Non sarà semplice percorrere strade e sentieri, del Cammino del Parco del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, per 350 Km circa, sul tracciato di strade e sentieri in cui si snoda, ma la sfida con me stesso è stata lanciata e solo alla fine saprò se anche questa volta riuscirò a portare a casa il risultato.
La prima tappa prevede di coprire la distanza che va dalla stazione di Paestum ad Albanella. Si tratta del primo tratto del Cammino Tre Grotte Tre Fiumi che già abbiamo percorso a piedi e in bicicletta.
Ginetta, nominata, ancora una volta, mia assistente per la logistica, mi accompagna fino al punto di partenza che è anche il luogo dove possono arrivare da ogni direzione gli appassionati escursionisti che vorranno cimentarsi con l’impresa.
La giornata è bellissima, inondata di sole che scalda l’animo e il corpo nell’ultima domenica di fine novembre del 2018.
Dopo la foto di rito, parto di buona lena verso Porta Sirena che mi immette nel mondo antico di Paestum che è ancora inanimato. Gli imponenti templi che da oltre due millenni dominano la grande spianata riempiono gli occhi ed elevano l’animo del podista che, come nei tempi antichi, passavano lungo la via sacra per favorire i migliori auspici per il viaggio che si era intenzionali ad intraprendere. Osservo i commercianti pestani che alzano le saracinesche e un gruppo di fedeli che escono dalla Basilica paleocristiana dopo aver assistito alla funzione domenicale.
Percorro con passo sornione l’intera area ed esco da porta Giustizia allungandomi sulla via Magna Graecia fino a Borgo Nuovo dove mi infilo sulla strada per il Cafasso, sede dell’ormai dismesso tabacchificio. Il borgo è animato da persone che si ritrovano davanti al bar come avviene in ogni contrada capaccese. Svolto in direzione del Rettifilo e, di fronte, gli occhi inquadrano la prima delle innumerevoli chiesette che punteggeranno l’intero cammino.
Al 5° Km approdo presso la tenuta Vannulo, vanto dell’omologo borgo dove la mozzarella è diventata un’arte. Il piazzale è già pieno di automobili, il bar è preso d’assalto dai clienti, nel caseificio dove, fin dall’alba, si lavora alla produzione della mozzarella …
Procedo verso il Rettifilo attraversando il centro abitato. Svolto verso Est mi ritrovo in faccia al santuario della Madonna del Granato che domina l’intera pianura. Sulla destra c’è Capo di Fiume con le sue sorgenti di acqua salmastra, una di acqua dolce e la bella tenuta de “Le Trabe”.
Risalgo verso la parte bassa del monte Soprano fino al santuario della Madonna del Granato passando per il Getsemani. all’uscita dal ventre di rocce “sparate” fuori per usi umani.
Quando mi immetto sulla via Sferracavallo che mi riporta in pianura, mi rendo conto di aver coperto quasi 10 Km di strada.
A pochi metri dall’incrocio, due cani mi affiancano saltellandomi intorno. No do troppo peso alle loro moine in quanto è abituale che questo accada sulle nostre strade di campagna. Ma uno dei due non si accontenta del saluto e si avvicina al trotto. Gli faccio vedere il mio bastone e si allontana … (È importante avere con sé un bastone che aiuta nei tratti con difficoltà ma sono utilissimi per tenere i cani a bada)
Mi fermo a controllare la situazione, suono il campanello dei proprietari e mi accerto se i cani sono vaccinati …
Arrivo a Vuccolo Maiorano e imbocco il lungo sentiero che punta dritto al Santuario di Santa Sofia di Albanella. Il lungo e tranquillo sterrato, che rende leggero il passo, taglia in due la pianura di Fonte di Roccadaspide: a sinistra la Vallecentanni, a destra la costa esposta a Nord del monte Soprano. Io accelero l’andare lanciando uno sguardo veloce alla mia destra dove è situata la casa, oltre la SS 166, dove vivo da oltre 25 anni.
Alla fine del tratto in pianura, approccio la salita con un dislivello di oltre 200 m che mi porterà in cima alla collina.
Arrivo sul piazzale di S. Sofia ad Albanella dopo aver “domato” la ripida salita che termina in prossimità del cimitero. Il sole già alto sopra il monte Soprano riscalda l’intero piazzale dove primeggia il santuario. Alzo lo sguardo per godere dell’ampia veduta che concede allo sguardo di abbracciare l’intera pianura di Fonte di Roccadaspide. Contornata dalle catene montuose dei monti Lattari, Picentini, Alburni, Cervati, Pianello, Verna e giù fino al Soprano.
Bartolo Scandizzo