“I ricordi, queste ombre troppo lunghe/del nostro breve corpo… i lugubri e durevoli ricordi…” (Vincenzo Cardarelli); “E pur mi giova/la ricordanza,/e il noverar l’etate/ del mio dolore…” (Giacomo Leopardi); “I ricordi battono dentro di me come un secondo cuore” (John Banville, romanziere la cui prosa è spesso intrisa di ‘umorismo nero’, uno dei sottili temi caratterizzanti l’opera di scrittori e drammaturghi, entrambi Premi Nobel, del calibro di Luigi Pirandello e George Bernard Shaw). Due visioni opposte, dunque, ed una visuale “intermedia”, priva di connotati particolarmente drammatici o sensibilmente gioiosi… Cardarelli, Leopardi e Banville avrebbero ambìto, come noi tutti, d’altronde, una falce magica in grado di radere al suolo l’orrenda erbaccia di ricordi negativi e di traumatici eventi, tale attrezzo lo impugnerebbe chiunque. Nel ramo elettrico, basta il semplice pigiare tasti di interruttori per spegnere lampade e dunque ottenere buio completo; relativamente al settore magnetico, non funziona in termini analoghi: l’energia magnetica non può essere annullata del tutto. Esiste il fenomeno della induzione elettromagnetica: prendiamo un materiale ferromagnetico (nichel), avvolgiamolo con un filo conduttore (es. di rame), facciamo circolare corrente elettrica nell’avvolgimento, si riscontra che il materiale rafforza il suo magnetismo (crea un campo magnetico più intenso); disponendo un ago magnetico nelle adiacenze, notiamo l’aghetto oscillare, evidentemente su di esso ha agito una forza, una sollecitazione. Ora, osserviamo quel che si verifica se stacchiamo la corrente. Togliendo corrente all’avvolgimento, ci aspettiamo che scompaiano le ‘qualità magnetiche’ nel materiale, e che l’ago non subisca alcuna deviazione; invece, si verifica che l’aghetto continua a muoversi, pertanto il materiale ferromagnetico ha ‘conservato memoria’ del processo che ha subìto… Ecco, il fenomeno fisico della ‘isteresi’, equivale alla non integrale restituzione dell’energia accumulata, una parte ‘ricorda e si conserva’, dunque l’ipotetica ‘isteresi luminosa’ equivarrebbe ad una fievole illuminazione residua che permarrebbe nella lampadina, dopo aver pigiato l’interruttore di spegnimento. Un aspetto equivalente è costituito dai materiali a Memoria di Forma (LMF), rappresentano una classe “originale” di leghe metalliche: potremmo dire che, analogamente a noi esseri umani, nei materiali LMF permangono le esperienze tecniche e tecnologiche precedentemente vissute; godono di singolariproprietà: 1) il recupero della conformazione deformata (si definisce Effetto a Memoria di Forma); 2) la cosiddetta Superelasticità ovvero la capacità manifestata da un oggetto in LMF di incamerare imponenti sollecitazioni restando sostanzialmente elastico, senza dunque subire deformazioni permanenti; chiaramente tale azione coercitiva deve rimanere confinata entro certi limiti di carico applicato, perché se l’ipotetico Padre Eterno decidesse la fine del mondo, non vi sarebbe alcuna Superelasticità in grado di contrastarla. In generale, la deformazione subita da un materiale metallico, ad esempio una lastra rettangolare, comporta una permanente variazione di forma (i lati della lastra diventano obliqui), ripristinare l’originaria configurazione richiederebbe particolari lavorazioni. Invece, una lega a Memoria di Forma “conserva memoria” della sua iniziale conformazione, è sufficiente un adeguato riscaldamento per farla ritornare nelle condizioni iniziali; dunque, se riscaldati al di sopra di una certa temperatura, tali materiali sono in grado di ripristinare sagoma ed assetto. Uno dei campi applicativi delle leghe Ni-Ti (Nichel-Titanio), che sono dotate di tale proprietà, concerne il settore delle montature per occhiali, inoltre alcuni modelli di antenne per telefonini vengono realizzati impiegando tali materiali, cosi come larga applicazione si riscontra nel settore ortodontico. Le leghe metalliche che mantengono memoria sembra fantascienza, ma, come è stato scritto da Oscar Wilde, “La vita imita l’arte molto di