Si tratta dell’ennesimo capitolo di un libro che, almeno per ora, non prevede una conclusione. O meglio, un finale per i capitoli precedenti si è materializzato soltanto in termini formali, sotto forma di prescrizione.
Stiamo parlando dei processi in tema ambientale relativi, tra gli altri, al territorio del Vallo di Diano.
L’ultimo bilancio in tal senso parla di 7 persone accusate di associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti e inquinamento ambientale. Di queste, una è stata portata in carcere, 5 sono state poste agli arresti domiciliari e una è stata sottoposta all’obbligo di dimora.
L’indagine è denominata “Shamar” e – secondo quanto sottolineato dalla Procura – “si è impedito che il Vallo di Diano venisse trasformato nella nuova terra dei fuochi”. Le attività, coordinate dalla Dda di Potenza e condotte dal nucleo investigativo di Salerno e dai carabinieri di Sala Consilina, hanno costituito filone dell’inchiesta “Febbre dell’oro nero”, relativa al contrabbando di idrocarburi e hanno accertato l’infiltrazione del clan dei Casalesi e del clan Cicala.
In galera è finito Luigi Cardiello, già al centro di diverse inchieste in materia ambientale condotte dalle procure di Napoli e Santa Maria Capua Vetere. Il 78enne, di recente, è tornato nel Vallo, a Sant’Arsenio, dopo aver vissuto per diverso tempo in Toscana.
Nel corso delle intercettazioni telefoniche effettuate sarebbe emersa la collaborazione tra lo stesso Cardiello e soggetti del casertano, al fine di individuare dei terreni in cui abbandonare rifiuti frutto di lavorazione industriale.
In tale ottica erano stati scelti campi in zone ben collegate con gli assi viari principali. Nello specifico, ad Atena Lucana, stando a quanto svelato dai Carabinieri, sono state sversatenumerose taniche di un idrocarburo leggero con pericolosità HP14 ecotossico.
“Abbiamo notato una sproporzione tra beni nelle disponibilità di soggetti residenti nel Vallo e ricchezze dichiarate – sottolinea il Capitano della Compagnia Carabinieri di Sala Consilina, Paolo Cristinziano. Nell’ambito delle attività è emersa forte la figura di Raffaele Diana, soggetto contiguo ai casalesi e cugino di Michele Fontana, numero 2 del clan Zagaria e attualmente detenuto al 41bis.
Lo stesso, infatti, è risultato stabilmente presente nel territorio valdianese ed ha relazioni con soggetti residenti.
La nuove frontiera delle mafie – aggiunge Cristinziano – è rappresentata dagli idrocarburi.
Il materiale sversato ad Atena Lucana ha fatto cambiare colore al terreno ed alle falde acquifere e dalle intercettazioni è emerso come il Vallo di Diano risultasse uno snodo importante, consentendo anche contatti diretti con organizzazioni della zona di Taranto”.
Un’indagine che conferma, laddove ce ne fosse stato bisogno, che il contesto territoriale valdianese occupa un posto centrale nella cartina geografica di molti. Un dibattito, quello su ambiente e rifiuti, sempre vivo e che vede da un lato coloro che, tendendo a generalizzare, parlano di comprensorio costantemente oggetto di “attenzioni” e di operazioni poco chiare (che possono anche mettere a rischio la salute) e dall’altro quelli che ci tengono a circoscrivere, il tutto, ponendo l’accento sulle peculiarità ambientali e sulla qualità dei prodotti del territorio.
Un elemento oggettivo è, invece, il coinvolgimento di Luigi Cardiello colui che, qualche anno fa al telefono, si vantava di riuscire a trasformare la spazzatura in oro e anche per questo era conosciuto come “Re Mida”. Cardiello è stato coinvolto nelle inchieste per reati ambientali “Re Mida”, “Cassiopea” e “Chernobyl”, tutte finite in prescrizione, per diverse ragioni.
