Sono in aumento le persone non si rassegnano a vivere in grandi agglomerati urbani dove la densità abitativa è altissima. Sono in tanti che scommettono al contrario che la ripresa post pandemia, dell’Italia passa anche dalle zone più distanti dalle aree urbanizzate. Dalla riscoperta dei borghi, dei piccoli Comuni e delle aree marginali, spesso in salita, dove biciclette e monopattini sono uno sfizio per pochi, e dove le zone a “traffico limitato” lo sono per natura.
Oltre che sui monopattini, sulle bici elettriche o volare agganciati ad un’imbracatura sui dirupi, è bene ricordarsi quanto è salutare andare a piedi. Questo sì è per tutti.
Prima ancora che la ripartenza porti nuovi e auspicabili afflussi turistici dall’estero, possiamo – noi Italiani, Campani e Cilentani – ritrovare le mappe dei grandi cammini italiani. Il Rapporto sui “Piccoli Comuni e Cammini d’Italia”, stilato su iniziativa della Fondazione Symbola di Ermete Realacci e Fabio Renzi e della Fondazione Ifel dell’Anci da un’idea chiara sulle potenzialità inespresse dell’Italia minore.
È un invito a riscoprire la prodigiosa varietà geografica e culturale dei piccoli Comuni grazie alla fitta rete di “cammini” che avvolge la nostra Penisola.
Quando si dice “cammino” si va con la mente al più lungo, ramificato e famoso itinerario dell’Europa occidentale, quello che porta a Santiago di Compostela. Anche in Italia di “cammini”, però, ce ne sono ben 44 e un’altra settantina sono ancora sotto il vaglio ministeriale, per essere inseriti nella mappa nazionale.
Gli scenari proposti dai Cammini d’Italia sono molteplici. Alcuni sono su scala regionale. Altri cammini ripercorrono i segmenti italiani delle antiche vie dei pellegrini diretti a Roma: la Via Francigena, che in Italia parte dal Valico del Gran San Bernardo (al confine con la Svizzera) attraversando 145 Comuni distribuiti lungo oltre 1000 km di percorso; o la Via Romea Germanica, che partendo dal Brennero raggiunge la capitale percorrendo 1020 km e 6 regioni. Altri ancora seguono le tracce dei numerosi santi e religiosi che hanno contribuito con la predicazione e le opere a costruire la peculiare organizzazione socio-politica del nostro Paese, fatta di identità municipali tanto plurali e diversificate tra loro, quanto unite da una trama culturale di fondo condivisa.
Anche nel Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni è stato tracciato un Cammino che si differenzia da tutti gli altri anche se ha le stesse caratteristiche di tutti gli altri: Itinerari storici, culturali, naturalistici e religiosi che nulla hanno da invidiare agli altri tracciati storici.
Esso si snoda su un tracciato misto per circa 330 Km in un anello verde, giallo e azzurro e passa per oltre 60 borghi (comuni capoluoghi e frazioni), terre e castelli, opere d’arte e testimonianze della nostra storia, cibi, consuetudini e paesaggi frutto di una interazione millenaria tra popolazioni e ambienti naturali.
Si tratta di un “anello” che si “colora” di Verde che vede toccare i tre fiumi, Calore, Tanagro e Bussento e tre grotte, Castelcivita, Pertosa e Auletta e Morigerati.
Si colora di Giallo ci porta a visitare La Certosa di Padula, l’area archeologica di Velia e Paestum.
Si colora di Azzurro per accompagnarci lungo tutta la costa Cilentana dal golfo di Policastro, tocca le due Aree marine protette di Baia Infreschi e della Masseta e quella di S. Maria di Castellabate.
L’intero cammino fa tornare alla mente le motivazioni con le quali l’UNESCO ha dichiarato l’intero Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni patrimonio dell’umanità sia per il paesaggio sia per lo stile di vita: la Dieta Mediterranea.
Il cammino per “valorizzare il “Cammino del Parco Cilento – Diano – Alburni si snoda in per 330 Km! Chi si muove sulle proprie gambe sa che il viaggio, per quanto lungo, comincia con il primo passo e non ha fretta di giungere alla meta. Infatti, come recita il vecchio detto: “il bello del viaggio è il viaggio”.
È stata creata un’APP che accompagna e guida il viaggiatore, c’è un sito di servizio e una struttura operativa alla quale chiedere info e servizi (http://ilcamminodelparco.com/) ed è attiva una pagina face book dove caricare le esperienze vissute sul Cammino. siamo già in pista con la concretizzazione dell’idea. Ora si tratta di continuare a tenere accesa la fiammella del progetto confidando sul fatto che il tempo convinca quanta più gente possibile da mettersi sulla “strada” e validarlo con le proprie esperienze di vita vissuta.
Grazie alla legge sui Piccoli Comuni (n. 158 del 6 ottobre 2017) oggi le comunità locali possono riprogettare il proprio futuro a partire dalla valorizzazione di circuiti culturali ed enogastronomici. I Piccoli Comuni sono dei veri e propri cantieri di diversità culturale e territoriale dove l’accoglienza diventa una risorsa, la sostenibilità si tramuta in spinta alla crescita e l’identità si trasforma in competitività.
Per rilanciare il Paese potrebbe essere utile rilanciare l’abitudine a camminare. I “Cammini d’Italia” potrebbero essere anche una metafora della ripresa che in queste settimane ci avviamo a costruire. Senza dimenticare che qualunque strada per la ricostruzione, per essere efficace e operativa, deve essere corale, integrata, radicata nella profondità dei territori della nostra Italia.
Bartolo Scandizzo