Ha un cognome importante il presidente che da due mesi porta avanti le redini della Comunità Montana Alburni. Domenico D’Amato ha soli 29 anni ma abbastanza per definirsi un ex democristiano convinto. E non solo, dice di essere anche un moderato e un mediatore, qualità che le vicende politiche hanno messo da subito alla prova. La fiducia in questo campo ha un significato molto relativo e lui, benché si mormorasse di presidenza di comodo, continua a resistere ai contraccolpi che sin dal primo giorno dalla sua nomina si sono susseguiti. E poi c’è la Fondovalle attorno a cui si è creata una situazione complessa ed aggrovigliata. Niente di meglio per un giovane alla sua prima, più importante esperienza da amministratore.
Volendo fare un bilancio, come sono trascorsi questi sessanta giorni?
Devo ammettere che il tempo è volato. In ogni caso il bilancio è positivo nonostante le vicende relative alle revoche e alle sentenze del Tar che ci hanno un po’ distolto dagli obiettivi principali. Sul campo ci sono già alcune idee che abbiamo in animo di realizzare. Mi riferisco ad una serie di iniziative in campo agricolo promosse in collaborazione con l’Ersac, in riguardo alcune strategie sulle produzioni tipiche locali; la realizzazione di un possibile laboratorio che possa aiutare gli agricoltori nella protezione delle culture da attacchi di agenti esterni; come il castagno, gli uliveti, le fragole e i fagioli, di pratiche di tipo biologico, per la salvaguardia di colture tipiche del territorio. Il campo agricolo è il settore su cui più puntiamo. Il Por Campania è attualmente lo strumento a cui facciamo riferimento. Ci sono ad esempio misure come la 1.3 che prevede la possibilità di investire fino a cinque miliardi per il riassetto idro-geologico e per la salvaguardia di alcuni costoni sottoposti a pericoli di frana. Su questa misura pensiamo di realizzare iniziative da localizzare nei vari dodici comuni della comunità montana.
La tua nomina si inserisce in un quadro estremamente delicato per la Fondovalle Calore, come stai affrontando questo passaggio?
Con la massima moderazione, cercando di coinvolgere e di ripristinare un senso di fiducia fra tutte le istituzioni coinvolte nel progetto. Ciò che ho notato in modo particolare in questa fase è che le amministrazioni capeggiate da sindaci che non rientrano nella maggioranza di questa Comunità Montana hanno un indice di fiducia molto basso rispetto alle sue scelte. E’ anche legittimo ma in questo momento mi sembra troppo inasprito. Sto cercando di rassicurare i primi cittadini rispetto all’operato di questa maggioranza cercando di essere moderato, di prestare attenzione a tutte le loro istanze.
A che punto è la fase burocratica?
In questo momento la Fondovalle è ferma ad un passaggio obbligatorio prima dell’approvazione del definitivo, prima dell’approvazione del progetto esecutivo: la firma dell’accordo di programma tra i Comuni di Aquara, Postiglione, Controne, Ottati e Castelcivita e Serre, i quali devono firmare o meglio dovrebbero firmare un accordo di programma mirante alla ratifica in consiglio comunale della variante dei propri strumenti urbanistici. In parole povere devono inserire nei propri piani regolatori il passaggio in quel punto e per quel tracciato della Fondovalle per il proprio territorio. Questo è lo stato attuale. Un’opera di tale portata implicherà certo degli stravolgimenti rispetto alla situazione attuale, per cui sono d’accordo che alcuni sindaci vogliono sincerarsi sulle modalità di tali cambiamenti ma ciò ci scontra con esigenze che vanno oltre, e cioè di dare risposte a bisogni insopprimibili di quelle popolazioni desiderose di uscire da quell’isolamento atavico che li attanaglia. Faremo riunioni ad oltranza per cercare di giungere in brevissimo tempo ad una intesa ma se ciò non avvenisse in un lasso di tempo piuttosto breve, e ciò non deve esser letto come un ricatto, la Giunta ha in animo di tutelarsi dal punto di vista giuridico amministrativo per evitare responsabilità dovute alle spese già impegnate relative ai costi dei parere e del progetto.