La festa della “Madonna della neve” che ha il doppio “domicilio” sulla vetta del Monte Cervati, è un centro di attrazione permanente per chi è nato, anche se non ha vissuto sempre, a Piaggine, Sanza e Monte San Giacomo …
La festa della “Madonna della neve” che ha il doppio “domicilio” sulla vetta del Monte Cervati, è un centro di attrazione permanente per chi è nato, anche se non ha vissuto sempre, a Piaggine, Sanza e Monte San Giacomo …
Bisogna precisare che la statua viene portata nella cappella che dominata l’ampio cratere sottostante alla vetta (1988 m) che si allunga verso la mulattiera che sale dalle “Chianodde” fino al sentiero della “nevera” del Cervati situata sul lato opposto.
Di buon’ora, con Giuseppe mio figlio, partiamo da Fonte di Roccadaspide (altitudine tra i 50 e i 100 m) e puntiamo con determinazione alla cima del monte … è il 4 agosto ’24, la giornata si preannuncia calda ma sappiamo che a darci una mano sarà la faggeta che ci schermerà dal sole per lunghi tratto del percorso.
Arrivati al bivio del “Chianrrota” dove la SP 388, che conduce a Pruno e poi a Rofrano, cede il passo alla SP 18 b che poco più di uno sterrato. È qui che caricati gli zaini sulle spalle e con un bastone per sostenere l’andare, partiamo a piedi per coprire la distanza che ci separa dal monte Cervati …
Di buona lena superiamo l’approccio iniziale che ci porta al bivio dove la “provinciale” piega a sinistra dopo essere passati sul ponticello del fiume Calore che scende dalla Festola, dove prende vita ma che, a causa della captazione della sorgente, d’estate si prende una pausa di “riflessione”.
L’approccio allo sterrato che porta alla Festola e poi, oltre, è sempre un po’ problematico perché concede poco al dialogo in quanto il fiato serve per superare un primo impegnativo dislivello. In alcuni punti del tratturo, che da sempre necessitano di un accomodamento per consentire a veicoli che trasportano pellegrini impossibilitati a risalire sul monte a piedi, è stato spianato. Dopo anni che i Sanzesi avevano imposto una sorta di sbarramento alla risalita di mezzi meccanici, ecco che finalmente si può utilizzare lo sterrato per consentire a bambini e anziani di esprimere la loro tradizionale devozione alla Madonna della Neve.
Noi che li vediamo passare sferragliando nei punti critici, ne approfittiamo per tirare un po’ il fiato: sostiamo nei pressi della sorgente della Festola, ci indichiamo a vicenda i punti che un tempo furono oggetto di episodi particolari, ricordiamo gli amici con i quali abbiamo risalito il sentiero nei tempi già andati.
Alla vista della “Croce” piantata nel punto dove si svolta per il sentiero che si snoda nella faggeta e che porta alla “nevera” e poi in cima al Cervati, ci fermiamo a riposare prima di affrontare il tratto più impegnativo. Inizia così la seconda ora del viaggio verso il monte …
Dopo un momento di “sbandamento” causato da due opposte indicazioni della segnaletica nuova e vecchia, scegliamo il sentiero indicato sul lato sinistro … è evidente che è stato tracciato da poco perché ancora il passaggio di escursionisti non ha fatto per intero il servizio “scopa” per frantumare i rami che si mettono di traverso sulla direzione di marcia.
La conquista della bianca pietraia, che si alza a dirupo nel tratto scoperto dalla vegetazione del monte, ci avvisa che dopo 2 ore di cammino siamo quasi giunti nei pressi della vetta. Il sole è già alto nel cielo e si fa sentire anche se attenuato dalla brezza che risale dal basso.
Arriviamo alla “nevera” che non è altro che un inghiottitoio che sprofonda per un centinaio di metri nelle viscere del monte e Giuseppe riesce a fotografare ancora le poche tracce di neve che si sono conservate nascondendosi ad ogni possibile raggio di sole.
Incontriamo conoscenti di vecchia data che avevamo già visto transitare con l’auto sul tratturo. Saluti, ricordi, qualche convenevole e, arrivati sulla strada che da Sanza porta al Cervati, li vediamo allontanarsi …
L’arrivo nei pressi della Cappella è, come sempre il giorno della vigilia della festa, un andare vieni di gente e, soprattutto, di auto che occupano ogni angolo possibile per parcheggiare. Il servizio d’ordine affidato ai soci della confraternita della “Madonna della neve” Fa fatica a contenere la voglia di arrivare fin dentro la cappella con il proprio mezzo di locomozione.
La chiesa è gremita di fedeli che dopo essersi fermati a pregare, si dirigono verso la scala che scende fino alla grotta dove la statua della Madonna è “rinchiusa” perennemente senza nessuna possibilità di uscita. La folla che si accalca davanti all’ingresso in attesa di entrare è regolata da Nicola di “campanieddo” che è l’unico Piagginese ad essere stato accolto nella confraternita.
