Sabato 12 ottobre 2019 è stata organizzata un’escursione in seguito alla presentazione del libro -‘Li cunti’ di un cilentano- di Raffaele Scorziello, a Napoli, il 21 giugno. Dopo aver letto il libro, alcuni amici hanno espresso il desiderio di conoscere quei luoghi di cui si parla. Allora mi sono detta “perché non provare a organizzare un vero gruppo noleggiando un autobus?” Così, coinvolgendo l’ANISN (Associazione Nazionale degli Insegnanti di Scienze Naturali) sezione Campania e l’Associazione Amici di Città della Scienza ce l’abbiamo fatta e, con un programma piuttosto intenso ma vario, siamo partiti in trenta, da Napoli. Questo scritto che porta la mia firma è in effetti il risultato di osservazioni, commenti, impressioni ed emozioni di diversi partecipanti alla gita del 12 ottobre come si vede dai tratti in corsivo e virgolette.
“Vanda chiama e noi accorriamo. C’è il ricordo di un caro amico scienziato della Terra che ci accompagna nei luoghi che ci furono così ben descritti in tempi lontani. Adesso però vogliamo toccare con mano, vedere meglio con i nostri occhi e siamo pronti. Sveglia all’alba, per paura di non essere puntuali. Sguardo fugace al cielo per assicurarsi che le previsioni atmosferiche annunciate non siano errate. No, tutto ok, i colori dell’alba rosei, temperatura ideale, assenza di vento. Si parte in pullman per il Cilento. Autostrada, uscita Eboli (Eboli richiama sempre un’altra fermata mistico-letteraria). Quasi alle 11,00 ora locale, (in ritardo) entriamo in Roccadaspide, non prima di aver accolto a bordo due che ci accompagneranno nella nostra escursione. E che ci sono subito simpatici per la loro disponibilità e preparazione.”
I nostri graditi ospiti sono gli amici Bartolo Scandizzo e la moglie Gina, redattori del settimanale cilentano “Unico” che, in quanto a competenze, potrebbero veramente essere considerate ottime guide del Cilento. Con la sua ben nota generosità ed entusiasmo Bartolo distribuisce carte geografiche relative al Parco Nazionale del Cilento e gilet arancioni col simbolo del Parco che noi indossiamo subito e, come tanti scolaretti alla prima gita, contenti, appena arriviamo andiamo a farci scattare una foto sotto il castello arroccato “Il paese, come era stato descritto e come dice il nome, è arroccato su uno sperone di nuda roccia calcarea. Ha varie frazioni che la circondano, ognuno con sue caratteristiche, coltivazioni, tradizioni, storia. La vegetazione è ridente: gli ulivi e i castagni che ci sono stati descritti sono lì, davanti ai nostri occhi, e i castagni in particolare formano un verde tappeto che ricopre la collina e che ammiriamo mentre il pullman ci porta in città”. Alcuni del nostro gruppo qualche giorno dopo diranno “Abbiamo ancora negli occhi e nella mente quel verde che ci ha accompagnato”.
“Accoglienza quasi solenne, con il saluto del sindaco e la visita al castello Filomarino che domina con la sua imponenza la città in posizione elevata”. Il Sindaco, avvocato Gabriele Iuliano, nonostante i suoi innumerevoli impegni non ha voluto fare a meno di aspettarci e disalutare il nostro gruppo dandoci notizie della “sua” città che, come dice “vanta una qualità della vita senz’altro migliore rispetto a quella della grande città, soprattutto per bambini e ragazzi che vivono più liberi di muoversi e di agire in un luogo sereno; i giovani poi, spesso trovano lavoro localmente senza bisogno di allontanarsi e ciò si traduce in un vantaggio economico per tutti”.
Si aggiungono a noi i nipoti rocchesi, Luciano e Fernanda Verticchio col marito Michele e il piccolo Alessandro, insomma un vero e proprio “comitato di accoglienza”!
È lo stesso sindaco a presentarci chi ci guiderà all’interno del castello. Si tratta del Prof. Ettore Giuliani, ultimo discendente di quella famiglia che ne è proprietaria fin dal milleottocento e che tuttora vi abita; è lui che ci introduce in quel luogo in cui “il tempo sembra essersi fermato”. “Un castello-fortezza che nasce da blocchi rocciosi e poi rivela un interno familiare e gentile ricco di importanti documenti storici”. Con orgoglio il signor Ettore ci mostra le foto e i numerosi cimeli di famiglia che vengono lì gelosamente custoditi.” La visita è interessante, perché la storia della famiglia Giuliani, che parte da molto lontano, s’intreccia con personaggi illustri della nostra storia nazionale. Ci mostra poi le antiche carceri che consistono di un primo corridoio in cui venivano portati i condannati per reati minori e un’angusta cella per quelli che si erano macchiati di reati più gravi. Domandiamo quali reati erano considerati più gravi. Ettore ci risponde che “Il furto, rubare un tempo era reato grave, non come oggi…!”
