline di Salerno si può vedere come è cambiato il porto, una volta brulicante di operai dei cantieri navali (scomparsi da tempo), con la vicina spiaggia di Santa Teresa (la spiaggia dei salernitani) e la zona dei bagni, posta in fondo sotto la roccia su cui poi è sorto l’Hotel Baia; si noterà, inoltre, che il lungomare non esisteva e il mare batteva a ridosso della strada che ancora oggi transita avanti Palazzo S. Agostino; solo successivamente si aggiunse la linea ferroviaria che dalla stazione giungeva al porto e la linea tramviaria che saliva verso Vietri e i territori dell’entroterra metelliano.
E cosa dire di quella dell’89° Reggimento Fanteria – Brigata Salerno, stampata due diversi esemplari, forse appannaggio esclusivo dei militari di leva da spedire ai loro cari. Una delizia per i collezionisti! Si, perché le cartoline illustrate sono state un vero e importante filone del collezionismo ed oggi è grazie ai collezionisti se ancora si riesce a dare uno sguardo sul passato attraverso il lavoro di fotografi professionisti che inquadravano con attenzione e arte scorci di città e paesi, angoli suggestivi, slarghi deliziosi e avvenimenti particolari. Se non ci fossero stati loro, in quell’11 ottobre 1911, a immortalare con scatti l’adunata dei soldati del 63° Fanteria schierato prima della partenza per Tripoli dal porto di Salerno, oggi neanche lo avremmo saputo.
Spostando lo sguardo sulla Costiera Amalfitana si scopre quanto fosse selvaggia: Amalfi dell’anno 1900 era ancora priva degli splendori turistici, così come Positano dove l’Hotel Margherita praticamente sorgeva tra le rocce. E a Vietri le ciminiere della prestigiosa Vetreria Ricciardi erano simboli di una comunità operosa.
Senza contare gli splendidi interni di chiese, dove non sono mancati i cambiamenti; quanti, infatti, ricordano che nella Cattedrale di Salerno vi era una iconostasi in ferro artistico all’altezza del pulpito? Ecco le testimonianze di un passato esistente nei decenni ormai lontani da noi e oggi ancora visibile.
Intorno a questa produzione di immagini fiorirono numerose case editoriali, tra cui quella dei Fratelli Lauretano, importante per la qualità della stampa molto curata, e quella del più prolifico stampatore di cartoline su Salerno e provincia, Vincenzo Cataneo.
“Tiempe belle ‘e ‘na vota” si dirà richiamando la famosa canzone napoletana di Vincenzo Valente e Aniello Califano del 1916. Ma a sfogliare un album di vecchie cartoline certamente gli anziani saranno percorsi da un piccolo fremito di nostalgia e i giovani, dal canto loro, saranno sorpresi nel vedere antichi aspetti della loro città o del loro paese, belli o brutti che siano.
Cartoline di un tempo che fu, certamente, ma erano tempi in cui i ragazzi erano felici di giocare con un cavalluccio di legno o con i soldatini di latta e non avevano il tecnologico tablet, i giovani erano soddisfatti di non essere disoccupati e non avevano la movida, gli anziani di sentirsi principi nella propria casa con i figli e i nipoti accontentandosi, tutti, del poco che si aveva… perché non era conosciuta la sfrenata bramosia del sempre di più.
Vito Pinto