più rispetto all’arte imitatrice della vita”. Le leghe a Memoria di Forma manifestano pertanto qualità di ritorno, in condizioni idonee: magari stessimo noi umani nelle medesime condizioni di una lega a Memoria di Forma! In termini scientifici, il fenomeno viene definito Recupero di forma sotto l’influenza di agenti stimolanti, quali temperatura, energia luminosa, energia magnetica, le cui variazioni forniscono opportuni stimoli attivanti. Ulteriore collocazione di queste leghe Ni-Ti: vi è il campo della ortodonzia (disciplina odontoiatrica che studia, diagnostica e fornisce terapia al problema della anomala posizione di elementi dentali, danneggiante l’estetica del volto, le funzioni respiratorie e di masticazione); altri indirizzi riguardano: le microcamere di telefonini (allo scopo di regolazione del fuoco, di stabilizzazione e zoom immagine), ed i sistemi termostatici di apparecchiature idrauliche. Non sono soltanto le leghe metalliche i sistemi godenti del requisito di conservazione della memoria, sono accompagnate dai materiali plastici (polimeri quali cellulosa e polivinilcloruro), caratterizzati da lunghe catene molecolari; pensiamo, a titolo di esempio, ad una estesa collana di perle. Sono utilizzati in àmbito farmaceutico, in applicazioni mediche quali materiali per produrre sistemi minimamente invasivi, in tecniche per la rimozione dei coaguli di sangue, persino nel trattamento dell’obesità: tutti questi impieghi derivano dalla “abilità” della memoria della forma. Nascente dunque, tale memorizzazione, quale risultato d’azione di appropriati impulsi termici, luminosi e magnetici (ovvero temperatura, luce e campo magnetico). Chi scoprì la capacità di riconquistare la originaria conformazione? Furono i ricercatori Chang e Read, nel 1932, analizzando una lega di oro e cadmio, notarono che oltrepassando una soglia di temperatura, il materiale riacquisiva la forma che aveva inizialmente; l’ampliamento di studi e ricerche coinvolse leghe di rame, ferro, alluminio sottoposti ad agenti luminosi. Nel contesto dei quali, completo questo scritto variando settore, includendo la rappresentazione del fenomeno della ‘isteresi luminosa’ (si riscontra sperimentalmente il suo andamento grafico, è una sorta di foglia, una ellisse dissimmetrica) con una ballerina stilizzata, realizzata soltanto con queste ellissi; poi c’è una ‘pittolirica musicata’ con la quale conseguii un riconoscimento nel corso di una manifestazione che ebbe luogo a Roma nel 1982, venne presentata dalla incantevole Maria Giovanna Elmi, radiosa; in tema di energia luminosa innanzi citata, ovviamente non poteva essere che lei la prima presentatrice ad annunciare, nel 1977, l’epocale avvento della TV a colori. Il focus completante il legame tra testo ed immagini concerne una foto evocativa; insieme a Pio e Michela (fratello e sorella) ed alla zia Luisa Farina (scomparsa alcuni anni fa, svolse attività presso le Poste di Sala Consilina) ritrae la mia abituale allegra posa fotografica. A proposito di amore manifestato (o inespresso, difficile da palesare) verso l’arte musicale, alcune considerazioni intorno al rapporto tra uomini politici e musica, con specifico riferimento alla preparazione musicale caratterizzante i nostri politici; riflessioni presenti in un articolo di Giovanni Gavazzeni, apparso su ‘il venerdì di Repubblica’ n. 1642, 6 settembre 2019, titolo MUSICA PER CAMALEONTI: “I politici tedeschi possono essere stati eccellenti pianisti… Un attuale raffronto con analoghe competenze musicali cisalpino-italiche ci troverebbe in palesi difficoltà”. Però, senza voler schierarsi a paladino difensore d’essi, credo doverosa una riflessione riguardante un valore aggiunto integrante il suo pensiero: Il tempo necessario ai nostri politici per ‘recuperare tale forma culturale musicale’ è sicuramente rapportabile ad un breve, ragionevole periodo di tempo, nulla di assai esteso temporalmente, del genere cicli epocali o datazione di fossili. Penso si possa concordare.
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