Le origini del castello di Postiglione non sono ancora ben definite. L’opinione più accreditata fa risalire la fondazione al secolo XI, dandole così una matrice normanna. A Guglielmo di Postiglione, che fu tra i primi feudatari, generalmente se ne attribuisce la costruzione, anche se alcuni Autori avanzano l’ipotesi che fosse stato fondato da Giovanni Da Procida. L’illustre medico e Gran Cancelliere, in periodo angioino, onorò del suo nome e del suo valore la cittadina postiglionese, della quale fu Barone. Questi soleva, spesso e per lunghi periodi, dimorare nella fortezza e si ritiene, inoltre, che, in un suo lungo soggiorno nel maniero, da cui fu ampliato, il Da Procida meditò e preparò il piano di intervento per la partecipazione alla guerra dei Vespri Siciliani del 1266, che si concluse con la sua grave sconfitta. Per questa tragica occasione ne ebbe pure la confisca dei beni. Il castello ha avuto, fin dalle origini, funzioni prettamente difensive. Sorgeva su un colle, donde era possibile scorgere, in lontananza e in ogni direzione, eventuali movimenti di gente nemica. Fu, dunque, un baluardo creato per fermare, principalmente, le orde barbariche che, nell’alto medioevo, infestarono le nostre Terre. Nel periodo svevo e aragonese, oltre ad avere una funzione militare, fu anche dimora del feudatario del luogo e, a metà Settecento, e, precisamente, il 28 settembre del 1759, ci fu la permuta dei feudi di Postiglione e di Controne, che erano posseduti dal duca Marcantonio Garofalo, con quelli reali di Bonito, Isola del Morrone e Teverola. Il castello divenne di proprietà regia e fu così descritto nell’apprezzo redatto per l’occasione dal Tenente Colonnello ing. Giovan Domenico Piana: «Nella sommità dell’abitato esiste il Palazzo Baronale denominato il Castello del Postiglione, avanti del quale vi è un largo piano, e vi si viene per la prima strada descritta in testa de Castagni della Corte; l’ingresso lo è da verso levante per una salita rapida di strada … qual Castello è di figura sferica imperfetta, formando intorno molti piccioli angoli. In testa la riferita strada vi è un Ponte di legname a levatore roinato, per lo quale si entra per picciolo portone nel fosso di poca altezza, che vien circondato da Moraglioni, a destra qual portone ne siegue un altro senza quello di legname, per esso si entra in un Cortile coverto a lamia a botte, e da questo si ave l’adito in altro Cortile scoverto seliciato intorno del quale vi sono sette stanze grandi nel pian Terreno, una ad uso di Cantina, altra di stalla, con quattordeci poste, altra col camino di un Cisternone dentro, e delle restanti se ne fanno diversi usi. A sinistra del Cortile coverto, vi è la scala di Fabrica all’antica costrutta, per la quale si ascende in primo luogo a due Magazini ad uso di riponere oglio, ed indi al primo piano abitato di detto Palazzo … vien costituito detto piano di un possetto, una sala grande con cammino di fumo dentro, e stanze grandi, e picciole … numero quindeci con tutti comodi, con cappella coverta a lamia a botte alla gotica coll’altare, ed un quadro depinto a fresco nel muro coll’immagine del Crocifisso, la Beatissima Vergine, San Giovanni, San Vincenzo Ferreri, e San Pietro Martire». Nel 1811 il comune di Postiglione fu dichiarato capoluogo del Circondario e l’anno successivo il castello divenne sede delle “prigioni Circondariali”. Nel Catasto Provvisorio, datato alla sua chiusura “Salerno il di 15 settembre 1814”, il castello, di proprietà della “Casa Reale in Persano”, era costituito da 10 bassi e 35 locali superiori. Lateralmente a nord-ovest, a qualche metro di distanza dal castello, si eleva una piccola Torre, detta “del Duca” e definita anche “Torritello”. Il 26 settembre 1823 il castello passò in proprietà del comune di Eboli e, intorno al 1850, il carcere fu acquistato dall’amministrazione comunale di Postiglione ed i Comuni del Circondano erano tenuti a versare 100 ducati “per le spese fisse alla carcere” e 30 per “per prigione Circondariale”. Nel 1813, si sentì la necessità di riattivare o di meglio collocare l’orologio comunale, che da anni era situato sul campanile di S. Nicola. Dopo diverse proposte, nel 1818, fu scelta, tra le varie soluzioni, come sede dell’orologio, una delle torri del castello. Così avvenne e, successivamente, nel 1837, per una maggiore visibilità ed anche per una migliore estetica, fu costruita al centro del castello una torretta apposita. Con la ristrutturazione post-sismica del 1980, di cui si dirà, la suddetta struttura, ritenuta corpo estraneo, venne definitivamente demolita. Il Castello, alla fine degli anni 1960, fu dismesso come Carcere e, dopo il terremoto del 1980, fu ristrutturato in tutte le sue parti, determinando la demolizione di buona parte della struttura. I lavori consistettero essenzialmente in “un consolidamento del sito con l’eliminazione del consistente materiale di accumulo per pervenire alla ricostruzione effettiva della pianta del Castello, con la sua murazione esterna e due bastioni verso l’abitato”. L’edificio, riaperto al pubblico nel luglio del 1989, comprende allo stato i seguenti locali: – a piano terra, oltre all’androne d’ingresso, cinque vani con la volta a botte; – al primo piano una grande sala, che viene utilizzata per manifestazioni culturali; – al piano superiore analoga sala mansardata.
Oggi, il Castello ancora domina la collinetta, circondata da strade e costruzioni tipiche di un centro storico, ed è motivo di “grande orgoglio”, considerato che si sono fatti diversi e grandi progetti per esso: sede di biblioteca e di museo, per ospitare una mostra permanente sul “Brigantaggio nei paesi degli Alburni”.