Salutiamo e ringraziamo il signor Ettore che, seppur per poco, ci ha fatto rivivere un’atmosfera d’altri tempi in un castello dove ci riesce difficile pensare che possa vivere una famiglia dei nostri giorni. È tutto così fiabesco e irreale!
È ora di andare: le gole del Calore ci aspettano ma anche i fusilli di Felitto ci fanno “gola”.
“L’Oasi di Remolino, nel comune di Felitto, è una fresca immersione nel verde per inseguire un fiume tra ciclamini, felci e ombelichi di Venere!”. “Il rumore dell’acqua, lì dove la vegetazione più alta ci impedisce la vista! … la grande varietà delle specie botaniche, quelle del sottobosco che lasciano il posto alle essenze della macchia mediterranea appena la copertura arborea si dirada! E poi quelle incisioni profonde e strette nella roccia, le gole del fiume, prodotte dall’energia dell’acqua e dai detriti che danno luogo anche a quelle cavità più o meno grandi, dette con un nome fantasioso ma geologico, marmitte dei giganti!”
“Prima di tornare diamo uno sguardo, insieme a Bartolo, alla carta che ci è stata donata del Parco del Cilento e Vallo di Diano. Poi si mangia, si chiacchiera, si fanno nuove conoscenze, davanti ad un piatto abbondante di fusilli al sugo. Seguono i salumi e i formaggi locali: profumati e saporiti.Manca il dolce ma quello si va a
prendere alla pasticceria Delizie di Maria, in località Fonte, e mai nome fu più appropriato per i prodotti esposti in quelle luminose vetrine! Foto con la gentile e radiosa proprietaria (fotografo ufficiale l’amico Enzo), e via verso la località Ponte Barizzo per la visita al laboratorio olfattivo “Sirenae”, una distilleria artigianale di essenze profumate estratte per la maggior parte da fiori della macchia mediterranea.”
“Una sosta golosa e una profumata per conoscere le varie delizie locali”.
“Il Cilento non è solo mare limpido e bello come credevo ma molto di più: è Natura, Cultura ed ottima Gastronomia!”
“Breve lezione dell’addetta ai lavori di estrazione delle essenze e poi, con qualche scia ancora profumata che ci segue, si riprende la strada del ritorno. Cambio di scena: nel cielo adesso c’è il rosso sempre più intenso del tramonto”.
“Grazie Vanda ma soprattutto grazie Raffaele, per avermi fatto conoscere questa bella terra, verde di alti castagni, rosa per miriadi di ciclamini “veri”, ornati dai cristalli trasparenti del Calore… Sono sicura che da tutto ciò siano arrivati a Raffaele l’amore e la curiosità per la natura, che fu anche la sua scelta di studi, insieme alla cultura della memoria e delle proprie origini. Grazie”.
Quest’ articolo “a più voci” è stato scritto con il contributo fondamentale di:
Luigi D’Amico, Nina Calzone, Alma Carrano, Lina Pepe, Valeria Ruello, Silvana Von arx.
Foto di Alma Carrano
Infine c’è chi, come la nostra amica naturalista, Gabriella Bellandi, ha preferito esprimersi in versi:
Ho percorso un sentiero
In una giornata di sole
attorniata da un tappeto viola di ciclamini
ho percorso un sentiero ricco di varietà vegetali.
Il sentiero è lungo la ripa di un fiume:
il Calore
che scorre più giù
scavando incessantemente
tra rocce calcaree.
Scava forme bellissime
che dall’alto si lasciano osservare:
la sua voce cristallina
accompagna il mio percorso
e sembra voglia raccontare:
dire della sorgente dove è nato
della valle che ha percorso
della bellezza che ha creato
anche dove io
non la posso vedere.
O forse racconta la storia delle genti
vissute nella valle
o dei bimbi che hanno goduto
nelle sue acque.
Chiacchiera, chiacchiera
incessantemente il fiume
al di là di una rete di rami
che lo incorniciano
come un ricamo.
In alcuni tratti si allarga
formando dei piccoli stagni
dove l’acqua sembra quietarsi
per poi riprendere la sua musica
non appena l’alveo si restringe.
E così il fiume porterà con sé la sua storia
fino al congiungimento col Sele.
Mi hai donato bei momenti,
fiume Calore,
e ti ringrazio.