Io e Giuseppe, decidiamo di rinunciare alla visita per rimetterci in cammino verso il rifugio “Rosolia” dove speriamo di poterci rifocillare.
Lungo la strada incontriamo Pasquale a cavallo, un gruppo di pellegrini che “arrancano” per la salita, dei giovani chiassosi che si indicano la meta alle nostre spalle …
Proseguiamo verso il “vuccolo” che chiude l’ampio cratere scavato sull’altopiano. Dopo la croce, si apre il panorama che si estende dai monti Alburni al Cocuzzolo delle Puglie, dal Motola al Vallo di Diano, dalla valle del Calore all’immensa faggeta verde che copre la parte esposta a nord del Cervati …
Iniziamo la discesa facendo molta attenzione a dove mettiamo i piedi perché si cammina su un terreno sdrucciolevole … già prima di scorgere l’ampio pianoro denominato “Chianodde”, già si sentono le voci dei tanti “chiainari” che hanno preso “possesso” delle postazioni a mezza costa situate a ridosso della faggeta che circonda l’area.
Arriviamo nello spazio antistante del rifugio che è già presidiato da un folto gruppo di avventori. I tavoli sono apparecchiati ed altri sostengono già “il peso” delle vettovaglie portate al sacco provenienti da cantine e dispense di casa.
Per primo riconosco Peppino D’Amico, che da sempre anima l’ambiente, mi indica subito Vienna, amica di vecchia data che ha scelto di vivere fino all’estremo limite la sua voglia di conoscenza del mondo: è impegnata da tempo in un’impresa al limite dell’impossibile: Camminare sulla “Via della seta” da Venezia alla Grande Muraglia passando per Pechino!
Pasquale ed Angelo mi chiamano facendomi posto al loro tavolo, accetto volentieri un po’ di vino, un assaggio di salsiccia e un pezzo di caciocavallo che lascia il palato scioccato per quanto è buono.
Ci sediamo con Vienna per raccontarci un po’ di noi e un po’ della comune passione di camminare per andare incontro ad emozioni che solo chi ha questa passione può apprezzare fino in fondo.
Ha appena avuto il visto di ingresso in Cina per un anno, il tempo di fare le cose con calma e per andare a concludere felicemente la sua impresa.
È ora di ripartire … ci aspetta una lunga discesa fino all’auto parcheggiata all’incrocio per la strada per Rofrano. Prendiamo il “sentiero del lupo” che taglia per il pianoro ai piedi dei contrafforti del Cervati, tra il fogliame della faggeta cominciano a penetrare gocce di pioggia che non ci impensieriscono.
Perdiamo e ritroviamo il sentiero poco tracciato fino che non torniamo sulla SP 18 b, la percorriamo per un breve tratto e poi imbocchiamo il sentiero che ci porterà al “Piano degli zingari” per immortalare con una foto questa giornata epocale con alle spalle il Cervato che troneggia sulla “sua” faggetta” che si facilmente penetrare. Intanto, la pioggia si fa più intensa sia pur attenuata dalla vegetazione. Il tempo di arrivare al largo pianoro, un tempo “iazzo” per greggi e mandrie che salivano e scendevano verso il Vallo di Diano per la transumanza nelle terre lucane, e il cielo di apre quel quanto che basta per far spazio al monte irradiato dal sole che si prepara al tramonto tra Capri e Sorrento.
Alla “fontana del caciocavallo” incontriamo Antonio con il suo gregge, e Carmelo di Fiore con la sua famiglia allargata. Sostiamo per rifornirsi d’acqua e, dopo un breve ma intenso confronto, riprendiamo la strada per portare a termine il nostro piano di viaggio. I Km cominciano a farsi sentire, siamo già a 6.30 ore di cammino!
La strada è molto trafficata perché sono in tanti a rientrare a Piaggine e non manca qualcuno che sale verso il monte per passarvi la notte e assistere al passaggio Processione della Madonna della Neve che ritorna nella sua sede abituale nel centro storico di Sanza, dopo aver vissuto i momenti di “gloria” che i fedeli le hanno tributato come ogni anno. Lascia alla statua situata nella grotta situata tra cielo e terra nel versante nord del costone del monte, rimarrà nel silenzio a “pregare” per conto di quanti le hanno consegnato le loro aspettative di vita …
Dopo 8 ore e 33 minuti, si conclude la nostra “maratone” consumata tra “sacro” e “profano” … era molto tempo che Giuseppe, mio figlio, non mi dedica tanto tempo da spendere nei luoghi che ci hanno visti protagonisti insieme: io come giovane padre e lui come figlio intraprendente senza riserve.
In fondo, quello che resta di una giornata vissuta così intensamente è la consapevolezza che basta molto poco per essere felici se si sa riconoscere il “grano” dall’oglio” che si dividono in parti, più o meno, uguali il tempo che ci è dato da vivere.