Leggendo i vari tentativi di riabilitare Craxi viene subito da pensare una cosa: se non basta nemmeno essere stato latitante per essere ricordato come un delinquente dal popolo, allora vale tutto e vale niente. Per un Paese che ha smarrito la memoria e la bussola dell’interesse pubblico, non esistono né ragioni né torti; né buoni né cattivi. Al netto delle 2 condanne (5 anni e sei mesi per corruzione dall’Eni-Sai e 4 anni e 6 mesi per finanziamenti illeciti della Metropolitana Milanese) più le altre provvisorie (3 anni in appello per Enimont, 5 anni e 5 mesi in Tribunale per Enel e 5 anni e 9 mesi in appello per la bancarotta del conto off-shore “Protezione”) il craxismo non può essere ricordato solo nella fattispecie giuridica ma vanno analizzati anche gli effetti che esso ha avuto sul paese.
Grazie al sistema di Tangentopoli (di cui Craxi, come anche altri politici di quella stagione, divenne il volto emblematico) l’Italia aumentò il rapporto deficit PIL in modo spropositato passando dal 60% al 120% in soli 12 anni. Solo durante il primo governo Craxi, dall’83 all’87, il rapporto aumentò dal 70% al 92%. Numeri gonfiati dal sistema delle tangenti che succhiava soldi alle casse delle Stato aumentando il costo delle opere pubbliche. Nel ’92 un km di metropolitana a Milano costava 190 miliardi di lire; ad Amburgo 45 miliardi. Il passante ferroviario di Milano costava 100 miliardi di lire a km e fu realizzato in 12 anni; a Zurigo 50 miliardi per km e consegnato in 7 anni. Ma non solo: molte inchieste, anche in epoca moderna, scoprono come molte opere pubbliche di vitale importanza, tipo ponti, gallerie, viadotti ecc., siano state realizzate con calcestruzzo mischiato a pietrisco o che alcuni piloni abbiano meno ferro di quanto previsto nel progetto. Perché, nel sistema delle tangenti tutto è lecito una volta sconfinato il recinto del diritto. E la tangente serve proprio a scegliere il più farabutto degli imprenditori, quelli che Craxi definiva “gli amici del partito socialista”. E proprio quegli amici, e gli amici degli amici, hanno contribuito a questo sfascio del sistema dei trasporti dove, di tanto in tanto, cade un ponte, se ne viene giù un pezzo di autostrada o di galleria; mietendo, spesso, anche vittime innocenti. Come c’era scritto su uno striscione appeso ad un balcone a Genova subito dopo il crollo del Ponte Morandi “La corruzione uccide”.
Tuttavia, come per magia, dopo l’inchiesta Mani Pulite il prezzo per ogni km della metropolita milanese scese del 40%. Racconta Davigo al Corriere “Ma come mai il passante ferroviario di Milano costa il doppio di quello di Zurigo e dopo vent’anni non è ancora finito? E come mai dopo gli arresti i successivi appalti sono stati assegnati con un ribasso su base d’asta del 40% rispetto a prima? Dicevano che costava di più perché c’era la falda freatica alta… Si vede che gli arresti fanno abbassare la falda freatica!”
Tra tutti gli “amici del partito socialista” c’era anche Berlusconi, all’epoca solo imprenditore edile ed editore, che girò, estero su estero, 21 miliardi di lire all’allora Presidente Del Consiglio, Bettino Craxi, per far approvare il “Decreto Berlusconi” e dare la possibilità alla Fininvest di trasmettere simultaneamente su tre reti nazionali Tv; in barba alla legge antitrust e in barba alla Corte costituzionale che sanciscono il pluralismo. Craxi fece arrivare il decreto in Parlamento una prima volta, ma la Camera lo bloccò. Ma quando sullo stesso pose la questione di fiducia il Parlamento diede il via libera. Dare moneta, vedere cammello.
Il Craxismo, appunto, è usato come espediente per tentare di giustificare l’ingiustificabile e finisce per riabilitare non tanto la persona di Craxi, ma l’esempio etico e politico che lui ha lasciato. Una crisi morale che scagiona sempre il colpevole in un paradosso che legittima le malefatte creando un refugium peccatorum per chi, come Craxi, finisce quasi per rubare per il bene del paese.
Tra i giustificazionisti c’è chi attribuisce a Craxi dei meriti politici, che lo ritraggono come lo statista che ha modernizzato la sinistra italiana allontanandola dall’Unione Sovietica. O il “no” al nucleare che permise di andare al referendum che poi, per fortuna, vinse il popolo negazionista. Certamente un leader che ha tra 15%-17% ha indubbiamente dei meriti. Ma la storia ha già consegnato il responso per il Craxismo. Basti pensare che mai nessun leader politico al mondo, che era già stato Presidente Del Consiglio, è diventato latitante per scappare alle leggi del proprio Paese. Come lui solo Fujimory in Perù.
Mani Pulite è stata una conseguenza e non la causa. Il sistema era destinato a finire prima o poi, e il pool ha semplicemente scoperchiato il vaso di pandora. Del resto non è per un’invenzione di Mani Pulite che sono finiti i partiti della prima Repubblica. Quei partiti sono finiti perché non c’era più nessuno disposto a votarli per le cose che loro stessi avevano fatto; non per colpa dei magistrati milanesi a cui spesso va imputato un qualche tipo di tesi cospiratoria.
A chi sostiene che le tangenti non valgono nel discorso politico, buttando la palla in tribuna, va ricordato cos’è un politico in modo semplice semplice: è una persona, scelta dai cittadini, che gestisce un salvadanaio dove tutti mettono la propria monetina. Quando viene beccato con le mani nel salvadanaio, di solito, il popolo reagisce male. E quelle manine, che non solo lui, ma che tutto il sistema dei partiti ha messo dentro il salvadanaio Italia, ci costano 80 miliardi di interessi ogni anno. Un capitolato di spesa fisso lasciato “dagli amici” che blocca l’Italia e costringe tutti i governi ad elemosinare lo zero-virgola per fare qualcosa. Come scrive Bragantini, responsabile economia per il Corriere della Sera “Un’opinione pubblica disinformata se la potrebbe prendere con l’Europa, quando invece dobbiamo prendercela con noi stessi e con chi oggi celebra il Craxismo”.