PREMESSA
La Primula palinuri Petagna, è una pianta rarissima che trova la sua diffusione su Capo Palinuro e su pochissime altre coste rocciose dei territori del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni.
Ha una storia evolutiva assai affascinante che la lega alla Primula auricola L., sua progenitrice secondo alcuni studi di genetica del Dipartimento di Biologia Vegetale dell’Università degli Studi Federico II di Napoli.
La Primula auricola L. è a tutt’oggi ancora presente sull’Altopiano di vetta del Monte Cervati, che con i suoi 1899 m s.l.m. è la più alta cima della Regione Campania.
Durante l’ultima glaciazione, la Primula auricola L. migrò verso il mare per poi risalire di nuovo sulla vetta, con il successivo riscaldamento della Terra.
Alcuni nuclei di Primula auricola L. modificando la loro genetica, riuscirono a sopravvivere sulla costa calcarea di Capo Palinuro, evolvendosi in una nuova specie vegetale, classificata come Primula palinuri Petagna.
Una lunga storia, un lungo viaggio evolutivo che sembra voler mettere in evidenza l’unicità di questi luoghi, che rappresentano una delle mete di maggior interesse naturalistico a livello internazionale.
Oggi la Primula palinuri Petagna è il simbolo del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni: Patrimonio Unesco, dal 1997 Riserva di biosfera e dal 2010 primo parco nazionale italiano a diventare Geoparco.
Un viaggio che merita di essere ripercorso e raccontato e che, al tempo stesso, diviene spunto per un racconto ancora più rappresentativo di un particolarissimo territorio con le sue immense Risorse Ambientali, con la Cultura e la Storia dell’Uomo Rurale e con la sua eterogenea Bellezza.
Dott. Riccardo Di Novella
Ecomuseo della Valle delle Orchidee
e delle Antiche Coltivazioni
ANALISI
La zona a Sud della Provincia di Salerno, in buona parte compresa nel territorio del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, è un interessante insieme di ecosistemi, paesaggi, dialetti, modi di vivere e tradizioni frutto della storia millenaria che caratterizza il Cilento. Un’importante connubio tra mare, monti, fiumi e colline da poter raccontare attraverso le esperienze e gli occhi delle persone che da secoli abitano queste zone.
Le rivoluzioni socio economiche degli ultimi decenni hanno trasformato l’identità di queste zone e imposto una urbanizzazione sfrenata figlia dello spopolamento delle aree interne e del consequenziale intasamento delle zone costiere. I settori lavorativi al quale il territorio era abituato sono stati sostituiti dal nascente settore turistico che da qualche decennio è diventato uno degli obiettivi prioritari del Cilento.
Il turismo marino, limitato a pochi mesi all’anno, riempie il territorio oltre le reali capacità di gestione e crea spesso una serie di disservizi che offrono ai forestieri un’immagine distorta della realtà cilentana.Il turismo interno, sporadico e casuale, non riceve la dovuta attenzione e rimane legato a poche iniziative virtuose determinate dalla testardaggine di operatori privati e alla lungimiranza di amministratori locali.
I piccoli paesi si stanno svuotando e le città si stanno riempiendo. La fascia pedemontana delle aree interne inizia a scomparire in favore di una crescita sempre più disordinata dei grandi agglomerati urbani ricchi di servizi ma con una bassa qualità di vita sana e genuina.
Lo spopolamento dei piccoli borghi è sotto gli occhi di tutti e l’emigrazione dei giovani è un’emorragia inarrestabile. Senza una nuova direzione da seguire per invertire la rotta dei piccoli borghi, un tempo paesi di pastori e pescatori, il futuro è inevitabilmente segnato.
OBIETTIVI
Occorre incentivare un turismo che sia figlio della conoscenza dei luoghi, degli uomini, della tradizione del Cilento e far scoprire la naturale identità del territorio. Rispolverare gli antichi mestieri, le preziose usanze e le innumerevoli arti che per secoli hanno garantito benessere alla nostra terra e ne hanno caratterizzato il popolo.
Lavorare per creare un avvicinamento graduale conoscitivo all’essenza della nostra Terra, racchiusa nella ricchezza della diversità che orgogliosamente si evince nella quotidianità dei piccoli paesi.
Determinare le risorse funzionali all’uomo che decide di vivere nel Cilento ed investire affinché si possa garantire proficua permanenza dei giovani sul territorio arginando l’emorragia demografica legata all’emigrazione.
STRUMENTI
I cammini lunghi e lenti che facciano scoprire realmente CIBO UOMINI E PAESAGGI. Così come La Via Silente o il Cammino di San Nilo, anche Il cammino delle due primule si pone come un viaggio attraverso il Cilento che abbia il contenuto di un sogno lungo 4 giorni dal monte al mare attraversando vallate, fiumi e boschi senza confine. Partendo dal Cervati, la vetta più alta della Campania, percorreremo gli oltre 80 km che ci consentiranno di arrivare sulla costa di Palinuro dove il mare più blu farà da sfondo ad uno scenario incantevole. Con Il cammino delle due primule abbiamo intenzione di avanzare una proposta per far rivivere le aree interne abbinandole ad un progetto che le colleghi alle zone costiere per sottolineare a gran voce la diversità territoriale, grande risorsa del Parco Nazionale. Non capita ovunque di avere a breve distanza montagne di quasi duemila metri e spiagge incantevoli. Questo abbinamento si declina anche nell’enogastronomia, nella biologia, nelle specie endemiche e nei personaggi che popolano il Cilento.
Il percorso compiuto dalla Primula Auricula per arrivare sul mare è un corridoio ecologico e la storia delle due primule rappresenta anche la storia dei cilentani: sul mare o in montagna, vicino ai fiumi o sulle colline, hanno tratti distintivi comuni ma si differenziano in misura minima per alcune caratteristiche particolari legate alle loro storie locali.