Nell’arco della giornata le funzioni del nostro organismo cambiano al ritmo dell’orologio interno che ogni cellula dispone, portando la cellula a fluttuare da momenti di intensa attività a momenti di calma che confluiscono in un unico ciclo che definiamo ritmo circadiano, prevedibile e costante. L’assunzione dei farmaci è strettamente dipendente da questa fluttuazione perché durante le 24 ore possono cambiare il metabolismo e la capacità di assorbimento o di eliminazione delle molecole. Ecco che una branca specifica, la cronofarmacologia, studia l’attività dei ritmi circadiani per poterla applicare alla somministrazione dei farmaci nelle ore della giornata ritenute più adatte alla loro specifica azione e al fine di garantire una minore tossicità. Questa strategia trova applicazione soprattutto in campo oncologico, dove il basso indice terapeutico dei farmaci antitumorali fa sì che la somministrazione di un farmaco ad un orario piuttosto che un altro induce profondi cambiamenti nell’efficacia e sulla comparsa degli effetti collaterali, permettendo non solo un miglioramento della qualità del paziente ma anche una migliore percentuale di vittoria sul tumore. Potenzialmente, tutti i farmaci possono trovare beneficio da un’analisi approfondita sotto questo aspetto, ma in particolare un recente studio ha sottolineato l’importanza di assumere cortisonici al mattino per ottenere una migliore efficacia. Lo studio ha evidenziato che nell’organismo i picchi di cortisolo, l’ormone responsabile dei meccanismi di sincronizzazione dei singoli orologi delle cellule dell’organismo, si osservano nelle prime ore del mattino e nel mezzo della giornata, per poi decrescere di molto nelle ore notturne e ricominciare il ciclo il mattino successivo. Lo studio ha osservato quindi come i cortisonici, che mimano l’azione del cortisolo endogeno, se somministrati all’orario sbagliato possono indurre una sorta di jet leg nelle nostre cellule, rendendole più suscettibili ad attacchi esterni e alla comparsa di effetti collaterali.