Per quanto riguarda il Vallo di Diano, sul finire degli anni ’80 la Procura della Repubblica di Firenze ha “parlato” di rifiuti tossici provenienti dal nord e sversati nel comprensorio. Ed è stata perseguita un’azienda di autotrasporti di San Pietro al Tanagro, facente capo a Luigi Cardiello.
Il caso è venuto fuori grazie al “Maurizio Costanzo show” che ha ospitato un operaio-autista dipendente della ditta, il quale, per via delle esalazioni tossiche provenienti dai rifiuti trasportati, sarebbe stato colpito da una malattia agli occhi, proprio dopo aver effettuato alcuni trasporti. Dell’indagine a carico dell’azienda, tuttavia, non si è saputo più nulla.
In merito ad altri episodi sospetti, nel 2002, in una scuola di Sant’Arsenio, uno studente avrebbe rivelato alla propria insegnante di essere stanco, poiché “lavorava per il suo padrino di battesimo e doveva stare sveglio fino alle 3 del mattino, visto che da Milano arrivavano camion che portavano olio bruciato”. E il giovane avrebbe avuto il compito di fare un fischio quando vedeva arrivare il mezzo, avvisando chi doveva occuparsi del carico per sotterrarlo.
Il Vallo di Diano, nel 2006, poi, è stato interessato dall’inchiesta ambientale denominata “Chernobyl”, condotta dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, che aveva ipotizzato un traffico di rifiuti pericolosi destinati proprio nel Vallo. Sono state 38 le persone rinviate a giudizio, tra cui 2 agricoltori di Teggiano.
Mentre nel 2014, i Ministeri dell’ambiente e dell’interno hanno inviato nel Vallo di Diano un elicottero con a bordo una sonda e una telecamera a infrarossi per rilevare eventuali anomalie termiche o la possibile presenza di metalli pesanti e fonti radioattive. Al riguardo sono state evidenziate “anomalie termiche e magnetiche” in 5 comuni valdianesi.
Nel 2019, inoltre, a Monte San Giacomo è stata accertata la morte per tumore di un vitello di 10 mesi. Fatto che, il veterinario del piccolo macello comunale, ha classificato come “senza precedenti”.
Nello stesso anno 2 sequestri di rifiuti pericolosi hanno interessato il Vallo. Prima quello di 16mila litri di sostanze tossiche irritanti e cancerogene e poi quello di cisterne contenenti liquidi.
Nella seduta del Consiglio Regionale di venerdì 23 aprile, il Consigliere Regionale, Tommaso Pellegrino, Capogruppo di Italia Viva, presenterà una interrogazione a risposta immediata sullo sversamento illegale di rifiuti nel Territorio del Vallo di Diano. In tale interrogazione il Consigliere Pellegrino porrà l’attenzione sulle misure da adottare a salvaguardia delle realtà territoriali interessate dall’azione criminosa, emersa dalle attività investigative portate avanti dalle Procure di Potenza e Lecce. “Dalle indagini – dichiara Pellegrino – sembra emergere un articolato sistema criminale, operante nel Territorio del Vallo di Diano, dedito al traffico e allo sversamento illegale di rifiuti. Ho proposto che si attivi anche attraverso un eventuale trasferimento di risorse finanziarie, un’azione di monitoraggio ambientale da parte di Arpa Campania, impegnandola alla esecuzione di specifici accertamenti tecnici, tesi ad analizzare lo stato delle matrici ambientali sui territori al centro delle indagini. Lo scopo della mia iniziativa – ha chiarito Pellegrino – è quello di rassicurare la popolazione e il mondo produttivo del territorio del Vallo di Diano che seguono con preoccupazione l’evolversi della attività di indagine condotta dalle Procure antimafia. Sono certo di poter contare sulla incessante azione di contrasto ai fenomeni malavitosi condotta dal Presidente De Luca e dalla Giunta regionale”.
E oggi il nuovo “episodio” di una “serie” che tutti si augurano possa chiudersi, per una volta, in modo non anonimo. In un senso o nell’altro.
Cono D’Elia