Il bilancio di Patrizio Bianchi, Ministro uscente della Pubblica Istruzione
“In questi 18 mesi di governo abbiamo raggiunto due obiettivi: riaprire la scuola in presenza, dopo la stagione della pandemia, e avviare l’attuazione del Pnrr… Affidiamo al nuovo governo un quadro di riforme e di investimenti, una strategia pienamente operativa per l’innovazione e valorizzazione della nostra scuola, che va conosciuta e apprezzata di più di quanto distrattamente si compia in un Paese, che finora non ha ancora pienamente colto come educazione, crescita e eguaglianza siano i veri perni di uno sviluppo duraturo e democratico”.
Diciotto mesi di governo scolastico a firma Bianchi, Ministro della Pubblica Istruzione che nei cento giorni del governo Draghi, riferisce il sondaggio Quorum/Youtrend per Sky TG24, è risultato ultimo come gradimento, se pure molto apprezzato da Fratelli d’Italia, partito di opposizione. Bene in un anno e mezzo Patrizio Bianchi intanto, a capo della scuola del nostro Paese, malgrado le posizioni divergenti, ha raggiunto fra gli altri, due obiettivi: la riapertura della scuola in presenza dopo l’acuta fase pandemica e l’avvio dell’attuazione del Pnrr. Quest’ultimo trattasi, come è noto, di un progetto riformatore che si caratterizza per i diversi necessari investimenti. Un piano di trasformazione e di investimenti, dunque, che per la prima volta, prospetta una istituzione scolastica aperta, inclusiva, solidale, affettuosa, così come detta, tra l’altro, la nostra Costituzione. Patrizio Bianchi nel tracciare il bilancio del suo operato richiama la figura di Jacques Delors, autore dell’opera “Istruzione, un tesoro da scoprire – Educação: Um Tesouro a Descobrir ”, preparata per l’UNESCO, sui quattro pilastri della conoscenza. I quattro pilastri dell’istruzione per il XXI secolo a cui Jacques Delors (2001) fa riferimento all’UNESCO, sotto forma di rapporto, comprendono: Imparare a conoscere, imparare a fare, imparare a vivere e imparare ad essere. “A settembre, scrive Bianchi, la nostra scuola ha riaperto in presenza, dopo un cammino graduale verso la normalità che ha restituito a studentesse e studenti la gioia di guardarsi in volto, perché il primo obiettivo è imparare a vivere insieme, come per l’appunto scriveva, nel 1996 Jacques Delors nel rapporto Unesco. Un vivere insieme, aggiunge, realizzato anche con il programma Scuola d’estate, che ha costituito un prezioso laboratorio di esperienze e sperimentazioni. Un modello più aperto alla partecipazione, meno vincolato a classi e curricula, che abbiamo iniziato a mettere a sistema, contrastando la narrazione di chi sostiene che la nostra scuola resti sempre la stessa”. Il Ministro uscente torna poi nel suo scritto al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il piano approvato nel 2021 dall’Italia per rilanciarne l’economia dopo la pandemia di COVID-19, al fine di permettere lo sviluppo verde e digitale del Paese. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), come è già diffusamente noto, si inserisce all’interno del programma Next Generation EU (NGEU), il pacchetto da 750 miliardi di euro, costituito per circa la metà da sovvenzioni, concordato dall’Unione Europea in risposta alla crisi pandemica. La principale componente del programma NGEU è il Dispositivo per la Ripresa e Resilienza (Recovery and Resilience Facility, RRF), che ha una durata di sei anni, dal 2021 al 2026, e una dimensione totale di 672,5 miliardi di euro (312,5 sovvenzioni, i restanti 360 miliardi prestiti a tassi agevolati). Bene, il Ministro Bianchi, facendo leva sul Pnrr che risponde alla domanda di innovazione e cambiamento del nostro sistema, a partire da chi la scuola la frequenta o ci lavora, si sofferma sulla riforma degli ITS. “La riforma degli Its, afferma Patrizio Bianchi, ha tolto la formazione tecnica superiore dalla quasi clandestinità in cui era nascosta da anni. Ora di Its si parla e cresce l’interesse di ragazzi, famiglie, imprese. Gli Its sono la principale risposta al bisogno di ampliare l’offerta formativa per studentesse e studenti e dare loro le competenze per affrontare lo straordinario cambiamento dei sistemi produttivi che viviamo. Per vincere questa sfida servono fondazioni solide e una strettissima collaborazione con aziende, scuole, università. I laboratori degli Its, che stiamo per finanziare con un importante intervento, devono trasformarsi in poli territoriali in cui non solo formare giovani, ma anche rigenerare le conoscenze degli adulti. Poli cui possano aderire, in primo luogo, gli Istituti tecnici e professionali, potenziati con la riforma di recente approvata che consente maggiore flessibilità nella didattica e più aderenza alle vocazioni del territorio. Gli Its, istituti tecnici e professionali, Cpia, orientamento non sono spezzoni di riforma, ma una strategia unitaria e integrata che restituisce dignità alla scuola tecnica e risponde ai bisogni del Paese e dei nostri giovani”. Ne “Il Commento” scorgiamo d’interesse la nota di Luca Brugnara e Cristina Orlando intorno al Pnrr. Focalizzando l’entità del Piano delineano la distinzione