Come ormai storia nota il governo M5S-Lega non si farà. Il veto del Presidente della Repubblica Mattarella ha tappato le ali a chi anticipava il proprio come il il “governo del cambiamento”. Al Colle andrà Carlo Cottarelli, economista italiano, il suo sarà molto probabilmente un governo senza fiducia, anche perchè proprio in Parlamento leghisti e grillini hanno la maggioranza dei seggi e basta il loro voto negativo per sfiduciare il nuovo governo. Ci troveremo quindi molto probabilmente di fronte a un governo che ci traghetterà alla prossima tornata elettorale dove gli scenari iniziano a essere davvero infiniti.
In primis la possibilità dell’accordo tra Movimento 5 Stelle e Lega. Accordo che potrebbe essere sia formale che platonico, in quanto c’è sempre la possibilità che la situazione attuale si ripresenti al termine delle prossime votazioni. Ipotesi che lo stesso Di Maio ha ben palesato ieri sera durante il suo intervento a “Porta a Porta”. Il leader è stato chiaro: “C’è la forte possibilità di ritrovarci nella stessa posizione di oggi, perchè noi non faremo nulla per cambiare le cose. E nel caso in cui capitasse ci ripresenteremo con le stesse condizioni da Mattarella”.
Chi invece sarà costretto a cambiare, ma pare però non aver intenzione di farlo, è il Partito Democratico che negli ultimi due giorni ha subito un improvviso ritorno in pista. Galvanizzato dalla decisione di Mattarella. Un po’ come quando vengo fatti inalare i sali al pugile stordito nel proprio angolo. Non basterà però al PD solo questo per poter pensare di avere un ruolo da protagonista alle prossime elezioni. Dopo tutto parliamo di un partito che il 4 marzo è sceso sotto il 20% sia alla Camera che al Senato. Dati non certo rassicuranti. Ma il vigore citato già in precedenza l’abbiamo ritrovato soprattutto nel candidato premier Matteo Renzi che stamane ha così esordito: “Oggi i giornali riportano come fosse pronto un piano per uscire dall’Euro in un weekend, il terribile Piano B che ha spaventato i mercati. Il fine settimana c’è chi pensa di andare a Viareggio, chi a Fregene, chi a uscire dall’Euro, stampando una nuova lira: pazzesco. La conseguenza è che la povera gente pagherà il costo di questa scelta scriteriata dei consiglieri di Salvini e di qualche aspirante ministro. Rate dei mutui variabili più alte, accesso al credito più difficile. Altro che Flat Tax, lo spread è la vera SalviniTax. E la colpa non è della cancelliera tedesca ma di qualche cialtrone nostrano. Muoviamoci, amici. Le prossime elezioni saranno fondamentali. Avanti insieme“. Insomma, parole da campagna elettorale, arrivate proprio da Renzi sul quale i rumors delle ultime settimane lo vedevano vicino a un quasi imminente addio al Partito Democratico, pronto a far nascere il suo nuovo partito, addirittura in alleanza con Berlusconi. Vuoi vedere che la storia dei sali al pugile stordito era vera?
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