Sulla sentenza di Torino con la quale è stato assolto un 41 enne denunciato dalla moglie finita più volte in ospedale con naso rotto e costole incrinate si esprime anche Katia Pafundi responsabile del centro antiviolenza di Atena Lucana che si allinea con quanto espresso da Elisa Ercoli, presidente di Differenza Donna, l’organismo che gestisce il Centro Antiviolenza Aretusa di Atena Lucana nel Vallo di Diano. “In Italia cioè le donne possono uscire dalla violenza solo se seguite dai centri antiviolenza specializzati – si legge sul profilo Facebook – la violenza maschile contro le donne come una grave violazione dei diritti umani non è una certezza che è parte delle coscienze democratiche di tutte e tutti, è ancora sapienza di poche e pochi”. Un’analisi attenta che richiama il senso del lavoro capillare e della sinergia costante e determinante quando si parla dell’edificazione della rete come momento indispensabile per aiutare concretamente le donne vittime di violenza di ogni genere. Un lavoro che il centro Aretusa ormai conduce da diverso tempo grazie alla prontezza e preparazione delle operatrici che, una volta formate, si dedicano ad aiutare le donne che denunciano la violenza subita. Pafundi condivide il pensiero di Elisa Ercoli anche quando afferma che le donne devono denunciare quando sono già in un sistema di protezione e devono andare dalle istituzioni sapendo che sono credute. Insomma c’è alla base un grande lavoro che va fatto per passare a una sostanzialità dei diritti, Pafundi ed Ercoli vogliono cioè ricentrare il principio della Zero Tolerance nei confronti della violenza sulle donne. Si fa riferimento alla condizione delle donne che devono essere libere e devono godere appieno del diritto alla salute, devono avere una vita dignitosa e poter accedere alla libertà di pensiero. Tolleranza zero, quindi, deve venire soprattutto dalle istituzioni, perché <
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