secondo due capitoli spese, quelle destinate alle cose e quelle destinate alle persone. Solamente un quinto delle risorse viene destinato al patrimonio umano. l PNRR e il relativo Piano Complementare, annotano, comportano spese per le “cose” (infrastrutture, digitalizzazione, e altre forme di “patrimonio fisico”) e spese per le “persone” (per rafforzare il “patrimonio umano”). Seppure con gli adeguati caveat (la distinzione è parzialmente discrezionale), questa nota illustra che sui 222,2 miliardi stanziati, solo un quinto (45 miliardi) finanzia il patrimonio umano. Di questi, 14 miliardi sono investiti in progetti finalizzati a formare nuove competenze, 6 miliardi sono destini all’assunzione di nuovo personale, 19 miliardi vanno in progetti di ricerca-sviluppo e ampliamento dell’offerta di beni pubblici e 5 miliardi vanno in pubblica istruzione e formazione. Bianchi, nel suo scritto destinato a “Il sole 24 ore” evidenzia poi la tempistica della concretizzazione del raggiungimento degli obiettivi. “Le riforme, dice, tutte realizzate nei tempi stabiliti, camminano insieme a investimenti senza precedenti: oltre 12 miliardi in infrastrutture e più di 5 per potenziare le competenze. Abbiamo rispettato ogni scadenza grazie all’impegno del ministero e alla stretta collaborazione con territori ed enti locali. Le risorse per le infrastrutture significano nuove scuole – sicure e inclusive secondo le linee guida che ci hanno aiutato a scrivere grandi architetti e pedagogisti –, mense, palestre e soprattutto asili nido e scuole per l’infanzia, per contrastare le disuguaglianze sociali e territoriali e sostenere il lavoro delle donne”. Si prevedono ulteriori importanti risorse per la scuola. Sono in dirittura d’arrivo. Con questi fondi si potranno trasformare le scuole con l’incremento di oltre 100 mila nuove classi. Nuove realtà in contesti nuovi, si parla di classi in contesti ambientali e di apprendimento assolutamente innovativi e finalizzati al contrasto del grave e allarmante fenomeno della dispersione. Sono, altresì, previsti interventi finalizzati e destinati alle scuole che si sono caratterizzate con più elevati tassi di fragilità di apprendimento. “La scuola inclusiva che vogliamo, aggiunge il Ministro Bianchi, è una comunità fondata sulla solidarietà e sul rispetto, che non lascia indietro nessuno e punta a colmare le crescenti disuguaglianze sociali. Per questo la riforma dell’organizzazione della scuola, che il prossimo governo dovrà completare, diviene cruciale per aumentare autonomie e flessibilità organizzative e affrontare problematiche di territori sempre più complessi e articolati”. Il Sud, assicura Bianchi, non è stato dimenticato. Col fine di unire le territorialità del Paese è stata sempre considerata una importante quota da destinare ai contesti scolastici del Meridione. Almeno il 40% è stato al Sud, con l’obiettivo di contribuire a ricucire il nostro Paese. Patrizio Bianchi, a chiosa del suo intervento sul bilancio del suo governo scuola, ha voluto richiamare la riforma della formazione e delle modalità di assunzione degli insegnanti. Entro il 2024 sono, infatti, in arrivo ben 120 mila assunzioni nella scuola. La riforma del Ministro Bianchi per il reclutamento degli insegnanti dispone una fino al prossimo 2024. In tale fase saranno assunti ben 70mila nuovi proff. I 70mila potranno essere assunti a seguito del superamento di nuovi concorsi annuali. I nuovi ingressi si sommeranno ai 50mila già programmati per il 2022. Complessivamente la scuola si arricchirà di ben 120 mila nuovi professori. “Dopo anni di rinvii, abbiamo approvato la riforma della formazione e delle modalità di assunzione degli insegnanti, precisa il Ministro Bianchi. Un quadro di regole certe per chi vuole diventare docente, concorsi annuali e un percorso di formazione continua lungo tutto l’arco della vita professionale. Abbiamo avviato procedure concorsuali da troppo tempo ferme, resistendo alle pressioni per agire con stabilizzazioni generalizzate ope legis. Le assunzioni realizzate e l’impegno ad assumere 70mila insegnanti con le nuove procedure sono impegni previsti dal Pnrr, così come quello di mantenere lo stesso numero di docenti fino al 2026, che risponde al bisogno di ridurre in tutto il Paese la numerosità degli allievi per classe ed evitare che la caduta demografica porti a chiusure nelle zone marginali e periferiche, perché quando chiude una scuola si avvia la desertificazione di un’intera area”. Prima di levar le tende Patrizio Bianchi affida la scuola affettuosa del fare al nuovo Governo in dirittura d’arrivo. Lascia un piano di riforme e investimenti finalizzati a rendere la nostra a scuola ancora più bella e operativa. “Affidiamo al nuovo governo un quadro di riforme e di investimenti, una strategia pienamente operativa per l’innovazione e valorizzazione della nostra scuola, che va conosciuta e apprezzata di più di quanto distrattamente si compia in un Paese, che finora non ha ancora pienamente colto come educazione, crescita e eguaglianza siano i veri perni di uno sviluppo duraturo e democratico”.
Emilio La Greca Romano