Il Castello Aragonese è diventato, per Agropoli, un centro di “gravità” permanente nonostante sia situato in cima al promontorio del borgo medioevale. Vi si accede sia in auto, addentrandosi nel dedalo di strade che servono case e palazzi che “assediano” il centro storico; sia piedi risalendo la bellissima gradinata che porta alla porta sud che guarda il mare verso Sud.
Non è dato sapere per quale “miracolo” del XX secolo il borgo sia stato risparmiato dal sacco edilizio degli anni ’60 e ’70 che hanno stravolto il volto della “perla” del Cilento, in ogni caso è stato un bene per la città che, a buona ragione, è considerata la porta d’ingresso del Cilento diventato una vera e propria attrazione turistica “universale”. Infatti, sono poche le tipologie di turismo che vanno di moda nel tempo moderno che il territorio non è in grado di soddisfare: balneare, intrattenimento, enogastronomico, culturale, naturalistico, archeologico …
L’acquisizione al patrimonio comunale del Castello ha ridato vigore alle attività di ristorazione e al settore commerciale insediate nel centro storico che hanno visto premiata la loro intuizione di investire, seguendo l’esempio di altri borghi caratterizzati da vie strette e vicoli inaccessibili alle auto, riaprendo portoni, arredando spazi all’aperto, aprendo le chiese e invertendo la tendenza anche rispetto all’uso degli immobili come abitazioni.
In questo quadro si è inserita, per migliorarla, la scelta dell’amministrazione guidata, a suo tempo, da Franco Alfieri, di gettare il cuore oltre la siepe ed acquistare il Castello Aragonese, ristrutturarlo nelle parti deteriorate e restituirlo alla città come polo culturale e centro visita agli Agropolesi ed ai turisti.
Non sempre le acquisizioni da parte di enti comunali e sovracomunali, nonostante le spese per entrare in possesso e per ristrutturarle vengono messe a reddito (in termini economici e culturali). Ma quando questo accade bisogna darne atto ed indicarlo ai tanti amministratori che si accontentano di spendere le risorse ottenute per acquistare e ristrutturare e poi lasciano che il tempo si riappropri restituendoli all’oblio: l’esempio dei “beni” del Parco Nazionale del Cilento Vallo di Diano e Alburni acquisiti, ristrutturati e ceduti ai comuni dove sono allocati, restano desolatamente vuoti!
Ovviamente, non tutti borghi possono vantare l’afflusso turistico che ha Agropoli … ma ci sono realtà situati in posizione collinare lungo i circa 150 Km di costa cilentana con vista mare che non hanno niente da inviare al borgo medioevale agropolese, né per storia né per panorama. Bisognerebbe avere “coraggio” e trovare il modo di rivalutare il grande patrimonio abitativo che non aspetta altro che essere rimesso in condizione di “vivere” il suo “risorgimento”.
Il Castello Aragonese di Agropoli
Il territorio di Agropoli è stato frequentato a partire dal neolitico da popolazioni dedite alla pesca
In antichità, alla foce del fiume Testene c’era una baia, utilizzata dai Greci per scambi commerciali, sia prima che dopo la fondazione della vicina Poseidonia (Paestum). Sul vicino promontorio, che prese il nome di “Petra”, venne edificato un tempio dedicato ad Artemide, dea della caccia, degli animali selvatici.
In epoca romana, a partire dal primo secolo AC, è era attivo un piccolo borgo marittimo, Ercula, in prossimità dell’attuale lungomare San Marco, destinato a servire da approdo anche per la vicina Paestum.
Nelle acque antistanti la piccola insenatura del Vallone, in zona monte Tresino, sono state recuperate dai fondali numerose ancore di pietra, ancore in piombo romane un’anfora di tipo etrusco, anfore vinarie e olearie di epoca romana. Ciò è prova del passaggio e dell’attracco di navi fin da epoca antichissima, e di una costante frequentazione del sito, fino al IV secolo d.C. L’approdo del Vallone ha una notevole profondità sotto costa, adatta anche a navi onerarie da trasporto lente e panciute, usate per la navigazione costiera.
