Il turismo è un fenomeno innovativo e rivoluzionario della società contemporanea, per la sua carica dirompente nel costume e nella economia. Pertanto va studiato con serietà e con rigore scientifico e non da tuttologi orecchianti e pressappochisti. Pertanto nel corso dei prossimi giorni fino a domenica per le elezioni del ballottaggio ed oltre io mi sforzerò di fare un’analisi con un occhio particolarmente attento al nostro territorio. Per intanto mi preme partire da una premessa necessaria.
Nello studio e nella pratica del turismo si affermano nuove scienze, sociologia e psicologia, innanzitutto. Invece, muove soltanto i primi passi l’etica del turismo, di cui si avverte la necessità di conoscenza e, soprattutto, pratica a largo raggio, sia da parte degli operatori che dei fruitori.
Si impone, cioè, un codice di comportamento, che ubbidisca ad una carta/decalogo di valori nel rispetto scrupoloso di diritti e doveri. E ciò perché si avverte come indilazionabile riaffermare con forza il rispetto/culto della bellezza per condannarne le ferite/sfregi da parte delle nuove dilaganti invasioni barbariche.
L’operatore ha il dovere di rispettare i patti sui prezzi, efficienza di servizi a tutela della dignità, della salute e della privacy degli ospiti. Deve attrezzarsi al meglio per predisporre un ambiente caldo ed accogliente, simpatico e coinvolgente, ma senza invadenza, teso alla esaltazione di storia e tradizioni dei luoghi con naturale disinvoltura senza supponenza. Il turista ha il diritto di pretendere con fermezza garbata, ma senza arroganza. Ma, a sua volta, ha il dovere di rispettare i luoghi, non violentarne e stravolgerne le tradizioni. C’è bisogno, cioè di una naturale e tacita complicità tra operatore ed ospite nella vivibilità di una comunità, che, anche se per il breve lasso di una vacanza, è patrimonio di tutti. Questo vale per l’albergo, per le strutture della ristorazione e della balneazione, come per la più vasta offerta del territorio nella diversità dei servizi (contenitori culturali, teatri, spazi museali, ecc.) con una cura puntuale alla cornice di ospitalità che l’Ente Pubblico deve attrezzare e garantire. C’è, cioè, un codice di comportamento, una carta decalogo di valori per tutti: operatori, turisti, Amministratori Pubblici, nella consapevolezza che il turismo non è solo fenomeno economico, un volano che innesca meccanismi di sviluppo coinvolgendo tutti o quasi i settori della vita produttiva, ma anche e, forse, soprattutto, incontro di popoli e di civiltà e, quindi, strumento ed occasione di crescita culturale civile di una intera collettività. Il ruolo di garante spetta alla Pubblica Amministrazione nella variegata articolazione dei ruoli e dei compiti. Deve impedire con forza e decisione che il culto/feticcio del dio danaro consenta debolezze, compiacenze e tolleranze per le sgarbate esagerazioni di ospiti esuberanti, ed uso un eufemismo, ospiti, che, resi forti e tracotanti dalla ricchezza, qualche volta pretendono di sfregiare anche la bellezza della storia e dell’arte dei monumenti, così come di sciupare ed imbrattare la grazia e l’armonia del paesaggio, nella greve e sgraziata consapevolezza dei parvenus che ai ricchi ed ai potenti è consentito tutto, anche la profanazione della bellezza. Non glielo possiamo e non glielo dobbiamo consentire. Urge, perciò. una diga a difesa del nostro patrimonio di grazia, di eleganza, di armonia, di bellezza contro la dilagante superficialità, ed uso ancora un eufemismo, dell’esercito spesso disordinato e vociante dei nuovi barbari. Ma gli antichi Padri Latini ci hanno insegnato che “nemo dat quod non habet” e che pertanto non possiamo pretendere dagli altri il rispetto per la sacralità del nostro patrimonio se siamo noi per primi a non praticarlo. Non vinceremo mai la battaglia/guerra contro la barbarie esterna se non sconfiggeremo prima il barbaro che è in noi. E per farlo dobbiamo rispettare ed applicare alla lettera gli insegnamenti di Croce e Gramsci, lasciarci guidare sempre dalla centralità della storia, che si fonda sulle eredità del passato, per esaltare il presente e costruire il futuro, avere cioè la coscienza della funzione del tempo per non essere schiacciati solo sul presente. Solo così saremo fecondati dalla religione/culto del decoro delle nostre comunità senza essere mai tentati dal loro deprezzamento/svendita Serpeggia, infatti, tra i pubblici amministratori la tentazione del peccato di simonia laica. Per frenarla e condannarla consiglio un “sinodo” dei sindaci e degli assessori al turismo, perché approntino rigorose regole di comportamento per residenti e turisti e ne pretendano il rispetto rigido e siano inflessibili nel sanzionare i trasgressori. Forse, così, riusciremo ad eliminare o, quanto meno, a ridimensionare molti sconci nei nostri territori dell’una e dell’altra costa dove la storia, l’arte, la bellezza dei paesaggi crea un alone di sacralità che merita rispetto e culto. Forse così riusciremo a cancellare certi spettacoli di sguaiata pacchianeria nei dintorni o all’interno (parcheggi, attività di ristorazione, accoglienza, commercio di cianfrusaglie, ecc) dell’Area Archeologica di Paestum, o come la vociante fiera agli approdi di mare (sbarchi e imbarchi) della Costa di Amalfi. Certo bisogna avere la forza e la determinazione di colpire consolidate rendite di posizione, a cominciare da quelle di alcuni imprenditori che, soprattutto a Paestum, si trovano in plateali conflitti di interessi. Ma in questo modo ci giochiamo la credibilità della promozione del turismo di qualità nel rispetto della eleganza, del buon gusto e della BELLEZZA, appunto. Prometto che se avrò il tempo toccherà tutti o quasi i tanti temi del settore: I beni e i servi del turismo, una catalogazione scrupolosa dei beni, la rete di servizi efficienti e puntuali dai più elementari ai più sofisticati per promuovere qualità e competere sui mercati PER qualificare, destagionalizzare, diversificare l’offerta, a condizione, però che ci sia professionalità negli addetti ai lavori di tutto il variegato mondo dell’accoglienza e della ristorazione e non solo. È una scommessa che dobbiamo farla tutti insieme: amministratori imprenditori, intellettuali e tutta la più vasta società civile. Dobbiamo farla con convinzione determinazione e passione. Dobbiamo farla e vincerla e lasciarla in eredità a chi verrà dopo di noi. AUGURI E BUONA FORTUNA.