Ci fu un tempo in cui si pensava in grande nell’area vasta situata a sud della provincia di Salerno. Si immaginavano grandi infrastrutture come l’aeroporto a Pontecagnano, il Campo da Golf a Serre, la creazione del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, la Valorizzazione del Patrimonio UNESCO, la costruzione di porti turistici lungo la costa, la delocalizzazione del Mercato ortofrutticolo di Paestum, la costruzione dell’Aversana, la realizzazione delle piste da sci sul Cervati, la ristrutturazione di conventi e castelli nei paesi delle aree interne … L’elenco potrebbe continuare!
Ogni tanto si aggiorna la cifra che lo stato ha investito in questa area e si sbaglia per difetto se si afferma che gli Euro impegnati e spesi superano ampiamente il MILIARDO.
Pur togliendo dall’elenco le opere più velleitarie immaginate (le piste da sci sul Cervati) restano delle splendide incompiute alcune di esse come l’aeroporto Salerno – Costa d’Amalfi, il Mercato Ortofrutticolo di Paestum e il campo da Golf.
Per quel che riguarda l’aeroporto abbiamo la ragionevole speranza che, sbloccata la questione della sottoscrizione della convenzione tra il Ministero dei trasporti e Gesac il cantiere si possa aprire entro i primi mesi del 2019.
Relativamente al mercato ortofrutticolo i tempi si sono allungati in quanto si aspetta che la Regione dia risposta al comune di Capaccio Paestum che ha preso in carico l’onere di rifare il progetto per adeguarlo agli standard che richiede il rigenerato mondo agricolo.
Invece, per il campo da Golf Le Costiere realizzato a Persano nel comune di Serre, il “gioco” dell’oca si è fermato alla 2^ casella occupata dalla magistratura che recentemente ha rinviato a giudizio dei soci del Consorzio Persano Royal Golf destinatario di un finanziamento regionale. Ma al di là della questione giudiziaria quello che preoccupa è il fallimento del progetto di dare alla Campania una seconda infrastruttura turisticamente molto attrattiva (l’altro campo è situato in provincia di Caserta).
L’idea di realizzare un campo a 18 buche, con annesso ristorante e club house oltre a tutte le più moderne attrezzature necessarie a garantire la pratica dello sport ai più alti livelli, era stata ben accolta degli imprenditori turistici delle “due Costiere: l’Amalfitana e Cilentana.
L’impianto a 18 buche più un campo di allenamento garantiva la pratica del golf praticamente tutto l’anno e avrebbe potuto attirare praticanti da tutta Italia e dall’intera Europa soprattutto nei mesi autunnali e invernali grazie al clima mite che, da sempre, si riscontra nel nostro territorio.
Per la verità, sia pur a scartamento ridotto, il campo ha funzionato come campo di allenamento per ben tre anni a 9 buche. Quando poi si era giunti al completamento dell’intero percorso ecco che è crollato l’intero impianto organizzativo immaginato all’atto della creazione del consorzio.
Chi ha avuto modo di visitarlo a bordo della golf car si è subito reso conto che i circa cento ettari situato tra i due fiumi, il Sele e il Calore, adiacente alla tenuta di caccia dei Borboni dove oggi sono operative due caserme dell’esercito, era un luogo incantato.
A sud-ovest il mare nel quale al tramonto si ergeva Capri e l’intera Costiera Amalfitana e a nord-est gli Alburni si coloravano rosso man mano che il sole calava nel mare.
Insomma, tutto era strutturato per un sicuro successo.
Evidentemente non è stato così! Oggi piangiamo sul “latte versato” e sullo sperpero di risorse disperse in modo incomprensibile. Ancora di più dobbiamo registrare che l’intero patrimonio è completamente depauperato in quanto la manutenzione è cessata con l’allontanamento degli operai che sono stati licenziati.
Dove prima brillavano il verde di varie gradazioni in base all’area del campo, oggi regna selvaggia la natura che si è ripreso ciò che l’uomo aveva “domato” a suon di milioni di euro. I laghetti artificiali sono diventati stagni alimentati solo dalle piogge. I residenti lungo la stradina che collegava la SS 19 all’ingresso del campo sono esterrefatti per lo scempio che è diventato in loro nuovo mondonel quale si erano fatti convincere a convivere.
Tutti noi, inoltre, siamo fermi nella convinzione che l’opera era un fiore all’occhiello di un territorio che aveva accolto con grande entusiasmo questa ulteriore infrastruttura capace di far salire ancora un po’ l’asticella attrattiva in questa area sia dal punto di vista turistico sia per la qualità della vita dei residenti.
Non è dato sapere come si chiuderà la vicenda che vede coinvolti soggetti pubblici, il comune proprietario del terreno e la regione che ha investito oltre 6 milioni di euro, e soggetti privati che a loro volta hanno messo altrettanto in termini di risorse e passione.
Certamente sarà difficile che riprendere il bandolo di questa matassa.