Agropoli deriva il proprio nome dalla posizione geografica, una “città alta” su un promontorio a picco sul mare.
Nel VI secolo, durante la guerra greco-gotica (535-553) i Bizantini ebbero la necessità di avere un approdo sicuro e protetto a sud di Salerno e, pertanto, fortificarono questo sito.
A seguito dell’invasione longobarda, il vescovo di Paestum si rifugiò ad Agropoli, che divenne sede di vescovado e centro principale dei territori bizantini della Lucania tirrenica.
Agropoli rimase in mano ai Bizantini fino all’882, quando la cittadina cadde in potere dei Saraceni, che vi si stabilirono creando una base fortificata dalla quale partivano per depredare le popolazioni circostanti. Nel 915 i Saraceni furono sconfitti e la città tornò sotto la giurisdizione dei vescovi, che in quel periodo avevano stabilito la loro sede a Capaccio.
I Normanni (1077-1189) avviarono le prime importanti ristrutturazioni del borgo con la costruzione della muraglia che protegge l’abitato a sud. A differenza della cinta muraria dai caratteri normanno-svevi, il castello è stato oggetto di continui rifacimenti per adattarlo alle innovazioni dell’arte militare. Nel corso del XV secolo i Sanseverino, conti di Marsico e potenti feudatari del Regno di Napoli, procedettero alla più profonda e capillare ristrutturazione del Castello nella forma in cui oggi si presenta. Ad Agropoli arrivarono Normanni, Svevi, Angioini e Aragonesi.
Infatti, a seguito alla perdita dei suoi possedimenti da parte del principe Ferrante, ultimo rappresentante dei Sanseverino, accusato di tradimento nel 1553, Agropoli passò ai D’Ayerbo d’Aragona, nel 1564 ai Grimaldi, nel 1597 agli Arcella Caracciolo, nel 1607 ai Mendoza, nel 1626 ai Filomarino già principi di Roccadaspide, nel 1650 ai Mastrillo, che si alternarono per un breve periodo con gli Zazzero d’Aragona.
Dal 1660 al 1806 il feudo di Agropoli appartenne ai Sanfelice, nobile famiglia napoletana. Le incursioni barbariche del XVI e XVII secolo spopolarono il territorio al punto da ridurre gli abitanti a solo qualche centinaio.
Oggi la cittadina di Agropoli, che solo nel corso dell’Ottocento cominciò ad espandersi oltre il perimetro delle mura medioevali, conserva intatto il centro antico e gran parte del circuito delle mura difensive con il portale seicentesco d’ingresso sul quale si nota lo stemma marmoreo degli ultimi feudatari di Agropoli, i Delli Monti Sanfelice, duchi di Laureana e baroni di Agropoli è il simbolo della città.
Nel 1806, durante l’occupazione francese in epoca napoleonica, il Castello fu occupato dal Genio militare divenendo, ancora una volta, centro della difesa costiera dell’intero Principato Citra.
Nell’800 Agropoli iniziò l’espansione oltre l’antico borgo. Dal 1811 al 1860 fece parte del circondario di Torchiara, appartenente al distretto di Vallo della Lucania del Regno delle due Sicilia.
Luisa Sanfelice, sposa di Andrea Sanfelice, più volte dimorò nel Castello; Marguerite Yourcenar, scrittrice francese, che vi ambientò il racconto “Anna, soror …”; Giuseppe Ungaretti, che descrisse magistralmente Agropoli nel volume “Mezzogiorno” … sono alcuni esempi di personaggi che hanno legato il loro nome al castello di Agropoli.
Attualmente il Castello è visitabile tutto l’anno ed è sede di importanti eventi culturali.