Il Digitale piace agli italiani
“Dobbiamo ripensare il digitale, ritiene il Ministro Bianchi, come strumento per lo sviluppo. Occorre investire su strumenti che facilitano la nostra vita. Fondazione Italia Digitale è un momento di riflessione e di suggerimento di politiche per andare oltre la pandemia”. Una indagine assicura che la svolta digitale c’è e piace agli italiani, che la considerano affidabile, sicura, da sostenere e ampliare. Lo Smart Working è abitato dalla tecnologia del digitale. “Promosso a larga maggioranza lo smart working, ora gli italiani chiedono un grande piano di cultura digitale che parta da due obiettivi: semplicità di utilizzo e sicurezza”. Non si possono sposare idee preconcette, grette e ristrette, con rischiosi tuffi in un mare medievale, quando ormai nel Terzo millennio i linguaggi e l’agire sono giustamente innovati e mutati.
Il mondo contemporaneo richiede, in termini di soddisfazione di bisogni del consumatore, un compito indiscutibilmente più impegnativo a fronte del passato. La consapevolezza, l’informazione e l’interesse verso l’innovazione indirizzano intorno a precisi acquisti. Questo dato connesso alla domanda di costante incremento del livello di personalizzazione dei prodotti, inducono a concentrarsi su aspetti di assoluta originalità. E’ necessario assumere e consolidare un comportamento competitivo verso i concorrenti. Una dinamica necessaria a garanzia della sopravvivenza. Steve Jobs sosteneva che “È la capacità di innovare che distingue un leader da un epigono”. Conferma che la ricerca e l’ elaborazione di soluzioni innovative, tramite lo svolgimento di efficaci ed efficienti processi di sviluppo, soddisfano i bisogni della clientela. Non può passare sotto silenzio l’avanzamento tecnologico nel contesto contemporaneo, l’innovazione strumentale grida forte!. A sostegno della promozione e del favore e dell’esecuzione dell’attività produttiva la tecnologia innovata assume un ruolo fondamentale. Non si può affatto prescindere dalla strumentazione digitale. Le fasi di sviluppo sono state e sono soggette a un moto innovativo e rivoluzionario. Tanti benefici derivano dall’introduzione di questi specifici sistemi nel corso dello svolgimento dei processi. Il Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, sostiene che “Dobbiamo ripensare il digitale come strumento per lo sviluppo. Occorre investire su strumenti che facilitano la nostra vita. Fondazione Italia Digitale è un momento di riflessione e di suggerimento di politiche per andare oltre la pandemia”. Una indagine a cura della Fondazione Italia Digitale assicura che la svolta digitale c’è e piace agli italiani, che la considerano affidabile, sicura, da sostenere e ampliare. La ricerca porta la firma di Livio Gigliuto, un membro del cda della Fondazione Italia Digitale e vice presidente Istituto Piepoli. Dall’indagine si rileva una sostanziale fiducia da parte dei cittadini nei confronti della digitalizzazione, osservata come opportunità dal 75% degli intervistati in tutte le fasce di età analizzate. Fiducia anche nel rapporto con l’informazione proveniente dal web e dai social, affidabile per il 64% del campione, e nel grado di sicurezza dei servizi digitali offerti, 80%. Tra i canali più utilizzati al primo posto restano i siti web e le app (60%) seguiti dagli sportelli fisici (25%) e dai social network, che continuano la loro scalata inarrestabile tra le modalità preferite di contatto tra PA e cittadino (21%). Cresce significativamente l’identità digitale, attivata dal 55% del campione, mentre il 24% possiede sia una carta di identità elettronica che SPID. Tra i servizi digitali guadagnano la pole position l’acquisto online e i pagamenti digitali (75%), seguiti dai servizi della pubblica amministrazione (56%). Seguono quanti necessitano di saldare i tributi (50%). Ottima anche la percezione del fenomeno della digitalizzazione, vista come semplificazione (48%) e dello smart working che viene sentito come un’opportunità per rendere l’organizzazione del lavoro più flessibile e moderna (73%) e come mezzo per favorire l’integrazione delle