Serafina mi accoglie alzando lo sguardo distrattamente dal telefono. “Buongiorno Signora” le dico. “Buongiorno” mi risponde. Non noto in lei alcuna sospettosità, quella curiosità tipica degli anziani dei nostri posti, piccoli centri in cui chiunque sia “forestiero” suscita immediatamente una domanda. Non abbiamo un appuntamento, lei è seduta davanti la chiesa, dedicata alla Madonna della Neve, perché oggi, 1 Novembre, si terrà la funzione di commemorazione dei morti ed è suo compito suonare le campane, chiamando le greggi al pastore. Mi invita subito ad entrare, per visitare la chiesa. La ringrazio e le dico che ne sarò lieta ma che prima avrei bisogno del suo aiuto, se non è troppo disturbo. Mi presento e le siedo accanto. Quando comincio a domandarle del Castello di Rocca il volto le si apre subito in un sorriso. “Sono stata Presidente della Pro Loco per ben 15 anni”, mi dice. “Come Pro Loco abbiamo fatto numerose richieste di intervento, al Parco, alla Regione, alla Sovrintendenza, perché il Castello venisse restaurato.”
Da sempre proprietà di privati, il Castello di Rocca Cilento rappresenta tuttavia un bene immobile di importante valore storico e culturale per l’intero territorio del Cilento interno, che non ha mai mancato di interessare tutti, cittadini e amministrazioni locali.
La storia del Castello
Di probabile matrice longobarda, il castello sorge in una posizione chiaramente strategica, se si considera l’antica viabilità dell’area. Collocato a circa 600 metri s.l.m., il complesso, a pianta pentagonale, domina infatti la costa di Agropoli, la pianura del Sele, la valle dell’Alento, e le alture dai monti di Capaccio ai monti Cervati e Gelbison, fino a Capo Palinuro, garantendo una visione a 180 gradi del territorio circostante. All’interno del sistema insediativo del Monte Stella, il maniero si colloca lungo una delle linee dei crinali che conducevano alla vetta, ed all’interno del sistema insediativo delle pendici del monte, il borgo di Rocca Cilento ne rappresenta uno dei centri più strutturati.
Assumendo la funzione di villaggio fortificato, e racchiuso com’è da una cinta muraria di origine angioina, il borgo di Rocca era infatti dotato di un certo potere amministrativo che esercitava sugli altri centri cilentani perlopiù piccolissimi e piuttosto distanti l’uno dall’altro. Oggi Rocca, frazione del comune di Lustra, conta meno di 100 abitanti. La prima notizia del toponimo è in una donazione del 963, ma il documento che informa dell’inclusione del villaggio nella cinta fortificata del castello dei Sanseverino, “a Rocca”, è del 1119.
Per quanto riguarda il castello di questa antica Baronia del Cilento, qui trasferita da Guglielmo I Sanseverino intorno all’anno 1110, le prime notizie scritte risalgono ad un atto cavense di confinazione del Monastero di San Mango, del 1063, anche se alcuni sostengono che il castello fu una donazione assai precedente (963).
Il maniero resterà tra i beni della famiglia Sanseverino per circa cinque secoli, fino al 1552, quando il baronaggio nel Cilento ebbe fine e la baronia venne smembrata dando luogo a numerosi feudi minori. L’importanza della rocca, per secoli il centro politico ed amministrativo di una vasta area del Cilento, decadde, e dopo lo smembramento della baronia il castello passò per molte mani diverse che, a seconda delle esigenze particolari del momento, trasformarono in parte la realizzazione precedente. Sono esempi di questi interventi: l’abbassamento delle torri, l’apertura di nuove finestre, alcune decorazioni a stucco ed alcuni dipinti murari. Tuttavia è pressochè certo che il castello continuò la sua funzione difensiva fino ai moti del 1799.
Storia recente
Mentre parlo con Serafina lo spazio antistante la chiesa comincia a raccogliere i primi fedeli. Arrivano la signora Lucia e suo marito Mario. Lei ha un fazzoletto bianco intorno alla testa. Mi sembra di rivedere un’anziana donna del mio paese, che fino a pochi anni fa usava indossarne uno allo stesso modo. Lo chiamiamo il “maccaturo” e sembra che originariamente servisse ad indicare lo stato civile delle donne di estrazione contadina. Neanche Lucia è molto interessata alla mia presenza, mentre Mario va direttamente a prendere posto in chiesa. Serafina mi dà ancora qualche notizia, poi mi saluta e si dedica alla sua amica.
“Il castello era in pessime condizioni” mi dice. Menziona il professore Moscati (1908 – 1981), lo storico salernitano che negli anni sessanta acquistò il castello rendendolo, per un buon periodo, nuovamente all’altezza del suo valore storico e archittetonico, nonostante furti e atti di vandalismo. Moscati utilizzò il castello per ospitare convegni ed incontri, ed è proprio nel castello che si tennero parte degli incontri del convegno su Giambattista Vico nel settembre 1968, da lui fortemente voluto con la collaborazione dell’Istituto di Storia Moderna dell’Università di Roma e dell’Istituto di Filosofia dell’Università di Salerno.
Dopo la morte di Moscati, il castello è andato incontro ad un grave degrado e solo nel 2018 ha avuto inizio un profondo lavoro di restauro, tuttora in corso, finanziato dai nuovi proprietari dell’immobile, la famiglia Sgueglia. Beneventani di origine, Giuseppina e Stefano Sgueglia, sono già proprietari del Castello di Limatola, un piccolo borgo medievale situato a circa 50 km da Benevento, ed hanno trasformato l’antica dimora difensiva in una preziosa location per eventi. Anche il castello di Rocca Cilento diverrà quindi una struttura ricettiva dedicata ad eventi di vario genere: conferenze, congressi, feste private e matrimoni. Ma gli Sgueglia non dimenticano chi li ha preceduti nella cura di questo gioiello, ed intendono adibire un’area del castello a centro culturale, in memoria del professore Moscati, che ne ha compreso l’importanza per il Cilento e tutto il Mezzogiorno.
“Il 2 giugno 2022” esclama Serafina con orgoglio. È la data prevista per l’apertura al pubblico del castello. La ringrazio per la bella notizia e continuo il mio viaggio.