categorie più fragili (84%). A tal proposito e per mettere a sistema tutto quello che è stato fatto finora per il 90% degli italiani è necessario un ampio piano nazionale di cultura digitale, la cui caratteristica predominante deve essere la facilità e semplicità (35%). A dire del Presidente della Fondazione Italia Digitale, Francesco Di Costanzo, “È arrivato il momento di rendere popolare il digitale nel nostro Paese la pandemia ha acceso un riflettore enorme, è cresciuta la consapevolezza di cittadini, istituzioni, imprese, ora serve un salto di qualità per rendere strutturale il cambiamento. Come dimostra l’indagine presentata oggi c’è voglia di accelerare e una richiesta sempre più forte di digitale degli italiani, a questo sentimento dobbiamo rispondere con un grande piano culturale, un investimento convinto sulle competenze e sui servizi, una risposta precisa di policy eque e all’altezza della rivoluzione in corso. Per questo è nata la Fondazione Italia Digitale, lavoreremo con pubblico e privato, su divulgazione, ampliamento del dibattito, proposte, per non perdere e sfruttare al meglio la straordinaria occasione che abbiamo con il PNRR e i piani di rilancio del Paese”.Il digitale ha superato la diffidenza italiana. L’emergenza pandemica è stato lo scenario entro il quale è stato possibile identificare le maggiori opportunità rispetto ai minori rischi. Livio Gigliuto, membro del cda della Fondazione Italia Digitale, ne è convinto: “Il ruolo salvifico del digitale durante la pandemia sembra aver sconfitto la diffidenza degli italiani a considerare maggiori le opportunità rispetto ai rischi è ormai la quasi totalità della popolazione. Non solo acquisti online e videochiamate, gli italiani affidano al digitale atti delicati come certificati e tributi. Promosso a larga maggioranza lo smart working, ora gli italiani chiedono un grande piano di cultura digitale che parta da due obiettivi: semplicità di utilizzo e sicurezza”. Quando si parla di Digital Transformation nei luoghi di lavoro si pensa necessariamente anche all’applicazione di tecnologie avanzate. Applicazioni indispensabili ormai per stabilire la connessione fra persone, spazi, oggetti ai processi di business. Un bisogno di connessione che ha l’obiettivo di determinare la crescita della produttività, l’innovazione, il coinvolgimento di persone e di gruppi di lavoro. Lo Smart Woking è “lavoro intelligente”. Smart Woking, secondo l’Osservatorio del Politecnico di Milano, è “una nuova filosofia manageriale fondata sulla restituzione alle persone di flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati”. Emanuele Madini, esperto di Smart Working ed HR Transformation, è convinto che «lo Smart Working è un modello organizzativo che interviene nel rapporto tra individuo e azienda. Propone autonomia nelle modalità di lavoro a fronte del raggiungimento dei risultati e presuppone il ripensamento “intelligente” delle modalità con cui si svolgono le attività lavorative anche all’interno degli spazi aziendali, rimuovendo vincoli e modelli inadeguati legati a concetti di postazione fissa, open space e ufficio singolo che mal si sposano con i principi di personalizzazione, flessibilità e virtualità». Non si possono sposare idee preconcette, grette e ristrette, con rischiosi tuffi in un mare medievale, quando ormai nel Terzo millennio i linguaggi e l’agire sono giustamente innovati e mutati. Dice bene la Dadone: “Chi guarda al lavoro agile come a un problema ha già perso la sfida” . La verità del digitale e dello smartworking è sicuramente più alta e grande di Brunetta. Lo Smart Working è abitato dalla tecnologia del digitale. Lo Smart Working è reso possibile dalle tecnologie digitali che consentono di scegliere di lavorare in un tempo e in un luogo, tanto dentro quanto fuori dell’organizzazione. Le tecnologie che supportano il lavoro da remoto sono già diffuse, sono entrate nel processo invasivo del presente e camminano verso il futuro, un futuro senza pregiudizi e fatto di mente larga e solo di progresso.
Emilio La Greca Romano
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